Hotel, cancellate 350mila camere
In campo il Comune, l’assessore al Commercio Alberto Aitini lancia l’allarme: hanno azzerato i loro affari, bisogna aiutarli De Scrilli: situazione peggiore del 2008, diversi alberghi ora hanno chiuso per ferie e c’è chi non riaprirà
Mentre Bologna si misura con il nuovo decreto, si registra in città la chiusura di alberghi e ristoranti fino a data da destinarsi. È scattato l’allarme per una crisi che potrebbe essere letale.
Mentre discute sulle indicazioni del decreto della presidenza del Consiglio, Bologna fa i conti con gli effetti del coronavirus. La scomparsa di turisti e studenti universitari assieme alla riduzione dei consumi dei residenti sta mettendo in seria crisi numerose categorie commerciali, alle prese in queste ore con nuove limitazioni e sempre meno clienti. La situazione più allarmante in questo momento riguarda gli alberghi. «Sono vuoti: diversi hanno già chiuso, sull’ordine di una decina, e altri chiuderanno a breve. Alcuni probabilmente non riapriranno». La fotografia scattata da Celso De Scrilli, presidente di Bologna Welcome, è impietosa ma purtroppo realistica. «Gli alberghi sono quelli che avranno bisogno di un sostegno maggiore: non hanno registrato un calo ma proprio un azzeramento degli affari» conviene l’assessore al Commercio Alberto Aitini.
«C’è una zona rossa sanitaria e c’è una zona rossa economica — prosegue De Scrilli — noi a Bologna siamo in quest’ultima: purtroppo la comunicazione della situazione coronavirus è stata pessima e abbiamo così ammazzato un mercato importantissimo per la città: su Bologna parliamo di 350 mila camere per i prossimi mesi cancellate negli ultimi 10 giorni». La situazione è precipitata con la prima ordinanza regionale. «Prima della chiusura delle scuole si registrava un calo, ma ora siamo di fronte a un vero e proprio crollo: stiamo parlando di alberghi da 100 camere con se va bene 3 o 4 stanze piene, siamo passati da una capienza che in questo periodo si assestava sul 90% al 10% di oggi se si è molto fortunati. Con questi numeri non si possono pagare gli stipendi, bisogna intervenire in fretta. In confronto, la crisi del 2008 è acqua fresca: chi non ha le spalle coperte si riempirà di debiti e salterà per aria, penso soprattutto a piccoli e medi».
Ieri pomeriggio a Palazzo Malvezzi si è fatto il punto della situazione in una riunione allargata della Destinazione Turistica Bologna Metropolitana, con l’assessore Matteo Lepore, i rappresentanti di Camera di commercio, le associazioni di categoria e sindacati.
Alcuni ristoranti hanno annunciato la chiusura per l’impossibilità di applicare l’ordinanza, come Yuzuya
Sul sito Gli albergatori hanno chiesto al Comune di sospendere la tassa di soggiorno, stessa richiesta avanzata dagli host di Local Pal domenica.
«Ci sono tre ordini di azione — riepiloga il presidente di Bologna Welcome in merito all’emergenza alberghiera — in primis il rinvio in blocco del versamento di contributi e tasse di soggiorno per avere respiro per il cash flow, poi aiuti economici per un settore che se no chiude, e dopo la fine dell’emergenza una campagna comunicativa forte per l’Italia prima di tutto (perché per l’estero servirà più tempo) per richiamare i turisti e non perdere il periodo di Pasqua».
I tempi sono quello che maggiormente preoccupano in questo momento. «Il turismo sta soffrendo tantissimo, si rischia il default: bisogna muoversi velocemente, se non si interviene in fretta e la situazione non migliora, tra una o due settimane non si potrà più pagare nessuno e non perché gestori e proprietari sono cattivi ma perché non ne avranno Servizi, gallery e aggiornamenti continui sull’allerta sanitaria sul portale del Corriere di Bologna
Zucchini (Confesercenti)
La storia del metro, ingestibile, ha creato ancora più apprensione nei potenziali clienti
la possibilità: la situazione è drammatica a dir poco» denuncia Massimo Zucchini, presidente di Confesercenti.
Le misure contenute nel decreto non sono state accolte con particolare benevolenza da osti e colleghi di bar e pub. «La storia del metro, impraticabile e ingestibile, ha creato ancora più apprensione nei potenziali clienti: io un deserto come oggi, a Bologna, non l’ho visto nemmeno la settimana scorsa», fa presente Zucchini. In agenda gli operatori del settore turistico si sono segnati in rosso la giornata di venerdì e l’appuntamento con l’Associazione bancaria italiana: «Si chiederà a livello nazionale di spostare mutui e leasing in avanti, che in questo momento è il problema più urgente da risolvere».
Anche i ristoratori non hanno gradito le indicazioni del decreto. «Speravamo si allentassero le maglie e invece si sono fatte più strette. Le indicazioni sono vaghe e inapplicabili per noi e al contempo disorientano e spaventano i cittadini. Non dimentichiamoci che a Bologna abbiamo 20 mila dipendenti, senza contare l’indotto che muove la ristorazione da fornitori a corrieri». Da Yuzuya a Gusto Chengdu, molti ristoranti, soprattutto etnici, hanno chiuso: alcuni fino al 7 marzo, altri sine die.
Aitini guarda avanti e ricorda: «Serve buon senso e collaborazione da parte di tutti nell’evitare assembramenti, ma bisogna anche non chiudersi in casa e continuare ad andare a cena fuori e frequentare negozi e locali». L’assessore ricorda: «Più tutti rispettano le regole e prima finirà l’emergenza», poi «ci sarà da collaborare e da rimboccarsi le maniche, ma lo stiamo già facendo».