Seci, la Procura chiede il fallimento
Per le Fiamme Gialle deficit irreversibile, ma il gruppo Maccaferri tenterà il rilancio
Crisi Maccaferri, la Procura chiede il fallimento per Seci, la holding che controlla la società del gruppo.
È un atto dovuto, fa sapere l’azienda, vista la complessità della situazione ma ormai non si potrà più prendere tempo. Entro il 3 aprile, data fissata per l’udienza, c’è l’ultima possibilità di presentare un nuovo piano di concordato. E il gruppo tenta ancora il rilancio.
Una situazione finanziaria che si aggrava progressivamente, il no del Tribunale a una precedente richiesta di concordato e i termini scaduti per presentare aggiornamenti e modifiche. Così la Procura di Bologna ha depositato istanza di fallimento per la Seci, holding che controlla il gruppo industriale della famiglia Maccaferri, che sta affrontando da mesi una pesante crisi debitoria.
Secondo l’azienda si tratta di un «atto dovuto», perché, a causa della complessità del caso e della struttura stessa del gruppo, i continui rinvii che hanno determinato lo scadere dei termini del concordato, hanno richiesto l’intervento della Procura. Ad ogni modo, il tribunale fissa l’udienza il 3 aprile, ma dal gruppo Maccaferri assicurano di essere pronti a presentare a giorni un nuovo piano di concordato che dovrebbe condurre al rilancio. E a quel punto decadrebbe la richiesta di fallimento che, allo stato, non è «né ultimativa, né drammatica». Di sicuro c’è che, qualora il nuovo piano non fosse accettato dal Tribunale, la procedura di fallimento partirebbe in automatico. Insomma, prendere tempo, come è stato fatto finora — anche quando il Tribunale ha dichiarato inammissibilità del ricorso per concordato preventivo con decreto del 15 gennaio — non sarà più possibile. In Procura è infatti già aperto un fascicolo conoscitivo senza ipotesi di reato, ma che permetterà ai pm di vagliare ogni mossa.
Il nuovo punto di partenza è comunque la richiesta di fallimento, depositata il 13 febbraio nella cancelleria del Tribunale fallimentare, firmata dal procuratore Giuseppe Amato, dall’aggiunto Francesco Caleca e dal sostituto Nicola Scalabrini che ripercorre la vicenda. «Rilevato che alla data prefissata del 3 gennaio 2020 — si legge — la Seci non presentava alcun documento», «rilevato che dalla situazione patrimoniale rilevabile dagli ultimi tre bilanci depositati emerge un vero e proprio stato d’insolvenza irreversibile», i pm hanno chiesto al presidente della sezione fallimentare del Tribunale la convocazione del presidente del cda Gaetano Maccaferri, appunto il 3 aprile.
Nei prossimi giorni — che si preannunciano fitti di contrattazioni con i fondi interessati ad entrare nella compagine societaria — la holding potrà giocare le proprie carte per questa ultima partita. In calendario, c’è anche la presentazione del piano di concordato per le altre società del gruppo come Sadam (forse oggi) che si intende cedere per poter concentrare gli sforzi su Samp e Officine Maccaferri.
Ma il quadro disegnato nel provvedimento dei pm è tutt’altro che roseo. La Procura allega agli atti anche due relazioni del nucleo di polizia economico finanziaria in cui si certifica che, sebbene nella richiesta di concordato del 31 maggio 2019, la società facesse semplicemente riferimento a «uno stato di tensione finanziaria», per le Fiamme gialle già emergeva «un grave stato di dissesto patrimoniale e finanziario», visto il «pesantissimo deficit patrimoniale, con un patrimonio netto negativo di oltre 65 milioni di euro». Situazione che, scrive la Procura, solo cinque mesi dopo, il 30 ottobre 2019, data della richiesta di proroga da parte dell’azienda con deposito dell’ultima relazione informativa, «si era ancora maggiormente aggravata, con un gravissimo deficit patrimoniale netto negativo per circa 120 milioni di euro». «Deficit ben più grave — va avanti — se si considera che dei 391,5 milioni di euro dell’attivo i crediti ( 197 milioni) sono vantati quasi esclusivamente verso proprie controllate (173,4 milioni) e collegate (16,2 milioni). «Si tratta quindi :— è la lapidaria conclusione — di crediti di impossibile realizzo anche perché orami (quasi) tutto il gruppo è dichiaratamente in crisi».
Corsa contro il tempo
Udienza fissata il 3 aprile. Prima di quella data verrà presentato un nuovo piano Le altre aziende Previsto oggi il piano per Sadam, una delle società controllate che si vuole dismettere