Corriere di Bologna

Scuola, i presidi in affanno «Noi soli ad annullare le gite negli uffici deserti»

Il pasticcio delle delibere. «Chiudere le segreterie ci paralizza»

- Di Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Prima si era parlato di «sospension­e». Due ore dopo, domenica sera, la «sospension­e» delle lezioni e delle attività didattiche è diventata «chiusura» totale delle scuole e degli asili. Segreterie incluse. Una decisione, diversa da quella presa per le università e per gli uffici comunali, per esempio, che ha mandato completame­nte in tilt i dirigenti scolastici che, da soli, si sono trovati a dover gestire prima di tutto l’annullamen­to di tutte le gite scolastich­e, in Italia e all’estero, programmat­e per la settimana di chiusura. Ma non solo: le scuole sono in questi giorni nel pieno del lavoro per le iscrizioni. Tutto sospeso.

A lanciare l’allarme, per primo, domenica sera, è stato il preside del Salvemini di Casalecchi­o Carlo Braga, alla guida di un istituto che conta più di 1.500 studenti. «Giornata folle, e il peggio deve venire. Con gli uffici chiusi come faremo a far fronte alle scadenze impellenti che ci vedono direttamen­te responsabi­li? Chi disdirà i viaggi, le attività di alternanza? Come faremo a comunicare ai genitori i cambiament­i introdotti? Se si chiudono le segreterie delle scuole, si dovrebbero chiudere gli uffici comunali, le poste, gli ambulatori o no?», ha scritto Braga sulla sua bacheca Facebook, ribadendo poi gli stessi concetti ieri, contatto telefonica­mente. «Chiudere tutti gli uffici — ha spiegato il preside del Salvemini — ci taglia le gambe e non credo sia una forma di prevenzion­e al virus. Non si tratta, invece, di una scelta di natura politicosi­ndacale?». Fatto sta che ieri il dirigente, per non incorrere in

Non ha senso che il personale Ata rivendichi il diritto al medesimo trattament­o degli insegnanti

Rossella Fabbri Preside liceo Sabin

sanzioni chiamando a scuola il personale amministra­tivo, è andato nel suo ufficio da solo, ha avviato le pratiche più urgenti e si è fatto aiutare in remoto dai colleghi della segreteria. «Abbiamo preventivi per migliaia di euro per le gite, se non procediamo velocement­e li perdiamo e poi come lo diciamo alle famiglie?», si chiede il preside del Salvemini.

Stessa preoccupaz­ione per la collega Alessandra Francucci, preside dell’istituto Crescenzi Pacinotti Sirani. «La sospension­e dell’attività didattica — dice — è una giusta scelta di precauzion­e, ma con tutto il personale a casa è impossibil­e per noi presidi gestire tutte le scadenze da soli». La preoccupaz­ione più pressante, in questo momento, sono appunto le gite scolastich­e, annullate con un comunicato, ma non ancora formalment­e con una circolare del Miur. «Questa settimana avevamo una gita programmat­a in Italia per 45 alunni e una in Spagna per 38 alunni — spiega Francucci — e abbiamo dovuto annullarle per tempo. Parliamo di migliaia di euro, centinaia di migliaia di euro se pensiamo a tutte le scolaresch­e dell’Emilia-Romagna, su cui si

apriranno quasi sicurament­e dei contenzios­i con le agenzie di viaggio». Francucci ieri è stata aiutata, in questa corsa contro la burocrazia, dal direttore amministra­tivo, dal vicepresid­e e da una collaborat­rice scolastica che è andata ad aprire la scuola, perché la dirigente potesse espletare tutte le incombenze. «Ma si è trattato esclusivam­ente di buona volontà personale dei singoli, altrimenti non avrei potuto nemmeno entrare a scuola. E poi avere tutto chiuso, anche gli uffici e le portinerie, secondo me è un errore, si fa mancare un presidio importante, anche solo per fornire informazio­ni alle famiglie».

«Concordo con il collega Braga. Al Sabin per esempio — racconta anche la preside Rossella Fabbri — non abbiamo ancora ultimato alcune procedure legate alle iscrizioni e dobbiamo preparare le prove Invalsi per le quinte che da quest’anno sono obbligator­ie». Ma non solo: «Un buon lavoro di pulizia a fondo sarebbe stato utile», vista l’emergenza sanitaria. «E poi — continua la preside del Sabin — si verifica un’incomprens­ibile sperequazi­one nel trattament­o rispetto ai dipendenti degli altri uffici pubblici: i docenti sono in ben altra situazione, ma non ha senso che il personale Ata rivendichi il diritto al medesimo trattament­o».

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