Corriere di Bologna

LA CITTÀ DI IERI

- Di Vittorio Monti

Ho passato una brutta notte a girarmi nel letto, dal sonno tormentato e stralunato sono venuto fuori ancora imbambolat­o, ma con una strana spinta, la voglia di aprire le finestre della casa per gridare di rabbia, dopo anni di brontolame­nti sommessi. È ora di urlare basta, non ne possiamo più di come è stata ridotta la nostra Bologna, così non si può andare avanti. La domenica ti bloccano in auto perché devono passare quelli delle mezze maratone, a parte i buoni che filano veloci, gli altri non si possono vedere.

Ormai Bologna è ridotta così. Anche nei giorni feriali c’è da morire, per i blocchi di quattro gatti con drappi o rossi o neri, che sparano slogan a tutto decibel. Proprio bravi, noi dobbiamo lavorare ma voi ve ne fregate. Se suona il clacson uno che sgobba e paga le tasse, salta subito fuori il vigile per la multa, ma quei soggetti possono fare tutto il casino che vogliono perché sono un corteo, ma di ché? Sì, ormai va sempre peggio. Nemmeno a piedi si gira più, scorazzano carovane condotte da chi sventola un fazzoletto verso il cielo e il gregge gli va dietro, mi chiedo che voglia hanno di viaggiare all’età che si ritrovano, roba da centro anziani in gita fuori porta. Non sono meglio le scolaresch­e, se ne sbattono dei monumenti, gli interessa solo stare fuori un giorno e le prof sopportano perché risparmian­o di sgolarsi in classe. Voglio sfogarmi fino in fondo, Bologna non è più quella di una volta, famosa per il buon mangiare, non solo Pappagallo e Diana. Adesso mi fanno pena i turisti trattati a taglieri, per me non li tirerei in testa ai poveretti seduti a tavolino, ma a chi glieli rifila. Prendiamo i portici, il Comune promette che diventeran­no patrimonio dell’umanità ma sappiamo tutti come sono ridotti, tra buche e cacche. Poi il casino dello stadio, i residenti hanno mille ragioni quando protestano, non vivono più per colpa delle partite, ogni giorno è diventato buono per affogare il quartiere in un mare di auto. Anche il venerdì sera, per non parlare del sabato. Ma vadano a giocare altrove. Se capitasse che i rossoblù salgono nella coppa europea, anche a metà settimana il traffico diventereb­be un inferno. Siamo già pieni di guai, perché andiamo a cercarne altri? Basta e avanza Piazza Verdi, dove metà di quelli che stanno lì a fare il finimondo sono studenti come me. Ormai da noi arriva chiunque e pretende tutto, compreso l’antipasto. Andate al Pronto Soccorso per capire cosa sto dicendo, molti sostengono che medici e infermieri dovrebbero darsi una mossa per ridurre le code, ma io li capisco, per gli stipendi che gli danno perché dovrebbero ammazzarsi di lavoro, purtroppo non ci sono più i dottori di una volta, eroi che morivano per salvare gli ammalati. Stesso discorso per gli insegnanti pagati poco, diventa naturale che cerchino di tirare a campare. Sì, è ora di dirlo che così non si può andare avanti. Appena sveglio del tutto, quando il caffè mi rimette al mondo, urlerò fino a sgolarmi che voglio, che rivogliamo, la nostra Bologna di prima.

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