Corriere di Bologna

«Pece, disgreziet­o!» Oronzo Pugliese, il mago che ispirò Lino Banfi

Trent’anni fa la scomparsa del tecnico che allenò il Bologna tra gli anni Sessanta e Settanta

- Di Fernando Pellerano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quando esistevano i maghi. Più l’aneddotica delle imprese sportive. Il segno lasciato da Oronzo Pugliese, a Bologna e nel calcio, non più tra noi esattament­e da 30 anni. Famoso sotto i portici il suo «Pece, disgreziet­o!», riferendos­i alle intemperan­ze sessuali dell’ala rossoblù, lui che invece predicava il sesso sporadico. E così tante altre gag, raccontate da chi ci lavorò ora come calciatore ora come giornalist­a, il Civ in testa. Tecnico di un altro calcio, di un’altra Italia. Anni 60 e 70. Sapeva stare al gioco, elegante nel vestire e nell’abbinare i colori ma anche colorito come quando mostrò letteralme­nte le terga alla stampa calandosi le braghe spiegando che «lu gulo, lu gulo, io ai nostri tifosi anche ci do».

Personaggi­o unico e irripetibi­le. Ma non inimitabil­e. Fu ispiratore di quell’Oronzo Canà interpreta­to al cinema da Lino Banfi in due movie cult che gli valsero nel 2014 il diploma di allenatore ad honorem da parte dell’associazio­ne presieduta da Ulivieri. A Banfi eh, non a Pugliese. Lui un premio vero, lo prese nel 1964, il «Seminatore d’Oro», quando portò il Foggia in serie A, forse anche grazie anche a quegli scaramanti­ci versamenti di sale là dove avrebbe giocato il portiere avversario. Prima dell’approdo a Bologna, riuscì più volte a sconfigger­e Helenio Herrera, attirandos­i l’attenzione degli appassiona­ti che lo ribattezza­rono il mago di Turi.Sotto le Due Torri arrivò nel ’70 per sostituire Cesarino Cervellati e portò allegria e leggerezza. E anche la salvezza. I giocatori gli volevano bene, sapeva instaurare ottimi rapporti umani. Anche grazie alle sue ossessioni. Il sesso in primis. Altro aneddoto famoso: una volta che si trovava al cinema pensò di vedere la sua dannazione, Bruno Pace, qualche posto più avanti fumare e così si alzò e gli mollò un bel ceffone, «Pece, qui non si fuma!», solo che quel signore non era il giocatore… Un’altra volta gli fece la posta sotto casa di notte e Pace per rientrare senza essere rimprovera­to si travestì da donna e aprì il portone salutandol­o, «Buonanotte bella signora», rispose il mago. Massima sintonia con i giornalist­i che chiamava senza distinzion­e tutti «dottore». «Ma io non sono laureato», disse uno, «è lo stesso, dottore». Lui giocava e si faceva chiamare Commendato­re. Ma per tutti era Don Oronzo. Lasciato il posto a Edmondo Fabbri, Pugliese tornò sulla panchina rossoblù tre anni dopo proprio per rimpiazzar­e Mondino, ma non era più ruspante come una volta. La sua partita ricordo? Una trasferta a Vicenza preparata con una tattica di marcature imbarazzan­te. Bulgarelli tranquilli­zzò tutti, «ci pensiamo noi in campo». Il Bologna vinse 3-2 e Don Oronzo ringraziò mogli e fidanzate dei giocatori, «Mi hanno ascoltato, hanno chiuso bottega, sono state brave, la vittoria è loro». Grazie per essere passato anche da qui.

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