Scuola, i presidi in affanno «Noi soli ad annullare le gite negli uffici deserti»
Il pasticcio delle delibere. «Chiudere le segreterie ci paralizza»
Prima si era parlato di «sospensione». Due ore dopo, domenica sera, la «sospensione» delle lezioni e delle attività didattiche è diventata «chiusura» totale delle scuole e degli asili. Segreterie incluse. Una decisione, diversa da quella presa per le università e per gli uffici comunali, per esempio, che ha mandato completamente in tilt i dirigenti scolastici che, da soli, si sono trovati a dover gestire prima di tutto l’annullamento di tutte le gite scolastiche, in Italia e all’estero, programmate per la settimana di chiusura. Ma non solo: le scuole sono in questi giorni nel pieno del lavoro per le iscrizioni. Tutto sospeso.
A lanciare l’allarme, per primo, domenica sera, è stato il preside del Salvemini di Casalecchio Carlo Braga, alla guida di un istituto che conta più di 1.500 studenti. «Giornata folle, e il peggio deve venire. Con gli uffici chiusi come faremo a far fronte alle scadenze impellenti che ci vedono direttamente responsabili? Chi disdirà i viaggi, le attività di alternanza? Come faremo a comunicare ai genitori i cambiamenti introdotti? Se si chiudono le segreterie delle scuole, si dovrebbero chiudere gli uffici comunali, le poste, gli ambulatori o no?», ha scritto Braga sulla sua bacheca Facebook, ribadendo poi gli stessi concetti ieri, contatto telefonicamente. «Chiudere tutti gli uffici — ha spiegato il preside del Salvemini — ci taglia le gambe e non credo sia una forma di prevenzione al virus. Non si tratta, invece, di una scelta di natura politicosindacale?». Fatto sta che ieri il dirigente, per non incorrere in
Non ha senso che il personale Ata rivendichi il diritto al medesimo trattamento degli insegnanti
Rossella Fabbri Preside liceo Sabin
sanzioni chiamando a scuola il personale amministrativo, è andato nel suo ufficio da solo, ha avviato le pratiche più urgenti e si è fatto aiutare in remoto dai colleghi della segreteria. «Abbiamo preventivi per migliaia di euro per le gite, se non procediamo velocemente li perdiamo e poi come lo diciamo alle famiglie?», si chiede il preside del Salvemini.
Stessa preoccupazione per la collega Alessandra Francucci, preside dell’istituto Crescenzi Pacinotti Sirani. «La sospensione dell’attività didattica — dice — è una giusta scelta di precauzione, ma con tutto il personale a casa è impossibile per noi presidi gestire tutte le scadenze da soli». La preoccupazione più pressante, in questo momento, sono appunto le gite scolastiche, annullate con un comunicato, ma non ancora formalmente con una circolare del Miur. «Questa settimana avevamo una gita programmata in Italia per 45 alunni e una in Spagna per 38 alunni — spiega Francucci — e abbiamo dovuto annullarle per tempo. Parliamo di migliaia di euro, centinaia di migliaia di euro se pensiamo a tutte le scolaresche dell’Emilia-Romagna, su cui si
apriranno quasi sicuramente dei contenziosi con le agenzie di viaggio». Francucci ieri è stata aiutata, in questa corsa contro la burocrazia, dal direttore amministrativo, dal vicepreside e da una collaboratrice scolastica che è andata ad aprire la scuola, perché la dirigente potesse espletare tutte le incombenze. «Ma si è trattato esclusivamente di buona volontà personale dei singoli, altrimenti non avrei potuto nemmeno entrare a scuola. E poi avere tutto chiuso, anche gli uffici e le portinerie, secondo me è un errore, si fa mancare un presidio importante, anche solo per fornire informazioni alle famiglie».
«Concordo con il collega Braga. Al Sabin per esempio — racconta anche la preside Rossella Fabbri — non abbiamo ancora ultimato alcune procedure legate alle iscrizioni e dobbiamo preparare le prove Invalsi per le quinte che da quest’anno sono obbligatorie». Ma non solo: «Un buon lavoro di pulizia a fondo sarebbe stato utile», vista l’emergenza sanitaria. «E poi — continua la preside del Sabin — si verifica un’incomprensibile sperequazione nel trattamento rispetto ai dipendenti degli altri uffici pubblici: i docenti sono in ben altra situazione, ma non ha senso che il personale Ata rivendichi il diritto al medesimo trattamento».