Corriere di Bologna

A un metro da te, l’ordinanza fai da te tra mugugni e buonsenso

Cartelli nei negozi per mantenere il «metro» d’ordinanza. Alla Poste: «E chi deve pagare lancia i soldi?»

- Facchini

«Una pagliaccia­ta» la definisce sorseggian­do un analcolico Giuseppe, cliente abituale del Bar Billi, a due passi dallo stadio. «Ho sentito la notizia e così ho deciso di fare la mia parte» spiega invece Antonio, titolare dello stesso bar nel quale, in ossequio al decreto del governo che impone ai clienti di mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro (la distanza minima anti-droplet, letteralme­nte gocciolina, come nel film «A un metro da te») da ieri gli avventori sono accolti con un cartello inequivoca­bile: «Si invita la gentile clientela a mantenere la distanza di un metro». «Secondo queste nuove indicazion­i siamo tenuti anche a fare solo servizio al tavolo — aggiunge Antonio —. Lo faremo, non c’è problema».

«Io non ne sapevo niente, vuole dire che fra qualche giorno potremmo tornare ad abbracciar­ci», commenta poi con una battuta una barista lungo Strada Maggiore, mentre dallo storico Panificio Atti, in via Drapperie, spiegano: «Se dovessero arrivare tanti clienti tutti insieme dovremmo farli entrare tre alla volta, e cioè uno per ogni commessa alla vendita. In questi giorni però il problema non si pone, la città è vuota quasi come ad agosto». Anche qui, all’ingresso e dentro il locale, un cartello invita tutti a mantenere un metro di distanza l’uno dall’altro. «Però non sono previste sanzioni, è solo una misura precauzion­ale di cui siamo venuti a conoscenza grazie ad internet» spiegano ancora dal panificio dove negli avvisi si fa prima di tutto appello al buonsenso dei clienti: «Abbiate pazienza». E dove è stata sfornata una baguette lunga, appunto un metro. Creatività (e un po’ di ironia) ai tempi del coronaviru­s.

Comunicazi­oni dai toni meno confidenzi­ali ma con contenuto simile sono inoltre presenti anche davanti a banche e uffici postali, dove la gente entra a scaglioni, soprattutt­o in quelli più piccoli.

Non è il caso delle Poste centrali di Piazza Minghetti, dove lo spazio non manca, ma la riflession­e di una sportellis­ta che lavora con il pubblico potrebbe essere comune a tanti altri colleghi: «È una situazione incredibil­e, la gente che deve pagare le bollette cosa fa? Lancia i soldi da lontano?». «Prima dell’apertura abbiamo fatto una riunione con i responsabi­li che ci hanno detto della direttiva, ma come possiamo controllar­e una cosa del genere?» si chiedono invece da uno dei locali all’interno del Mercato di Mezzo, nel cuore del centro storico, dove i tavolini sono in comune fra le varie attività e per questo diventa tutto più

” Al market Non ci trovo niente di strano, mantenere la giusta distanza è anche una questione di educazione Se poi serve anche per evitare che la situazione del contagio peggiori, perché fare tante storie per niente

complicato. «Forse si sta un po’ esagerando, così si aumentano ansia per i cittadini e disagi per i commercian­ti», azzardano alcuni impiegati in pausa pranzo proprio al mercato.

«Eviteremo le tavolate, poi per il resto sarà molto difficile controllar­e la distanza di un metro fra i clienti» ammettono invece Chiara e Cristabel, madre e figlia, fra i gestori dell’Osteria del Sole di violo Ranocchi dove la conviviali­tà è uno stile di vita. Anche loro sono venute a conoscenza delle nuove regole da sole grazie al web, attrezzand­osi subito con un cartello rivolto ai frequentat­ori del locale. «Sarà un problema pure per chi viene in cassa — aggiungono col metro fra le mani —: il banco è di appena 60 centimetri». Soluzioni anticontag­io a fil di «gocciolina», infine, anche nei supermerca­ti (c’è chi alla cassa consiglia la distanza di sicurezza). «Qui non abbiamo messo alcun avviso specifico ma comunque già di solito la gente non si accalca mai mentre è in attesa del proprio turno», spiega una cassiera al punto vendita NaturaSi in via de’ Toschi, trovando d’accordo alcuni clienti in fila. «Non ci trovo niente di strano, mantenere la giusta distanza è anche una questione di educazione — aggiunge una ragazza pronta a tornare a casa con la sua spesa bio —. Se poi serve anche per evitare che la situazione del contagio peggiori, perché fare tante storie per niente?».

In Sala Borsa, dov’è stata riaperta la sala studio al primo piano, sono state tolte alcune sedute per fare in modo che si possano occupare i tavoli solo a posti alternati. Alla fine però c’è chi riesce a studiare gomito a gomito spostando le sedie. «In caso contrario ci toccherebb­e alzare la voce mentre ripetiamo e non è consentito — concludono due ragazzi, anarchiche del droplet —. Appena sarà tutto finito ci renderemo conto delle esagerazio­ni su questa vicenda». Beata gioventù.

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Un metro di baguette Da Atti hanno prodotto una baguette lunga esattament­e un metro, la distanza tra persone che si dovrebbe rispettare

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