«Pece, disgrezieto!» Oronzo Pugliese, il mago che ispirò Lino Banfi
Trent’anni fa la scomparsa del tecnico che allenò il Bologna tra gli anni Sessanta e Settanta
Quando esistevano i maghi. Più l’aneddotica delle imprese sportive. Il segno lasciato da Oronzo Pugliese, a Bologna e nel calcio, non più tra noi esattamente da 30 anni. Famoso sotto i portici il suo «Pece, disgrezieto!», riferendosi alle intemperanze sessuali dell’ala rossoblù, lui che invece predicava il sesso sporadico. E così tante altre gag, raccontate da chi ci lavorò ora come calciatore ora come giornalista, il Civ in testa. Tecnico di un altro calcio, di un’altra Italia. Anni 60 e 70. Sapeva stare al gioco, elegante nel vestire e nell’abbinare i colori ma anche colorito come quando mostrò letteralmente le terga alla stampa calandosi le braghe spiegando che «lu gulo, lu gulo, io ai nostri tifosi anche ci do».
Personaggio unico e irripetibile. Ma non inimitabile. Fu ispiratore di quell’Oronzo Canà interpretato al cinema da Lino Banfi in due movie cult che gli valsero nel 2014 il diploma di allenatore ad honorem da parte dell’associazione presieduta da Ulivieri. A Banfi eh, non a Pugliese. Lui un premio vero, lo prese nel 1964, il «Seminatore d’Oro», quando portò il Foggia in serie A, forse anche grazie anche a quegli scaramantici versamenti di sale là dove avrebbe giocato il portiere avversario. Prima dell’approdo a Bologna, riuscì più volte a sconfiggere Helenio Herrera, attirandosi l’attenzione degli appassionati che lo ribattezzarono il mago di Turi.Sotto le Due Torri arrivò nel ’70 per sostituire Cesarino Cervellati e portò allegria e leggerezza. E anche la salvezza. I giocatori gli volevano bene, sapeva instaurare ottimi rapporti umani. Anche grazie alle sue ossessioni. Il sesso in primis. Altro aneddoto famoso: una volta che si trovava al cinema pensò di vedere la sua dannazione, Bruno Pace, qualche posto più avanti fumare e così si alzò e gli mollò un bel ceffone, «Pece, qui non si fuma!», solo che quel signore non era il giocatore… Un’altra volta gli fece la posta sotto casa di notte e Pace per rientrare senza essere rimproverato si travestì da donna e aprì il portone salutandolo, «Buonanotte bella signora», rispose il mago. Massima sintonia con i giornalisti che chiamava senza distinzione tutti «dottore». «Ma io non sono laureato», disse uno, «è lo stesso, dottore». Lui giocava e si faceva chiamare Commendatore. Ma per tutti era Don Oronzo. Lasciato il posto a Edmondo Fabbri, Pugliese tornò sulla panchina rossoblù tre anni dopo proprio per rimpiazzare Mondino, ma non era più ruspante come una volta. La sua partita ricordo? Una trasferta a Vicenza preparata con una tattica di marcature imbarazzante. Bulgarelli tranquillizzò tutti, «ci pensiamo noi in campo». Il Bologna vinse 3-2 e Don Oronzo ringraziò mogli e fidanzate dei giocatori, «Mi hanno ascoltato, hanno chiuso bottega, sono state brave, la vittoria è loro». Grazie per essere passato anche da qui.