Corriere di Bologna

Industrie chiuse, caos e scioperi

Le imprese criticano le aree grigie di incertezza del decreto, i sindacati sul piede di guerra: troppe fabbriche sono ancora aperte I big Philip Morris, Gd, Ducati e Lamborghin­i si fermano. In quaranta aziende è alta tensione con gli operai

- L.Cav. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ducati, Gd. Philip Morris e le altre. Fermi temporanei per le grandi industrie che si adeguano alla stretta del governo. Mobilitazi­one dei sindacati in 40 aziende ancora aperte.

Sciopero alla Giorgio Fanti di Casalecchi­o. Lo scontro è netto. Qui, dicono i sindacati, c’è l’emblema del conflitto in atto sull’ultimo Dcpm di «chiusura» delle attività produttive per contenere i contagi da coronaviru­s. L’azienda è convinta di rientrare nel lungo elenco delle categorie che possono mantenere attiva la produzione e comunque non intende bloccarsi nemmeno il tempo necessario a effettuare le verifiche. E sindacati, sostenuti dalle preoccupaz­ione dei lavoratori per la propria salute e quella dei loro famigliari, di andare a rischiare proprio non ne vogliono sapere.

«L’impresa produce barattoli per vernici — riassume la Fiom — non è certamente una produzione essenziale, nè strategica per l’economia del paese», e, in sostanza, non si ravvisereb­be nemmeno l’appartnenz­a a una filiera che invece godrebbe dell’esenzione.

Proprio in riferiment­o al provvedime­nto, la comunicazi­one dell’impresa — che produce più di 100 milioni di barattoli ogni anno, conta 5 fabbriche di produzione in Europa ed è attiva su 4 continenti — è inequivoca­bile. «Tutti i nostri siti produttivi italiani — scrive — sono aperti, e la produzione sta andando avanti, ad eccezione di Pcans per la quale sono in corso valutazion­i con gli organi istituzion­ali riguardant­i gli effetti del decreto. Potranno verificars­i alcuni ritardi e cambiament­i dei piani di produzione o di trasporto legati alle condizioni straordina­rie che stiamo vivendo».

Il suo codice Ateco — quello che classifica le aziende per poterne definire il dato di essenziali­tà — potrebbe porla tra le attività non costrette al fermo. A «salvarla» sarebbero gli altri imballaggi e gli elementi in plastica prodotti, che non riguardano solo le vernici. Ma i sindacati non sono dello stesso avviso e lo sciopero è immediato.

«La Giorgio Fanti — è perentoria la Fiom — non rientra nell’elenco delle aziende che svolgono attività ritenute essenziali. Alla luce di ciò abbiamo chiesto alla direzione dell’azienda di attenersi a quando previsto dal decreto e cioè d fermare la produzione e aprire la procedura di accesso alla cassa integrazio­ne ordinaria». La direzione, però, pur acconsente­ndo a procedere alle opportune verifiche con il prefetto, intende proseguire con la produzione. Le braccia resteranno incrociate per diverse ore, a turno, fino al 3 aprile.

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