Bonaccini: «Ora pronti a tutto»
Industrie e fabbriche continueranno le proprie attività a condizione che proteggano i lavoratori. I trasporti sono assicurati
Nuova stretta del governo. Serrata per bar, ristoranti, negozi: restano aperti alimentari, farmacie, edicole
Dal governo un’altra dura stretta contro il virus. Chiudono negozi, bar e ristoranti, aperti solo alimentari, farmacie e servizi essenziali. Ridotta l’attività delle imprese. Bonaccini: «Giusto»
Alla fine la nuova stretta sulle attività commerciali e sul mondo produttivo, la quasi-serrata auspicata dalla Lombardia, è arrivata per tutta Italia, Emilia-Romagna inclusa. È stato il premier Giuseppe Conte, nella serata di ieri, ad annunciarla: chiudono tutte le attività commerciali tranne farmacie, parafarmacie, alimentari e servizi essenziali; mentre alle aziende verrà chiesto di congelare i reparti non indispensabili per la produzione, incentivare ferie anticipate e telelavoro e, soprattutto, garantire protocolli di sicurezza adeguati per proteggere i lavoratori dalla diffusione del coronavirus.
Per il governatore dell’Emilia Stefano Bonaccini, che oggi farà il punto della situazione insieme alle altre Regioni italiane in videoconferenza, si tratta di un provvedimento «giusto. Sempre meglio misure nazionali che solo locali». «Noi avevamo indicato una strada già ieri (martedì, ndr.) con la chiusura dei mercati, e di bar e ristorazione nel weekend. È giusto — ribadisce il presidente dell’EmiliaRomagna — restringere il più possibile». D’altronde, è il pensiero del governatore, «bisogna essere pronti a qualsiasi evenienza. È inutile stare a rimuginare — aveva detto qualche ora prima Bonaccini su La7 — l’importante è avere coscienza di quello che si deve fare. Perché questa è un’emergenza non solo nazionale, ma europea e mondiale». Anche se in Emilia-Romagna l’epidemia non è paragonabile a quella lombarda, e i dati parlano anche di un trend dei casi positivi leggermente in calo, Viale Aldo Moro non ha intenzione di chiementre dere deroghe di fronte alla nuova dolorosa stretta sul mondo economico.
Nè lo fanno gli industriali emiliano-romagnoli, che durante la giornata di ieri hanno temuto uno «spegnimento» del Paese. «Chiudere tutto sarebbe una scelta sproporzionata», aveva detto nel pomeriggio il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi. «Abbiamo un problema in Lombardia che è certamente da analizzare, ma visti i numeri (1.739 i casi positivi ieri in Emilia-Romagna, ndr) ritengo che in questa regione non si sia perso il controllo». Inevitabile il parallelo con la Cina e l’epicentro della pandemia, Wuhan: «Lì le misure rigorose prese in tutto il Paese non sono state le stesse prese a Wuhan, se avessero chiuso un intero Paese con 1,4 miliardi di persone oggi non starebbero ripartendo come sta avvenendo», il ragionamento del presidente di Confindustria Emilia, che rivendica come su 3.325 imprese e più di 170 mila dipendenti tra Modena, Bologna e Ferrara «abbiamo poche decine di casi riconducibili alle aziende, in parte collegati al focolaio lombardo. Il modello e il rigore che c’è nelle imprese emiliane non ce l’ho in casa mia, ora anzi possono essere un modello educativo».
In serata, di fronte all’annuncio di Conte, quello di Caiumi è quasi un sospiro di sollievo. «Alla fine anche se i provvedimenti continuano a essere ancora più stringenti mi sembra si mantenga buon senso e rispetto della filiera della manifattura. Onestamente mi sembra che ci sia discrezionalità delle imprese sui reparti da mantenere,
Le parole di Caiumi Mi sembra si mantengano buon senso e rispetto della filiera della manifattura Proteggere i lavoratori con un regolamento interno più stringente sarà sicuramente un nostro dovere
un regolamento interno più stringete è nostro dovere — aggiunge il presidente di Confindustria Emilia — per riuscire a perseguire certi obiettivi necessari che riguardano la salute». E nel proliferare di decreti nazionali e ordinanze locali, ieri è arrivata l’ennesima disposizione di chiusura da Palazzo d’Accursio: il sindaco Merola ha disposto la chiusura fino al 3 aprile degli orti comunali, frequentati dagli anziani anche in questi giorni.