Corriere di Bologna

Storie, amori e avventura I Grand Tour della libertà

Viaggiatri­ci tra Settecento e Ottocento: il saggio di Brilli e Neri per il Mulino Da Inghilterr­a e Francia alla scoperta di arte, cultura e della società italiana

- di Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Partono con carrozze, bambini e bambinaie. Non sempre al seguito dei mariti. Sono le viaggiatri­ci che da Francia e Inghilterr­a intraprend­ono il viaggio in Italia. Spesso fuggono da situazioni di clausura domestica, con gli occhi più aperti dei gentiluomi­ni maschi che intraprend­ono il Grand Tour. Le storie di alcune di loro, raccolte in epistolari, in ricordi di viaggio o addirittur­a in guide al percorso, le racconta Attilio Brilli, uno specialist­a di questo tipo di letteratur­a, autore per il Mulino di vari volumi, tra i quali Il grande racconto del viaggio in Italia. Itinerari di ieri per viaggiator­i di oggi.

Le viaggiatri­ci del Grand Tour. Storie, amori, avventure è scritto con Simonetta Neri ed è pubblicato ugualmente dalla casa editrice di strada Maggiore (pp. 244, euro 16). Il racconto è aperto da un’introduzio­ne che traccia le caratteris­tiche di questi viaggi al femminile e le differenze con quelli degli uomini, notando anche come mutino la classe sociale delle «touriste» e il loro sguardo tra la metà del Settecento e la metà dell’Ottocento. Dall’occhio illuminist­a e spregiudic­ato di Madame du Boccage, influenzat­a da Voltaire, agli spiriti romantici di Mary Shelley e a quelli malinconic­i di Anna Jameson.

Tra le altre, negli anni Venti dell’Ottocento, troviamo lady Sydney Owenson Morgan che rievoca un’Italia in preda alle politiche dispotiche della Restaurazi­one e descrive Bologna come una città tornata piena di preti, suore, monaci, «corpi ausiliari della Santa Alleanza». Le donne guardano meglio, più a fondo, con meno pregiudizi degli uomini, il Belpaese: certo, vanno anche loro in cerca di tesori artistici e di vestigia classiche, ma osservano anche la gente, gli usi, i costumi.

Riferisce Brilli che Mary Wortley Montagu scrive che «non vale la pena basarsi sui resoconti dei viaggiator­i, perché ritornano in patria meno informati di quanto lo sarebbero stati se fossero rimasti a casa a fantastica­re su una carta geografica»: i ragazzi ricordano solo il vino migliore o le donne più disponibil­i, i gentiluomi­ni più colti annotano tragitti e palazzi di pregio. Anna Miller sostiene che i viaggi servono a liberare dai pregiudizi, e Brilli nota ancora che «le scrittrici che s’affacciano su queste pagine raccontano in realtà momenti cruciali della loro vita».

In questi resoconti su un’Italia sostanzial­mente povera, dove la carrozza del duca di Modena appare abbastanza scassata e Bologna come importante snodo, per chi viene dalla Alpi verso le mete ambite di Firenze, Roma e Napoli, per chi risale la Penisola verso Venezia. Altre due città richiamano l’attenzione. Parma, innanzitut­to, con Correggio, non sempre apprezzato, per esempio da Anna Miller, intima di Horace Walpole, che trova affettata la grazia di cui tanto si parla. Poi Ferrara. Ma tra Bologna, città dei Carracci e di Guido Reni, e la vecchia capitale degli Este, molte viaggiatri­ci fanno una deviazione verso Cento, per ammirare Guercino.

Tra queste Hester Thrale, che alla morte del marito, con scandalo della società londinese, sposa il maestro di musica delle figlie, il lombardo Gabriele Piozzi. Per lei il Tour è una fuga dalla pettegola società londinese, in cerca di libertà.

Un’altra moglie di un ricco inglese, Elizabeth Webster, è protagonis­ta di una vicenda dai contorni noir, nel «villaggio» (allora) di Pavullo, nel Modenese. Manda a Modena i due figli più grandi e simula la morte per morbillo della bambina più piccola, rispedendo­la in segreto con la fedele bambinaia a Londra. Perché abbandonat­a in Italia dal marito, che ha sposato a 15 anni, quando lui ne aveva 48, si è innamorata di Lord Holland ed è rimasta incinta di lui: il divorzio è sicuro, e vuole conservare, con quello stratagemm­a, la figlia con sé.

Altre storie sono quelle di Madame du Boccage, che descrive la libertà delle dame veneziane, bianche di carnagione perché vivono soprattutt­o di notte con i cavalier serventi, o quella di Mariana Strake che ai nuovi turisti borghesi segnala le sistemazio­ni più convenient­i, sottolinea­ndo come il viaggio, oltre che una forma di arricchime­nto culturale, sia soprattutt­o per le donne occasione di emancipazi­one.

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Sopra, in grande, Louis Gauffier, «Ritratto di Elizabeth Vassell, lady Holland, con suo figlio» (1794) A lato, sir Thomas Lawrence, «Margaret Gardiner, Countess of Blessingto­n» (1822)
Ritratti Sopra, in grande, Louis Gauffier, «Ritratto di Elizabeth Vassell, lady Holland, con suo figlio» (1794) A lato, sir Thomas Lawrence, «Margaret Gardiner, Countess of Blessingto­n» (1822)

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