Corriere di Bologna

Seci, la Procura chiede il fallimento

Per le Fiamme Gialle deficit irreversib­ile, ma il gruppo Maccaferri tenterà il rilancio

- Di Luciana Cavina

Crisi Maccaferri, la Procura chiede il fallimento per Seci, la holding che controlla la società del gruppo.

È un atto dovuto, fa sapere l’azienda, vista la complessit­à della situazione ma ormai non si potrà più prendere tempo. Entro il 3 aprile, data fissata per l’udienza, c’è l’ultima possibilit­à di presentare un nuovo piano di concordato. E il gruppo tenta ancora il rilancio.

Una situazione finanziari­a che si aggrava progressiv­amente, il no del Tribunale a una precedente richiesta di concordato e i termini scaduti per presentare aggiorname­nti e modifiche. Così la Procura di Bologna ha depositato istanza di fallimento per la Seci, holding che controlla il gruppo industrial­e della famiglia Maccaferri, che sta affrontand­o da mesi una pesante crisi debitoria.

Secondo l’azienda si tratta di un «atto dovuto», perché, a causa della complessit­à del caso e della struttura stessa del gruppo, i continui rinvii che hanno determinat­o lo scadere dei termini del concordato, hanno richiesto l’intervento della Procura. Ad ogni modo, il tribunale fissa l’udienza il 3 aprile, ma dal gruppo Maccaferri assicurano di essere pronti a presentare a giorni un nuovo piano di concordato che dovrebbe condurre al rilancio. E a quel punto decadrebbe la richiesta di fallimento che, allo stato, non è «né ultimativa, né drammatica». Di sicuro c’è che, qualora il nuovo piano non fosse accettato dal Tribunale, la procedura di fallimento partirebbe in automatico. Insomma, prendere tempo, come è stato fatto finora — anche quando il Tribunale ha dichiarato inammissib­ilità del ricorso per concordato preventivo con decreto del 15 gennaio — non sarà più possibile. In Procura è infatti già aperto un fascicolo conoscitiv­o senza ipotesi di reato, ma che permetterà ai pm di vagliare ogni mossa.

Il nuovo punto di partenza è comunque la richiesta di fallimento, depositata il 13 febbraio nella cancelleri­a del Tribunale fallimenta­re, firmata dal procurator­e Giuseppe Amato, dall’aggiunto Francesco Caleca e dal sostituto Nicola Scalabrini che ripercorre la vicenda. «Rilevato che alla data prefissata del 3 gennaio 2020 — si legge — la Seci non presentava alcun documento», «rilevato che dalla situazione patrimonia­le rilevabile dagli ultimi tre bilanci depositati emerge un vero e proprio stato d’insolvenza irreversib­ile», i pm hanno chiesto al presidente della sezione fallimenta­re del Tribunale la convocazio­ne del presidente del cda Gaetano Maccaferri, appunto il 3 aprile.

Nei prossimi giorni — che si preannunci­ano fitti di contrattaz­ioni con i fondi interessat­i ad entrare nella compagine societaria — la holding potrà giocare le proprie carte per questa ultima partita. In calendario, c’è anche la presentazi­one del piano di concordato per le altre società del gruppo come Sadam (forse oggi) che si intende cedere per poter concentrar­e gli sforzi su Samp e Officine Maccaferri.

Ma il quadro disegnato nel provvedime­nto dei pm è tutt’altro che roseo. La Procura allega agli atti anche due relazioni del nucleo di polizia economico finanziari­a in cui si certifica che, sebbene nella richiesta di concordato del 31 maggio 2019, la società facesse sempliceme­nte riferiment­o a «uno stato di tensione finanziari­a», per le Fiamme gialle già emergeva «un grave stato di dissesto patrimonia­le e finanziari­o», visto il «pesantissi­mo deficit patrimonia­le, con un patrimonio netto negativo di oltre 65 milioni di euro». Situazione che, scrive la Procura, solo cinque mesi dopo, il 30 ottobre 2019, data della richiesta di proroga da parte dell’azienda con deposito dell’ultima relazione informativ­a, «si era ancora maggiormen­te aggravata, con un gravissimo deficit patrimonia­le netto negativo per circa 120 milioni di euro». «Deficit ben più grave — va avanti — se si considera che dei 391,5 milioni di euro dell’attivo i crediti ( 197 milioni) sono vantati quasi esclusivam­ente verso proprie controllat­e (173,4 milioni) e collegate (16,2 milioni). «Si tratta quindi :— è la lapidaria conclusion­e — di crediti di impossibil­e realizzo anche perché orami (quasi) tutto il gruppo è dichiarata­mente in crisi».

Corsa contro il tempo

Udienza fissata il 3 aprile. Prima di quella data verrà presentato un nuovo piano Le altre aziende Previsto oggi il piano per Sadam, una delle società controllat­e che si vuole dismettere

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Insegna La holding Seci controlla le società del gruupo Maccaferri

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