Corriere di Bologna

Eda, Nives e la saggezza degli anziani

- di Caterina Cavina

«Con ’sto virus hanno già rotto, noi moriamo ogni due per tre d’influenza e non facciamo tutto questo casino». Parola di Eda e Nives, 82 e 83 anni, che escono da una casa di riposo romagnola. Ne hanno le scatole piene di allarmismo, titoli dei Tg, visitatori ridotti all’osso per l’ordinanza regionale. Già, perché chi ha visto almeno due guerre, ha qualche lontano parente morto per la Spagnola, è scampato a qualche brutto male, proprio non ci sta a farsi prendere dal panico. Soprattutt­o perché, vista l’età, della morte ha un’idea piuttosto prossima e non lontana come la Cina. Nives ed Eda non consultano i social; non gliene frega nulla se in Francia e Germania sono meno, non hanno visto la faccia di Myss Keta con la solita mascherina e la didascalia: «Ne resterà soltanto una». In casa di riposo le mascherine si mettono sempre quando si è influenzat­i. Ci si lava spesso le mani anche ungendole con il famoso gel che pare sia diventato oro liquido. La febbre ce la si prova spesso e pure si sta attenti quando uno tossisce troppo. Eppure nessuno si fa prendere dall’ansia, perché si sa che la vita è così, «un morso» come dice un altro meme con la Callas («doveva arriva’ il Coronaviru­s per favve capi’ che la vita è un mozzico»). Ogni giorno chi lavora nell’assistenza sanitaria, come me, sa che se non sta attento può ammalarsi, o peggio, fare ammalare. Basta un’imprudenza, uno starnuto; la sfortuna, ecco quella basta sempre e avanza. Quindi da alcune persone, da certe profession­i, l’allarmismo è visto un po’ sorridendo, un po’ sbuffando, un po’ storcendo il naso. Per carità, prevenire, sempre. Curarsi, vivere al meglio, non mettersi mai a rischio. Detto questo, si deve pur vivere e si deve pur morire di qualcosa. Penso a Nives ed Eda mentre passeggio per Medicina, il paese dove vivo. Sono le 20 e per strada ci sono solo le ombre lunghe dei portici, una nebbiolina sale lenta, ce l’abbiamo tutto l’anno, anche a Ferragosto. Deserto totale, qualche gatto randagio, il rintocco del campanile. Coprifuoco? No, Medicina è sempre stata così. Temo anche Casalpuste­rlengo, ci sono passata tempo fa ed era identica a quella mostrata nei TG. Forse ci voleva un virus esotico per farci capire che la vita è breve, la grande provincia è deserta, la gente sta molte ore davanti alle serie TV e sui social, le persone anziane muoiono d’influenza, i supermerca­ti sono gli ultimi centri d’aggregazio­ne rimasti, i bambini non amano andare a scuola e che bisogna lavarsi le mani. Già, roba rivoluzion­aria.

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