Teme di avere (e ha) il coronavirus Il medico lo manda al pronto soccorso
Le sue condizioni non sono preoccupanti, ma la vicenda del primo cittadino di Budrio risultato positivo al Coronavirus tre giorni fa vale la pena di essere raccontata per ricordare a tutti come bisogna comportarsi e soprattutto cosa non fare quando, di questi tempi, si prende un’influenza. L’uomo di 55 anni che lavora in una importante azienda del territorio è stato ricoverato nel reparto Infettivi del Sant’Orsola mercoledì mattina dopo gli accertamenti svolti durante tutta la giornata precedente e nella notte in un pronto soccorso dell’hinterland. Da quanto emerso dalla ricostruzione svolta dagli operatori sanitari della struttura il cittadino si è presentato di prima mattina là dove non sarebbe dovuto andare, e cioè appunto al pronto soccorso che l’ha preso in carico. Non avrebbe dovuto farlo semplicemente perché era in malattia, a casa dal lavoro, già dal 20 febbraio avendo avuto i sintomi di un’influenza, ma non solo. Niente di grave di per sé, ma abbastanza per mettersi in auto quarantena precauzionale, a casa con moglie e figlia. Cosa che correttamente ha fatto. Dopo una settimana però si è sottoposto nella stessa struttura ospedaliera a una radiografia, forse per tranquillizzarsi, su indicazione del proprio medico curante: lastra che è risultata negativa a eventuali complicanze, in primis la polmonite. Passano alcuni giorni e si sottopone a una tac al torace, stavolta in una struttura privata. Esame che rivela una polmonite interstiziale. A questo punto il cittadino fa quello che non si dovrebbe fare: invece di telefonare al proprio medico si presenta da lui, che a sua volta compie a dir poco una leggerezza invitandolo ad andare al pronto soccorso: il protocollo, ripetuto come un mantra da giorni, dice che si debba chiamare il 118. Lui invece va al pronto soccorso e per giunta insieme alla moglie. Dalla visita mattutina emerge dunque un quadro clinico critico poi confermato del tampone. In attesa dell’esito il paziente viene messo in isolamento e la moglie invitata a tornare a casa. Ci vorrà tutta la notte per ricevere la risposa positiva dal Crrem (il centro di microbiologia del Sant’Orsola). Alle 4.30 arriva un mezzo sì, nel senso che si sta effettuando il test di verifica. Il sì definitivo alla positività al Coronavirus arriverà alle 7 di mattina. Il paziente non presenta alcuna complicanza, non ha stress respiratori, non ha bisogno di alcun supporto ventilatorio quindi viene mandato alle malattie infettive del Sant’Orsola. Notizia rassicurante. Lo sono assai meno invece i comportamenti tenuti prima del ricovero: si telefona e non si va né dal medico curante né in ospedale. Ammesso che a lui fosse sfuggito, almeno il suo medico avrebbe dovuto dirglielo.