La task force che segue i positivi a casa
Un aspetto controverso è l’assenza di un elenco con nomi e indirizzi di chi si trova in isolamento in mano agli enti locali (c’è anche un tema di privacy sanitaria) L’Ausl lancia un’unità speciale (Usca) per chi è in quarantena o torna dopo il ricovero
Una task force dell’Ausl è pronta a scendere in campo già da questa settimana. Per garantire l’adeguata assistenza a chi si trova in isolamento domiciliare.
«Le unità speciali saranno quattro: due nel territorio cittadino, una nell’area della montagna e un’altra in quella della pianura. All’inizio saranno circa in venti, fra medici e professionisti sanitari, ma una volta a regime il team sarà composto da almeno quaranta persone». È Francesca Novaco, direttore sanitario dell’Ausl di Bologna, ad annunciare l’arrivo di una vera e propria task force pronta, già da questa settimana, a scendere in campo per dare il proprio contributo nella battaglia contro il coronavirus. In che modo? Garantendo l’adeguata assistenza a chi si trova in isolamento domiciliare.
Oltre ai pazienti ricoverati in ospedale, sono centinaia in tutto il Bolognese (e migliaia in regione) le persone che stanno affrontando la quarantena da positivi fra le mura di casa, evitando il sovraffollamento delle corsie, tra pazienti dimessi dai reparti Covid-19 in via di guarigione, asintomatici e persone entrate in contatto con malati di coronavirus. Il team al quale fa riferimento Novaco sarà denominato «Usca» (Unità speciale di continuità assistenziale) e andrà a rafforzare il grande lavoro che viene già svolto dall’Ausl: «Sarà operativo 7 giorni su 7, dalle 8 alle 20 e sarà attivabile solo da medici e pediatri di famiglia. Stiamo terminando sia di arruolare il personale necessario che di dotarci di mezzi, tamponi e protezioni».
Non si tratta però dell’unica novità in arrivo per l’assistenza domiciliare. Sempre dalla questa settimana sarà attivo anche un punto unico di continuità che farà da «collante fra ospedale e territorio per la presa in carico dei pazienti che devono tornare al proprio domicilio». In altre parole, un gruppo di infermieri si occuperà di «verificare le condizioni di sicurezza» dell’abitazione interessata, dove poi il team dell’Usca prenderà in carico il paziente dimesso dai reparti Covid-19. A oggi, esiste già una rete di supporto che monitora la situazione delle persone in isolamento domiciliare (circa 500 solo a Bologna), con telefonate di controllo due volte al giorno, oltre a tamponi e pronto intervento nel caso di necessità. Attivo, inoltre, anche un servizio di consegna a domicilio di farmaci in collaborazione con la Croce Rossa Italiana.
«Da noi se ne occupa anche la Polizia Municipale» spiega la sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti. Nel suo comune sono oltre 80 le persone in isolamento e chi non ha parenti o amici che possono dare una mano per l’acquisto di medicinali o di cibo «il Comune è a completa disposizione, ma solo su loro richiesta. Chi non ha alternative ci contatta, poi vigili o Protezione civile si fa dare la lista e i soldi, evitando al massimo i contatti». Organizzazione simile anche sotto le Due Torri. «servizi sociali e associazioni di volontariato, coordinate dal Comune, portano farmaci e generi di prima necessità a chi ne ha l’esigenza, compresi anziani e persone sole» assicura l’assessore al Welfare del Comune di Bologna, Giuliano Barigazzi, annunciando inoltre l’impegno di Palazzo D’Accursio per «un accordo con importanti realtà della grande distribuzione affinché si possa portare la spesa a casa dei soggetti più fragili in maniera protetta». Da ieri è operativo il primo protocollo in tal senso firmato insieme a Coop Alleanza 3.0 e diverse associazioni di volontariato.
Un aspetto comune è l’assenza di un elenco con nomi e indirizzi di chi si trova in isolamento domiciliare (c’è anche un tema di privacy sanitaria). Hera, per esempio, ieri è partita con un sistema speciale di raccolta porta a porta per chi è positivo a casa: ma a richiedere il servizio dovranno essere i diretti interessati al numero verde gratuito 800999500.