Zaki ancora in carcere, sabato si decide «Voglio i miei libri e che tutto finisca»
Lo studente bolognese arrestato in Egitto
Sto bene, per quanto si possa stare bene in prigione. Voglio che tutto finisca per ritornare a studiare». Patrick Zaky, lo studente egiziano iscritto all’università di Bologna è vicino al mese di detenzione, accusato in patria di propaganda sovversiva. Gli manca la libertà, anche quella di proseguire gli studi. È la cosa a cui pensa anche stavolta, lo studio, quando può dire le sue prime parole dalla nuova struttura in cui è stato trasferito. Ha ricevuto la visita dei genitori, secondo i quali «era preoccupato per il prolungamento della sua detenzione e ha espresso il desiderio di un rapido rilascio per riprendere gli studi. La prigione di Mansoura gli ha impedito di tenere i libri che aveva». In cella con criminali comuni, Zaky può usare il bagno solo una volta al giorno. Gli attivisti chiedono un «immediato rilascio», il rispetto del regolamento carcerario, «permettendo a Patrick di leggere, studiare e fare attività fisica». Zaki però sta meglio, come conferma l’avvocato Walid Hassan. Il suo destino, che sta tenendo in ansia città e mondo accademico si deciderà nell’udienza di sabato. Si decide tra nuove indagini, l’ipotesi peggiore che lo lascerebbe ancora in carcere, e la liberazione. «Fino ad allora voglio riavere i libri e la libertà di usare il bagno» dice Patrick. Giovedì a Roma un nuovo presidio.