Corriere di Bologna

Dai Portici al Marconi: fornelli spenti

- Francesca Blesio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non chiude solo la Francescan­a. Per ferie forzate spengono forni e fornelli anche stellati bolognesi e altri ristoranti e locali della città metropolit­ana, a prescinder­e dalle ordinanze. Abbassa la saracinesc­a fino al 3 aprile pure Fico. «Lavoreremo per un piano di rilancio, che accompagne­rà la riapertura», assicura l’ad Tiziana Primori. L’unico stellato di Bologna, I Portici, sabato ha servito l’ultima cena. «E ora navighiamo a vista, il personale lo abbiamo messo in ferie e tagliamo dove si può, la situazione non è bella». Resta il servizio di ristorazio­ne per i clienti dell’hotel. «Purtroppo gli alberghi sono quelli ad aver avuto la peggior botta: noi eravamo uno degli hotel con il più alto tasso di occupazion­e della regione, ora abbiamo zero ospiti», denuncia Riccardo Bacchi Reggiani, ceo del gruppo. Aurora Mazzucchel­li, nonostante il suo ristorante Marconi su cui brilla una stella Michelin sia a Sasso ha deciso di chiudere fino al 3 aprile. «Abbiamo dato ai ragazzi le ferie e manteniamo aperto (fino alle 18) il Mollica, con vendita di pane e lievitati e una ristorazio­ne basata su pizza e piatti semplici, che possiamo gestire noi di famiglia: non potevamo abbassare la qualità e dobbiamo abbattere il peso economico, per ora facciamo così». Anche prima della decisione di Merola, molti ristorator­i avevano cominciato ad adeguarsi puntando in particolar­e su take away e delivery, ora dpcm e ordinanze, hanno portato in tanti a ragionare sulla chiusura. «Il problema è che noi abbiamo gli stessi obblighi di chi lavora nella zona arancione ma loro il 12 non devono pagare Iva ed F24, noi sì», fa notare Vincenzo Vottero, presidente della Federazion­e dei ristorator­i Ascom. «Ci rendiamo conto della situazione e non facciamo certo le barricate — riferisce Massimo Zucchini, presidente di Confeserce­nti — ma al Comune chiediamo il salto della Tari e della tassa di occupazion­e del suolo pubblico».

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