UN FUTURO DIVERSO
Il coronavirus mette a repentaglio anche la salute delle imprese. All’Ima di Bologna, leader mondiale delle macchine automatiche, dicono: «Viviamo in un mercato globale. Se noi chiudiamo per un periodo arrivano i nostri concorrenti tedeschi». Recuperare i clienti persi sarà difficile. Questa è la prova dell’instabilità dei sistemi integrati e complessi in cui viviamo, man mano che i flussi commerciali s’intensificano e interagiscono. Questi sistemi sono forti quanto il loro anello più debole.
Con il coronavirus si è incrinato l’anello della salute aziendale. Il secolo ventesimo si è chiuso e il nuovo è iniziato con il paesaggio aperto all’economia globalizzata. La rivoluzione digitale potrebbe mutare lo scenario. Caratteristica della globalizzazione dei primi anni del secolo, le catene di fornitura globale di beni fisici verrebbero soppiantate dal commercio di dati in presenza di progressi significativi nella stampa a 3D, vale a dire nella realizzazione di oggetti tridimensionali. Con l’intelligenza artificiale (IA) che pare tesa ad affermarsi come una tecnologia di uso generale, l’adozione della stampa 3D ingrandirebbe l’impronta locale della produzione, riducendo la necessità di spedire componenti, merci e persone oltre confine.
I tempi di un siffatto mutamento sono dettati dal grado di priorità assegnato agli investimenti in IA. Allo stato attuale, si osserva un marcato divario tra gli Usa e la Cina, da un lato, e, dall’altro, l’Europa. È il Financial Times a sostenere che le istituzioni europee hanno privilegiato la protezione dei dati rispetto agli investimenti in IA.
Il coronavirus è oggi il centro di irradiazione della propensione ad esaltare il lato emotivo della realtà. In un mondo rischioso tante persone rinunciano a pensare a lungo termine. Per le aziende, il pericolo che le loro catene di fornitura siano sconvolte è il pensiero pressante. Se è vero che le crisi sono occasioni per un nuovo inizio, allora vedremo, anzitutto nelle tre regioni più colpite, le imprese mostrare la sostanza che sta dietro la conversione delle catene di fornitura. La collaborazione tra l’uomo e la tecnologia induce alla revisione dei modi di socializzare tra gli esseri umani. Per l’informazione, è bene affidarsi alle tecnologie che la assorbono e elaborano molto più velocemente di quanto siamo capaci noi. È nostro, invece, l‘impegno per torreggiare l’innata capacità dell’essere umano di creare. Questi due obiettivi una volta raggiunti ridurrebbero l’impatto negativo prodotto dall’esasperata movimentazione di merci e loro componenti che intensifica la mobilità delle persone assegnate al loro trasporto e all’assistenza tecnica e commerciale. Ne beneficerebbero sia la crescita che l’ambiente. Potremmo parlare di una crescita verde, amica del clima e della salute. L’attesa è, allora, per gli anni verdi – quello che nell’atmosfera shakespeariana è il tempo giovanile dell’innocenza e dell’entusiasmo che si associa all’avvio di una nuova avventura umana.