Corriere di Bologna

Le ricette per mangiare bene a casa

Pappalardo della Trattoria Pane e Panelle si è messo a disposizio­ne con lo spazio social «Chiedi allo chef» per impastare la paura e allargare la propria tavola

- Muleo

Lo chef di Pane e panelle, Luca Giovanni Pappalardo, ha aperto uno spazio «Chiedi allo chef» su Facebook in cui dispensa consigli e ricette utili a non sprecare nulla e a celebrare la tavola e la vita.

Il necessario decreto che ci impone di starcene fermi era stato firmato da meno di 48 ore. Tutto chiuso, tutti a casa. Bisognava rimettersi a tavola, in qualche modo, assieme. «Una gigantesca tavola virtuale, l’idea del convivio». Luca Giovanni Pappalardo, anima di Pane e panelle, l’avamposto siciliano gourmet di via San Vitale è stato tra i primi a capire che il cibo poteva, di nuovo e anche stavolta, unire a distanza. «Chiedi allo chef», pagina Facebook con già più di settecento iscritti, è diventata ben presto qualcosa di più che un semplice luogo dove condivider­e ricette o appunto chiedere al cuoco catanese dritte e segreti.

«Come una piazza, o una rubrica di un magazine di una volta. Le persone parlano di cose proprie, del loro turbamento e poi dentro ci mettono la ricetta del pane e della pizza». Ovvero le «più popolari, da fare in famiglia. Niente piatti gourmet e l’attenzione massima in questo momento al controllo del nostro sistema immunitari­o. Quindi spazio a vitamine, frutta e verdura». E poi l’esigenza di non sprecare, riutilizza­re, la versatilit­à. «Gli ingredient­i meno deperibili come patate, topinambur, cipolle». C’è chi domanda come utilizzare un radicchio avanzato, chi mostra pastiere e cous cous, Pappalardo

risponde a tutti ed entra in contatto oltre il piatto.

«Nell’emergenza, se non altro abbiamo una banca del tempo. Se lo sprechi sei un pirla». La lezione dei nonni, di un libro-quaderno postato sul social, Ricette al tempo della guerra, testimonia­nza e tesoro cultural-culinario. «Bisogna tenere viva la memoria, anche quella più tragica, dai momenti di crisi possono nascere le cose migliori. Questa è resilienza».

E allora, ricetta resiliente. «La pizza, simbolo dell’italianità all’estero. La panificazi­one rappresent­a il concetto di tempo, devi far lievitare con cura l’impasto. Un piatto della comunità nel momento in cui non puoi fare comunità».

Per cominciare il gioco: «Un chilo di farina, di cui 300 grammi di semintegra­le, le fibre fanno bene e danno sapore. Poi 200 grammi di semola, per la croccantez­za. E 500 di farina di forza, zero o manitoba per lievitare nel migliori dei modi. Venti grammi di sale nella farina, mai col lievito. In un recipiente a parte 650 ml di acqua tiepida, nella quale mescoliamo una busta di lievito secco, insieme a un cucchiaio di miele che lo nutre e dà colore. Due cucchiai di olio extra vergine buono, s’impasta per almeno dieci minuti e la si lascia riposare fino al raddoppio, in forno spento ma con la lucina accesa. Poi si stende sulla teglia unta e quindi si compone la tela a piacimento». Tra classico, sacro e golosament­e profano. «Pomodoro, origano e mozzarella. Da terrone acciuga e cipolla. O quel vizio assurdo dell’infanzia, i wurstel».

” Memoria e crisi Bisogna tenere viva la memoria,, dai momenti di crisi possono nascere le cose migliori

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Immortalat­e Le creazioni dei follower dello chef Pappalardo

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