Dal vivo ma sullo schermo «Quando finirà, una festa»
Il festival online ideato da Alice Mazzoni su Facebook e siti internet «Musica contro il coronavirus»: dal 25 febbraio ogni giorno i live social
L’idea è nata, per caso, il 25 febbraio, allo stop di tutti gli spettacoli. È «Musica contro il coronavirus», il primo festival online nato nella nostra regione e che ha fatto scuola in Italia coinvolgendo decine di artisti in tutto il Paese. La mente è Alice Mazzoni.
Come è nata l’idea?
«Nella vita mi occupo di digital marketing nel settore musicale. In seguito alla prima ordinanza regionale, mi sono trovata a ragionare con Tizio Bononcini e Nicholas Merzi, due cantautori emiliani con cui collaboro, su come modificare i nostri piani di promozione e contemporaneamente su cosa stava succedendo intorno a noi. Ho pensato di spostare i loro live online cercando altri musicisti disposti a sposare l’idea».
Qual è stata la risposta del «pubblico» ai primi concerti?
«Incredibile, oltre qualsiasi aspettativa. Per giorni ho risposto a molti messaggi di persone che mi chiedevano informazioni o semplicemente ringraziavano per l’iniziativa. In cinque giorni abbiamo ottenuto solo su Facebook più di 45mila visualizzazioni, più di 350 condivisioni, circa 2.600 like e quasi mille commenti. Oggi abbiamo superato le 150mila visualizzazioni e gli iscritti al gruppo nato l’1 marzo sono già 2.259».
Non teme che la sua idea diventi un ricettacolo per chi cerca 15 minuti di popolarità?
«A partire dalla seconda settimana abbiamo iniziato a selezionare gli “headliner”, ovvero chi si esibisce in prima serata, dando loro spazio sui canali ufficiali. Il gruppo su Facebook invece accoglie e accoglierà sempre tutti, ogni artista può trasmettere in diretta ciò che vuole all’ora che preferisce; se ciò darà 15 minuti di gloria a chi non se li è meritati saranno gli utenti a decretarlo».
Ha contattato artisti famosi?
«Diversi, con alcuni siamo ancora in fase decisionale, al
tri purtroppo hanno rifiutato: non se la sono sentita di esporsi».
Da questa situazione i musicisti e gli appassionati che lezione possono trarne?
«I musicisti, in particolare quelli più restii, possono imparare che c’è tutto un mondo sul web, che non è più il futuro, ma è un super presente. Gli appassionati di musica spero che da questa esperienza imparino che in Italia abbiamo tantissima ottima musica nascosta “nei peggiori bar di Caracas” e negli anfratti dei Digital store».
Chi sarà più penalizzato da questo stop alle attività live?
«I locali e tutti i professionisti legati ai concerti in senso stretto. Dai tour manager agli assistenti di produzione, passando per i light designer, fonici e tutte quelle professioni che in Italia a mala pena sono conosciute. In questo momento sono loro quelli in ginocchio».
La musica può ancora essere un collante tra le persone pur mantenendo la distanza di sicurezza?
«Lo è e lo sarà sempre. L’essere umano canta e suona dall’alba dei tempi, soprattutto in situazioni di difficoltà, è la storia che ce lo insegna. Basta pensare al blues e ai campi di cotone, o ai mega concerti fatti in Emilia dopo il terremoto del 2012».
Quanto tutto questo finirà pensa di organizzare qualcosa con gli artisti?
«Ci sono diverse idee. Sto studiando insieme al responsabile di un locale in Romagna un evento di chiusura del festival, con artisti dal vivo e finalmente il pubblico».