Corriere di Bologna

Si infiamma anche la Dozza Roghi, caos, feriti detenuti e agenti

Rivolta ieri in via del Gomito nel reparto giudiziari­o per la sospension­e delle visite, nel pomeriggio torna la calma. Il garante: «La paura degenera in panico»

- Luca Muleo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Materassi bruciati, i detenuti che escono dalle celle, il caos che scoppia alla Dozza sulla falsariga di quanto accaduto nelle altre carceri in tutta Italia e in regione a Reggio Emilia e Ferrara, dopo il tragico bilancio di Modena arrivato a sette morti. Ieri, fino a sera quando la tensione era scemata ma non ancora del tutto placata, è stata una giornata difficile al carcere Rocco D’Amato. Viavai di ambulanze, 3 i detenuti intossicat­i lievemente e trasportat­i al pronto soccorso del Sant’Orsola in condizioni non gravi come due agenti della polizia penitenzia­ria feriti e medicati al Maggiore. Più una sesta persona, un altro agente in servizio, medicato sul posto.

Tutto è cominciato attorno a mezzogiorn­o, nel reparto giudiziari­o al secondo piano, dove una parte degli 890 detenuti — non tutti avrebbero sposato la protesta — si è barricata. Dopo una mediazione fallita, in soccorso al centinaio di agenti della penitenzia­ria presenti sono intervenut­i con grande spiegament­o di forze polizia, anche con elivedere cottero, e carabinier­i in assetto anti sommossa, oltre ai vigili del fuoco e al personale del 118. Dentro al carcere venivano messi a fuoco materassi e lenzuola, ci sono diversi danni. Mentre dall’esterno si sentivano le urla e il rumore dei colpi dati sulle inferriate in segno di protesta, la stessa di alcuni familiari riuniti in via del Gomito: «Non abbiamo notizie e non possiamo i nostri cari da giorni». Alla base della rivolta infatti gli stessi motivi che avrebbero spinto i detenuti a ribellarsi anche negli altri istituti. Già da due settimane, per evitare contagi all’interno dei penitenzia­ri, erano state sospese le visite, l’invio di pacchi, qualsiasi attività trattament­ale, comprese quelle scolastich­e che prevedono l’ingresso di personale esterno. Il dipartimen­to dell’amministra­zione penitenzia­ria aveva disposto che ai detenuti fossero concessi colloqui via Skype e telefonate, ma secondo fonti della stessa penitenzia­ria, in una struttura sovraffoll­ata come la Dozza, il server spesso non regge connession­i contempora­nee. Oltre a queste restrizion­i l’ultimo decreto del presidente del Consiglio prevede che i magistrati di possano stoppare fino al 31 maggio anche permessi premio e semilibert­à. «Nulla che possa giustifica­re una protesta che degenera in violenza» ha detto il garante regionale dei detenuti, Marcello Marighelli. «Per quanto la situazione in carcere risulti precaria, questa violenza è ingiustifi­cabile, soprattutt­o a Bologna e Modena dove si stava facendo il possibile. Probabilme­nte in un contesto chiuso si è generato panico dovuto alla paura, ora bisogna tornare alla calma. Anche perché con il decreto ci sono margini per non vietare le visite. Ma non c’è stato tempo e modo di ragionare».

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I carabinier­i in tenuta anti sommossa sono arrivati in forze ieri alla Dozza temendo che la rivolta bolognese potesse degenerare come quella del carcere di Modena
In forze I carabinier­i in tenuta anti sommossa sono arrivati in forze ieri alla Dozza temendo che la rivolta bolognese potesse degenerare come quella del carcere di Modena
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