La scomparsa dei reati al tempo del virus
Crollano le denunce, le forze dell’ordine al lavoro per fare rispettare le ordinanze
Il coronavirus azzera o quasi i reati denunciati. Resistono solo qualche furto e qualche rapina, ma delle oltre 600 chiamate giornaliere alla centrale del 113 la maggior parte riguardano domande sulla emergenza sanitaria e segnalazioni su assembramenti di persone. In soli sei giorni, dal 13 al 18 marzo sono state 565 le persone denunciate per aver violato il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri. I carabinieri aprono alle denunce online
L’emergenza ha cambiato anche l’impegno delle forze dell’ordine sul territorio. Da una parte il lavoro assorbito dai controlli per far rispettare il decreto del Presidente del Consiglio, attività cruciale per limitare le uscite delle persone da casa e di conseguenza la diffusione del contagio. Dall’altra la drastica riduzione di chiamate per richieste di intervento in caso di reati. Secondo i dati della Prefettura, dal 13 al 18 marzo a Bologna e provincia su 17.500 persone controllate — quasi 3 mila al giorno da polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale — sono state 565 le denunce sulla base dell’ormai noto articolo 650 del codice penale. Punite quasi 100 violazioni al giorno. Meglio con gli esercizi commerciali, perché su 4.265 controllati sono state 20 le denunce per i titolari.
Di pari passo all’emergenza i numeri della Questura riguardo alle chiamate giornaliere al 113. Nei primi giorni, rispetto a una media solita di 450 telefonate, c’era stato un calo del 30% che aveva ridotto le telefonate attorno alle 300. Ma dall’introduzione dei decreti governativi e dei conseguenti divieti la cifra è schizzata fino a 650. Da un lato le richieste di informazioni da parte dei cittadini, da «quando posso uscire» a «dove posso andare», fino ai chiarimenti sull’autocertificazione. Poi le tantissime segnalazioni nei confronti di chi non rispetta gli obblighi. Telefonate che sollecitano l’intervento in casi di assembramenti, soprattutto nei parchi. O i rumori di feste proibite nelle abitazioni. Pochissimi le richieste per i reati comuni, per i quali la situazione eccezionale sta facendo da freno. Resistono, per così dire, furti e rapine, ancora e nonostante il coronavirus i reati più praticati sotto le Due
Torri nonostante abbiano subito un netto calo rispetto ai mesi precedenti l’emergenza. Nella gionata di ieri due arresti e tre denunce.
Alle richieste di informazioni la polizia cerca di dare risposta, pur sconsigliando di tenere occupata la linea dedicata alle urgenze. Un appello fatto anche dai carabinieri qualche giorno fa, a fronte di quasi 5 mila telefonate arrivate alla centrale operativa di Bologna, spesso anche per quesiti sanitari. I militari dell’Arma hanno lanciato una campagna per le denunce via web (www.carabinieri.it), in caso di smarrimento o furto. Una procedura guidata condurrà alla scelta della stazione più vicina, dove presentare e poi ritirare la denuncia.
Prosegue senza sosta l’attività per blindare il territorio di Medicina. Il comandante della compagnia dei carabinieri di Imola, Andrea Oxilia, ha spiegato gli obiettivi del pattugliamento notturno, sia per verificare l’assenza di persone in giro sia per «controllare che le attività di primaria importanza, le uniche autorizzate a rimanere aperte non abbiano subito effrazioni e possano aprire regolarmente al mattino». Vigilanza stretta anche agli sportelli bancomat. «I pattugliamenti notturni — racconta Oxilia — hanno consentito un’ora prima che fosse cinturata l’area, di denunciare due soggetti trovati nel centro del paese. Venivano da Cento, avevano 20 e 25 anni, hanno detto di «voler vedere la città focolaio».
In tanti chiamano per chiedere consigli e segnalare chi non rispetta il decreto