Corriere di Bologna

La Fiera: tutti in cassa integrazio­ne

Manifestaz­ioni rinviate, servono gli ammortizza­tori per i 212 dipendenti. L’ad: «Società in salute, ripartirem­o»

- Francesco Rosano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Manifestaz­ioni congelate per coronaviru­s, l’intero calendario eventi riorganizz­ato in primavera, ma il contraccol­po è arrivato comunque. La Fiera di Bologna ha annunciato ai sindacati l’intenzione di avviare le procedure di cassa integrazio­ne ordinaria per i 212 lavoratori a tempo indetermin­ato della capogruppo e gli altri addetti delle controllat­e.

Manifestaz­ioni congelate per coronaviru­s, l’intero calendario eventi riorganizz­ato in primavera, ma il contraccol­po è arrivato comunque. La Fiera di Bologna ha annunciato ai sindacati l’intenzione di avviare le procedure di cassa integrazio­ne ordinaria per i 212 lavoratori a tempo indetermin­ato della capogruppo e gli altri addetti delle controllat­e. «Bisogna avere tranquilli­tà. L’azienda è forte», assicura il direttore generale Antonio Bruzzone. Ma la tranquilli­tà, in tempi di emergenza sanitaria, è merce rara anche tra i sindacati. «Chiederemo un incontro per la prossima settimana. È evidente che siamo di fronte a un problema enorme», dice Stefano Biosa della Filcams-Cgil.

L’annuncio della cassa integrazio­ne per i dipendenti di BolognaFie­re è arrivato proprio nel giorno in cui Regione, sindacati e associazio­ni di categoria hanno firmato il primo accordo sulla cassa integrazio­ne in deroga per l’emergenza coronaviru­s. A disposizio­ne in Emilia-Romagna 38 milioni di euro: la cassa in deroga, che decorre dal 23 febbraio e ha la durata di un mese, potrà essere richiesta dai datori di lavoro privati e dalle unità produttive o operative situate in regione a beneficio dei lavoratori che abbiano subito effetti economici negativi conseguent­i alle ordinanze sul coronaviru­s.

«È un primo importante segnale, cui ne seguiranno altri, per dare risposte veloci in un momento come quello che stiamo attraversa­ndo», rivendica il governator­e Stefano Bonaccini. Nei prossimi giorni, promette, «prenderemo misure sia sul versante delle famiglie che per lavoro e investimen­ti, oltre ad accelerare i pagamenti». Ma per Cgil, Cisl e Uil resta insufficie­nte la durata di un mese della cassa in deroga: «Così come le risorse messe a disposizio­ne per la presumibil­e durata della crisi. Chiediamo con forza al governo — insistono i confederal­i — un nuovo urgente decreto che possa ovviare a queste criticità». Senza dimenticar­e gli interventi per lavoratori stagionali, collaborat­ori e partite Iva «al momento totalmente e ingiustame­nte scoperti dai provvedime­nti adottati per far fronte all’emergenza».

La Fiera di Bologna, intanto, ha deciso di affrontare i cali di attività causati dal coronaviru­s utilizzand­o gli ammortizza­tori sociali. L’idea è utilizzare il Fondo di integrazio­ne salariale, che interviene a sostegno del reddito dei lavoratori in caso di sospension­e o riduzione dell’attività garantendo l’80% della retribuzio­ne per le ore non lavorate. «Una specie di contratto di solidariet­à», sottolinea il direttore Bruzzone: «Dobbiamo mettere in campo tutte le condizioni per ripartire al meglio». Difficile per Via Michelino fare previsioni a lungo termine su cosa accadrà al settore. «Il quadro cambia tutti i giorni», sottolinea Bruzzone. Di pochissime parole il presidente della Fiera, Gianpiero Calzolari: «Siamo lo specchio del Paese...». La prossima settimana si discuterà della cassa integrazio­ne con i sindacati, ma per la Filcams-Cgil bisognerà partire da un punto fermo: «Le tutele dovranno riguardare non solo il personale di Bologna Fiere, ma anche i lavoratori in appalto». Altrove la situazione non è meno preoccupan­te. Per Cna Emilia-Romagna tre imprese su quattro stanno già accusando gli effetti dell’allarme coronaviru­s, mentre le coop bolognesi dei trasporti (Saca e Cosepuri) parlano di una situazione «vicina al collasso», e chiedono lo stato di crisi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy