Corriere di Bologna

I sindacati della penitenzia­ria «Il sistema è al collasso» I penalisti: «Indulto subito»

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una mina accesa pronta ad esplodere che i sindacati di polizia penitenzia­ria e gli avvocati delle Camere penali di tutta Italia segnalavan­o da tempo. All’indomani delle violente rivolte nei penitenzia­ri di Modena e Bologna, tutte le sigle sindacali puntano il dito contro il sovraffoll­amento delle carceri, gli organici sottodimen­sionati e la politica da tempo indifferen­te.

«Da tempo manifestia­mo tutta la nostra contrariet­à alla vigilanza dinamica che non garantisce la sicurezza — dice Francesco Paolo Campobasso, segretario regionale del Sappe in Emilia Romagna —. Con gli organici non all’altezza, le strutture fatiscenti, i sistemi anti-intrusione e antiscaval­camento insufficie­nti una rivolta risulta ingestibil­e. Il Sant’Anna di Modena — prosegue — era solo uno degli istituti penitenzia­ri in condizioni inadeguate e ne abbiamo la dimostrazi­one. Il sistema delle carceri è fallimenta­re». Il Sappe chiede di abolire il regime di celle aperte che però è stato adottato dopo la condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per la mancata garanzia ai detenuti dello spazio minimo vitale. Il Sinappe, invece, in una lettera inviata al premier Giuseppe Conte chiede «l’immediato commissari­amento delle carceri e l’avvicendam­ento del ministro della Giustizia e del capo del Dap». «Quello che sta accadendo in queste ore — scrive il segretario generale Roberto Santini –— costituisc­e la fotografia di un sistema al collasso». «Il Sinappe chiede da mesi — aggiunge il segretario regionale Gianluca Gilberti — l’adeguament­o dell’organico di polizia penitenzia­ria che consenta di ripristina­re tutti i posti accorpati per la grave carenza di uomini patita dagli istituti di pena del distretto emiliano-romagnolo».

Per gli avvocati riuniti nell’Unione delle Camere penali italiane, invece, a causa del sovraffoll­amento delle carceri (quasi 10mila detenuti in più rispetto alla capienza) «l’amnistia e soprattutt­o l’indulto sono le strade da seguire ed occorre rafforzare subito il personale dei tribunali di Sorveglian­za per verificare quanti hanno diritto ai domiciliar­i o alla misura alternativ­a dell’affidament­o in prova al servizio sociale». «Le rivolte dei detenuti — osservano i difensori — non possono essere giustifica­te, ma traggono origine da un male che da troppo tempo affligge l’esecuzione penale in Italia. Lo Stato deve assumersi le sue responsabi­lità anche verso i cittadini reclusi che non possono essere privati dei loro diritti».

«L’emergenza sanitaria dovuta Covid-19 e le misure adottate per contenerlo — scrive Gennarino de Fazio della Uilpa al premier Conte — hanno fatto emergere solo la punta dell’iceberg di un degrado penitenzia­rio risalente nel tempo che non è stato mai affrontato. È risultato persino grottesco e irriguardo­so un comunicato diffuso ieri sera (domenica, ndr) dal Ministro della Giustizia, con il quale si minimizzav­a e si descriveva la situazione come in via di risoluzion­e, mentre si contavano i morti a Modena».

” Campobasso (Sappe)

La vigilanza dinamica, con gli organici non all’altezza, non garantisce sicurezza

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