La Macron si riconverte e fa mascherine
L’azienda che veste il Bologna vuole riconvertire stabilimenti in Cina
«Riconvertire la produzione di stabilimenti in Cina per iniziare a produrre mascherine». Ecco la scommessa anti coronavirus di Macron , il colosso bolognese dell’abbigliamento sportivo.
Mascherine, non solo divise da calcio. Parziale riconversione di produzione anche alla Macron di Bologna, azienda in fortissima crescita e leader internazionale nell’abbigliamento sportivo insieme ad altri storici marchi. Da anni fornisce maglie, mute e divise ai più importanti club del mondo di calcio e di altri sport, partner del Bologna da vent’anni.Gianluca Pavanello, ceo della Macron sta riorganizzando il lavoro dei suoi dipendenti e delle sue linee produttive in vista della ripartenza «che spero possa avvenire in autunno, anche se ora è difficile fare del previsioni».
La sua azienda ha reagito subito all’emergenza Covid. Intanto donando 100 mila euro al Sant’Orsola.
«A cui proprio oggi aggiungiamo altri 35 mila euro raccolti coinvolgendo i nostri dipendenti. Semplicemente partecipiamo alla gara di solidarietà che si è attivata sul territorio. In gioco c’è il valore della salute, quella del nostro sistema e delle competenze».
Qual è ora la situazione in azienda?
«A Bologna non abbiamo linee di produzione, lavoriamo quasi tutti da casa, diciamo 100 su 130. Creativi, stilisti, grafici, amministrativi. Sul lato produzione siamo operativi al 100% perché in Cina e in
Asia, dove abbiamo una ventina d’impianti (il più vicino a Wuhan, che è ancora ferma, è a 800 chilometri, ndr) e tutto è ripartito come prima. Là siamo stati fermi alcune settimane, meno dello stop, perché l’emergenza si è sovrapposta al capodanno cinese, una vacanza nazionale con le fabbriche comunque chiuse»
Ed è là che ora cercate di riconvertire la produzione.
«Siamo in contatto con le autorità che censiscono le richieste di materiale sanitario mancante perché in Cina siamo pronti a produrre in alcune fabbriche mascherine di ogni genere, ma anche grembiuli, guanti, calzari e quanto occorre, usa e getta e non. Dobbiamo sapere solo di cosa abbiamo bisogno e il via libera della Protezione civile. Abbiamo una trentina di dipendenti là che possono operare per reperire prodotti certificati. L’importazione avverrà grazie alla nostra piattaforma logistica che distribuisce (anche ora) maglie in tutto il mondo. I primi materiali potrebbero arrivare già in settimana, centinaia di migliaia di pezzi».
Due produzioni in parallelo. Sul fronte sportivo non vi siete fermati
«Fino a un paio di settimane fa tutto andava avanti come se nulla fosse. I clienti esteri ci chiedevano, erano solidali ma era come se la cosa riguardasse solo noi. Da giovedì 12 la consapevolezza è aumentata e c’è stata un’escalation importante. Siamo arrivati così al crollo degli ordini, prevedibile. Ora il business è solo extraeuropeo. Era prevedibile. Devo dire che per noi questo periodo non è così strategico come alla fine dell’estate per cui, anche se il fatturato soffre, possiamo resistere e prepararci per essere pronti alla ripresa. Un equilibrio complicato ma necessario. Abbiamo il dovere di andare avanti con consapevolezza e prudenza».
Il mondo dello sport fa fatica a fermarsi, ma lo sta facendo. Voi avete contatti in tutto il mondo, che idee vi siete fatti in queste settimane?
«È stato impressionante come tutto sia cambiato nel giro di poche ore. E parlo di ore. Prima povera Italia e tanti messaggi di solidarietà, ora anche all’estero c’è piena consapevolezza. Si stanno svegliando anche in Australia oltre che negli Stati Uniti, anche se non c’è il lockdown come da noi»
Il coronavirus ha bloccato anche i lavori della nuova sede.
«Quello è il problema minore. Dovevamo trasferirci e inaugurare ad aprile, ora i lavori sono fermi, lo faremo più avanti. Dobbiamo ultimare il building degli uffici, mentre il grande magazzino è già funzionante da gennaio ed è lì che metteremo i nuovi materiali provenienti dalla Cina»
A proposito, ma ora state disegnando le collezioni 20/21?
«No, dell’anno successivo. La maglia del Bologna del prossimo anno è già nata ed è già in produzione»
Guardare avanti con ottimismo
«Certamente. Le cose si sistemeranno. Non so quando ma sarà così. Come inaspettatamente è arrivato il virus, spero che all’improvviso arrivino cure efficaci e quindi la guarigione. E dopo la crisi potremo dare alle cose una priorità diversa».
” La maglia del Bologna dell’anno prossimo? È già pronta è andata in produzione