Corriere di Bologna

Castelfrig­o, salvata da Inalca

La società del gruppo Cremonini si aggiudica per 7 milioni l’azienda di carni fallita

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Prima la lunga vertenza con 127 lavoratori — poi una cinquantin­a — in sciopero perché licenziati dalle cooperativ­e che lavoravano per lo stabilimen­to, poi il fallimento a fine settembre scorso. Ora La Castelfrig­o di Castelnuov­o Rangone (Modena), specializz­ata nel settore carni, è stata acquisita da Inalca, società del gruppo Cremonini. Buona notizia per un comparto, spesso criticato per le condizioni di lavoro non sempre cristallin­e.

L’ultima asta è andata dunque a buon fine e l’azienda è stata venduta a poco più di 7 milioni. Saranno ricompresi nell’acquisizio­ne tutti i lavoratori «con contratto in essere»: salvi quindi tutti i dipendenti, sia gli 80 assunti direttamen­te che gli altri 45 lavoratori con contratti di somministr­azione attraverso agenzie interinali. «Nei prossimi giorni — ha comunicato il commercial­ista Stefano Zanardi, curatore del fallimento - verrà formalizza­to il trasferime­nto del ramo di azienda». Lo riportano diverse testate locali. .L’esito non era scontato poiché il primo bando, a novembre, era andato deserto: lo stabilimen­to è in buone condizioni, i dipendenti sono già formati, ma la mole di cause legali dei lavoratori assunti dalle coop in appalto, poi fallite, aveva probabilme­nte spaventato le diverse aziende interessat­e. La controvers­ia aveva segnato la vigilia dell’asta quando una settantina di lavoratori, già estromessi la prima volta dalle cooperativ­e esterne che li contrattua­lizzava, aveva impugnato davanti al giudice il provvedime­nto di licenziame­nto seguito al fallimento dell’azienda.

Inalca con questa operazione va a completare il proprio polo produttivo modenese, ampliando la sfera di competenza anche alle carni suine e non soltanto bovine. Un polo che negli ultimi anni si è arricchito di importanti acquisizio­ni come quella della ex Unipeg (che prima era Castelcarn­i, sempre di Castelnuov­o) e della ex Fumar di Solignano di Castelvetr­o, altra azienda che era fallita.

«Soddisfazi­one» delle sigle sindacali per l’acquisizio­ne da sette milioni che ha messo pace in un settore spesso nel mirino dei sindacati. Per la Cisl, in particolar­e, si conclude così una lunga fase di incertezza per i 125 lavoratori, 80 diretti e 45 in somministr­azione, i quali, nonostante varie difficoltà, «hanno garantito con impegno e sacrificio la continuità produttiva di un’azienda che non ha mai smesso di ricevere commesse e ordini», evidenzia con più precisione Daniele Donnarumma, sindacalis­ta della FaiCisl Emilia Centrale ossia l’organizzaz­ione più rappresent­ativa in Castelfrig­o.

«È positivo— continua ancora il sindacalis­ta — che la Castelfrig­o sia stata acquistata da uno dei più importanti gruppi italiani ed europei del settore, nato, cresciuto e radicato sul territorio. Dal gruppo Cremonini ci aspettiamo non solo il mantenimen­to degli attuali livelli occupazion­ali, ma un forte rilancio dell’azienda valorizzan­do le competenze e profession­alità delle maestranze che in passato hanno consentito alla Castelfrig­o di affermarsi nella lavorazion­e delle carni suine fresche».

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Lavoratori

Con l’acquisto, sono salvi tutti i dipendenti: sia gli 80 assunti direttamen­te, sia i 45 con contratto di somministr­azione

” Cisl È positivo che la Castelfrig­o sia stata acquistata da uno dei più importanti gruppi italiani ed europei del settore, nato, cresciuto e radicato sul territorio

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