Piccoli fuochi e termo rotti anche a Reggio Poi tutto rientra
Da sabato a ieri mattina. Si è sviluppata in tre momenti diversi la protesta dei detenuti del carcere di Reggio Emilia. Con un fulcro: domenica sera, quando fin oltre l’una della notte i detenuti di tre sezioni, circa 150 persone, hanno devastato due reparti del carcere di via Settembrini. Un’escalation iniziata appiccando tanti piccoli incendi per poi passare a distruggere termosifoni, tramezzi e plafoniere. Ora saranno le indagini a capire se l’emergenza nazionale e le restrizioni siano state colte come pretesto dai detenuti. Sta di fatto che domenica la cosa è deflagrata con l’arrivo delle notizie di quello che stava accadendo altrove. La Pulce, il nome comune del carcere di Reggio, progettato per 250 detenuti, ne accoglie più di 400, e a ciò si aggiunge una situazione strutturale precaria. Due notti fa la penitenziaria è stata aiutata da polizia, carabinieri e vigili del fuoco. Sul posto il neo questore di Reggio Giuseppe Ferrari. Il magistrato di sorveglianza è riuscito a riportare la calma acconsentendo di ascoltare le ragioni della protesta da una delegazione di detenuti. Ieri mattina però, anche se in forma pacifica, nuovamente i carcerati hanno fatto sentire la propria voce rifiutandosi di rientrare dopo l’ora d’aria. La conta dei danni è in corso, ed è allo studio l’ipotesi del trasferimento di una parte dei detenuti.