I dining bond per salvare i ristoranti
Si paga 50 euro, si assicura liquidità ai gestori e si prenota una cena per il futuro
La serrata ha chiuso i ristoranti. Alcuni, anche a Bologna, si sono buttati sul delivery, cioè sulle consegne a domicilio in attesa della riapertura. Altri, come i ragazzi di Oltre., stanno lavorando sul futuro e, prendendo ispirazione da colleghi degli Stati Uniti, hanno lanciato a Bologna i «dining bond», buoni che acquisti ora e spendi quando il ristorante riaprirà, utili a sostenere gli operatori di un settore messo a dura prova dal coronavirus.
«Quanto ci manca Oltre? Tantissimo. Il giorno che ci hanno imposto di chiudere, non lo neghiamo, avevamo le lacrime agli occhi». La squadra del ristorante di via Majani, capitanata da Lorenzo Costa e Daniele Bendanti, sui propri social si è rivolta ai clienti più affezionati proponendo loro di investire su dining bond ovvero buoni (da 50 euro a salire) da spendere nel locale appena potrà riaprire. «Aiutateci a tornare», è il messaggio di congedo.
«L’idea — racconta Costa — ci è venuta guardando oltreoceano. A lanciarla un bel ristorante di Chicago. Perché non portarla nella nostra città?». L’iniziativa a stelle e strisce vuole garantire ai ristoratori la liquidità necessaria per andare avanti durante la serrata e garantire la sopravvivenza alle attività. La campagna si chiama «Dining bonds» e sul sito dedicato supportrestaurants.org permette, dal 13 marzo scorso, di acquistare un’obbligazione di risparmio utile a sostenere il locale preferito. La mappa dei ristoranti si è allargata e ora ne comprende anche d’italiani. A Bologna ha aderito Oltre.
«Il messaggio che vogliamo lanciare è quello di non smettere di pensare al futuro. Acquistare un buono significa anche darsi una prospettiva, rimanere ancorati alla realtà, programmare, come ci viene consigliato in questi giorni difficili di attesa e isolamento. Rallegra la giornata, come acquistare un volo senza data ma che vuol dire che poi si partirà».
A questo, si aggiunge il sostegno ad attività che pagano a caro prezzo il lockdown. Il settore della ristorazione è stato messo a dura prova da questa situazione e con i dining bond si aiutano «sia ristoranti che danno lavoro a persone e vita a vie (e quartieri), sia a una città come Bologna che vive di buone tavole». Si può decidere quanto investire. «Con carta di credito, sul sito, si decide la cifra e poi al cliente verrà chiesto se preferisce scegliere cosa mangiare o se desidera affidarsi a un nostro percorso degustativo. Ovviamente chi decide di aiutarci così avrà un trattamento di riguardo, ce ne ricorderemo per sempre».
Nell’attesa di riaprire, Lorenzo e soci stanno lavorando a un negozio virtuale. «Stiamo costruendo uno shop online per vendere nostri prodotti, come il ragù di Oltre».
Il delivery è stato il salvagente al quale si sono aggrappate molte attività della ristorazione in questi giorni di stop. Dallo Scaccomatto a Vicolo Colombina, passando per Cà Shin, diverse realtà del territorio stanno investendo nella consegna a domicilio che potrebbe rivelarsi un canale interessante anche per il post coronavirus.
Altri, c’è da scommetterci, seguiranno le orme dei ragazzi di Oltre.«Ci farebbe piacere: più siamo più ci divertiamo e chi ha lavorato bene in questi anni deve sopravvivere». Già uno stellato (due macaron) come il Ristorante San Domenico di Imola si è lanciato in un’iniziativa simile, dando la possibilità ai clienti «di acquistare da subito, un pranzo o una cena e di utilizzare poi il voucher entro la fine del 2020».
Cesare Cremonini, dopo aver scherzato proponendosi per un concerto a sorpresa ogni sera in un ristorante diverso di Bologna, su Instagram ha ricordato giusto due giorni fa che «chi fa ristorazione, lo dico da amante della cucina Italiana, ha una passione nel petto che somiglia alla musica» e che «il ristoratore non ha quasi mai fieno in cascina». Anche per questo, le buone idee sono preziose.
La «city of food» non si arrende I ragazzi di Oltre lanciano i buoni «per sostenere i locali e Bologna»