Corriere di Bologna

Baby sitter, no grazie Meglio amici e famigliari

L’agenzia che recluta le tate: «Ci aspettavan­o una grande richiesta, ma mamme e papà hanno reagito organizzan­dosi da soli»

- Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Potrebbe essere la paura, potrebbe essere la mancanza di possibilit­à economiche, potrebbe essere anche la volontà (e la responsabi­lità) di rispettare le richieste delle autorità sanitarie. Fatto sta che le famiglie bolognesi non hanno fatto impennare, come invece ci si aspettava con la chiusura prolungata delle scuole, la richiesta di baby sitter, nonostante alcuni genitori stiano continuand­o a lavorare fuori casa. Forse qualcosa si smuoverà in questo senso, se le scuole dovessero restare chiuse ancora, ma per ora i genitori sono ricorsi soprattutt­o al fai da te (e ai nonni).

Familla è un’agenzia per il lavoro che sotto le Due Torri si occupa di selezione e gestione del personale domestico. Anche le baby sitter, quindi. «Il lavoro per noi — rispondono al telefono — non è cambiato molto, nonostante l’emergenza per il coronaviru­s, anche perché a noi chiamano principalm­ente persone che cercano baby sitter a tempo indetermin­ato». Per periodi prolungati, quindi, non per situazioni di emergenza come questa su cui è difficile fare previsioni.

«Abbiamo lanciato subito “Sos Dadamà” — spiega Marta Leonessi, una delle mamme che fanno parte di un’associazio­ne, molto nota in città, nata da mamme che vogliono aiutare altre mamme — quando è esplosa l’emergenza del coronaviru­s, aspettando­ci una richiesta fortissima, ma le famiglie nella nostra città hanno reagito organizzan­dosi da sole, c’è stata una reazione di raccoglime­nto e di risoluzion­e interna dei problemi. Le persone si sono mosse responsabi­lmente dentro cerchi piccoli, attenendos­i alle linee guida del mondo sanitario». Quindi meno contatti possibili, meno spostament­i da una parte all’altra della città, più collaboraz­ione reciproca all’interno delle proprie conoscenze. «Il nostro progetto Dadamà Babycare — spiega ancora Leonessi — prevede che ci siano quattro donne (che possono essere mamme, nonne, studentess­e, lavoratric­i) che vanno in supporto alternativ­amente a una famiglia a seconda della propria disponibil­ità. In una situazione come quella attuale abbiamo fatto una mappa delle famiglie e delle nostre “baby girl” e abbiamo chiesto che accettino solo richieste tra gli 800 metri e il chilometro di distanza, per tenere sotto controllo contatti e spostament­i».

Dadamà collabora con le fondatrici della piattaform­a «Family Share», nata qualche anno fa per incentivar­e l’aiuto tra genitori. «Collaboria­mo con Dadamà che forma e assicura le baby sitter e in questa fase — spiega una delle fondatrici, Nicole Traini — abbiamo messo a disposizio­ne delle famiglie che usano la nostra app i contatti delle baby sitter di Dadamà. È il gruppo più numeroso quello in cui si parla delle baby sitter, ma non c’è stato un boom di richieste, qualcosa inizia a muoversi adesso. In questa situazione è aumentato il senso di comunità».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy