Baby sitter, no grazie Meglio amici e famigliari
L’agenzia che recluta le tate: «Ci aspettavano una grande richiesta, ma mamme e papà hanno reagito organizzandosi da soli»
Potrebbe essere la paura, potrebbe essere la mancanza di possibilità economiche, potrebbe essere anche la volontà (e la responsabilità) di rispettare le richieste delle autorità sanitarie. Fatto sta che le famiglie bolognesi non hanno fatto impennare, come invece ci si aspettava con la chiusura prolungata delle scuole, la richiesta di baby sitter, nonostante alcuni genitori stiano continuando a lavorare fuori casa. Forse qualcosa si smuoverà in questo senso, se le scuole dovessero restare chiuse ancora, ma per ora i genitori sono ricorsi soprattutto al fai da te (e ai nonni).
Familla è un’agenzia per il lavoro che sotto le Due Torri si occupa di selezione e gestione del personale domestico. Anche le baby sitter, quindi. «Il lavoro per noi — rispondono al telefono — non è cambiato molto, nonostante l’emergenza per il coronavirus, anche perché a noi chiamano principalmente persone che cercano baby sitter a tempo indeterminato». Per periodi prolungati, quindi, non per situazioni di emergenza come questa su cui è difficile fare previsioni.
«Abbiamo lanciato subito “Sos Dadamà” — spiega Marta Leonessi, una delle mamme che fanno parte di un’associazione, molto nota in città, nata da mamme che vogliono aiutare altre mamme — quando è esplosa l’emergenza del coronavirus, aspettandoci una richiesta fortissima, ma le famiglie nella nostra città hanno reagito organizzandosi da sole, c’è stata una reazione di raccoglimento e di risoluzione interna dei problemi. Le persone si sono mosse responsabilmente dentro cerchi piccoli, attenendosi alle linee guida del mondo sanitario». Quindi meno contatti possibili, meno spostamenti da una parte all’altra della città, più collaborazione reciproca all’interno delle proprie conoscenze. «Il nostro progetto Dadamà Babycare — spiega ancora Leonessi — prevede che ci siano quattro donne (che possono essere mamme, nonne, studentesse, lavoratrici) che vanno in supporto alternativamente a una famiglia a seconda della propria disponibilità. In una situazione come quella attuale abbiamo fatto una mappa delle famiglie e delle nostre “baby girl” e abbiamo chiesto che accettino solo richieste tra gli 800 metri e il chilometro di distanza, per tenere sotto controllo contatti e spostamenti».
Dadamà collabora con le fondatrici della piattaforma «Family Share», nata qualche anno fa per incentivare l’aiuto tra genitori. «Collaboriamo con Dadamà che forma e assicura le baby sitter e in questa fase — spiega una delle fondatrici, Nicole Traini — abbiamo messo a disposizione delle famiglie che usano la nostra app i contatti delle baby sitter di Dadamà. È il gruppo più numeroso quello in cui si parla delle baby sitter, ma non c’è stato un boom di richieste, qualcosa inizia a muoversi adesso. In questa situazione è aumentato il senso di comunità».