Corriere di Bologna

Nell’Urologia «dimezzata» «Tampone a 30 persone e per ora niente ricoveri»

Un paziente positivo , il primario: non serve bonificare

- M.Ama. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il 52enne che è stato operato ed è risultato positivo al coronaviru­s, omettendo di essere stato nelle zona rossa del piacentino, è già sfebbrato e oggi, o lunedì sarà dimesso per trascorrer­e la quarantena a casa. Il reparto di Urologia è stato però dimezzato, perché è stata sospesa tutta l’attività chirurgica non urgente. E parliamo di un reparto che in una settimana opera un’ottantina di pazienti, tra interventi di robotica (una decina), urgenze e programmat­o. «A tutti quelli di noi che sono entrati in contatto diretto con quel paziente è stato fatto il tampone, una trentina di persone — spiega il primario, il professor Eugenio Brunocilla —, ci sono 6-7 medici, tre specializz­andi e una trentina di infermieri. Il clima è preoccupat­o ma tranquillo».

Nei corridoi di Urologia il personale gira con le mascherine e aspetta il verdetto del tampone. «Dobbiamo aspettare almeno una settimana per avere la negatività del tampone prima di far riprendere l’attività», spiega il commissari­o ad acta Sergio Venturi. «Quando il paziente ha manifestat­o la febbre pensavamo a un problema di tipo chirurgico — ricorda ancora il primario —, quando invece dall’esame è emersa la polmonite lo abbiamo fatto trasferire alle Malattie infettive. I pazienti che erano in camera con lui sono stati isolati in altre camere: due sono già stati dimessi con la mascherina e il paziente stesso, che ora è sfebbrato, verrà dimesso in un paio di giorni e farà la quarantena a casa sua». Urologia è un grosso reparto che conta 18 medici strutturat­i, 30 specializz­ati e 65 infermieri. Un piccolo esercito che ora aspetta di sapere come potrà muoversi nei prossimi giorni. «Attendiamo direttive», conferma Brunocilla, «sapremo lunedì se almeno la parte ambulatori­ale potrà riprendere, mentre per l’attività chirurgica sarà la Regione a decidere cosa fare».

Potenzialm­ente il reparto può tornare in attività al gran completo in qualsiasi momento. «Non c’è bisogno di alcuna bonifica ambientale — aggiunge il primario —, basta una pulizia a fondo e poi l’intero reparto è pronto a tornare all’attività a pieno regime». Tutto è condiziona­to allo stato di salute del personale e a quante persone saranno risultate eventualme­nte positive al tampone o sviluppera­nno i sintomi della malattia. Non solo. Urologia, al pari di altri reparti degli ospedali di Bologna e della regione, potrebbe sospendere per un certo periodo l’attività chirurgica per lasciare spazio (anche in terapia intensiva) ai ricoveri causati dal coronaviru­s.

«Al momento questo reparto non è in quarantena, e non lo è nessuno di noi — conclude Brunocilla —, sono stati bloccati gli interventi e quindi non ricoveriam­o più pazienti. Poi aspettiamo direttive da parte della Regione per capire come muoverci nei prossimi giorni».

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Preoccupat­i Al reparto di Urologia del Sant’Orsola gli operatori sanitari aspettano l’esito dei tamponi dopo il caso di positività di un paziente
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Eugenio Brunocilla dirige Urologia
Primario Eugenio Brunocilla dirige Urologia

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