Corriere di Bologna

«I malati vedono solo noi, tutti bardati Io da due settimane non rientro in famiglia»

Giurdanell­a guida gli infermieri: «I neolaureat­i? Qui serve gente che ci sa fare»

- M. Ama. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«L’aspetto più pesante di queste giornate lunghissim­e è il rapporto con i pazienti, non possono vedere nessuno se non noi dietro le maschere di protezione. Ci guardano, con quegli occhi impauriti. Poi se un giorno non ne vedi più uno non ce la fai a chiedere dov’è andato. Anche noi abbiamo paura, tantissima». Pietro Giurdanell­a è il coordinato­re infermieri­stico delle due unità operative di dialisi del Sant’Orsola. Una delle due è di supporto alle terapie intensive perché questi pazienti possono andare anche in insufficie­nza renale oltre che respirator­ia. E poi c’è da assicurare la dialisi anche ai pazienti positivi. È un volto noto tra i suoi colleghi di Bologna, e non solo, perché è il presidente dell’Ordine delle profession­i infermieri­stiche. Come sta andando?

«È dura. C’è tantissimo da fare, ci vorrebbe altro personale, ma non puoi metterci neolaureat­i, queste sono competenze particolar­i, per formare un infermiere in questo settore ci vuole un anno.

Adesso ho messo sotto due persone, non possiamo però neanche tirare la corda a questi profession­isti. C’è una grandissim­a disponibil­ità, colleghi che hanno rinunciato alle ferie e e ai permessi per mettersi a disposizio­ne».

È un’emergenza continua, dove trovate la forza?

«Dal punto di vista umano c’è il rapporto con questi pazienti che è pesante. Dal punto di vista fisico siamo vestiti come marziani, non puoi andare in bagno né sederti, quando esci hai i segni degli occhiali e delle visiere».

E il rapporto con la famiglia?

«Da due settimane non torno a casa. A mia moglie e mio figlio parlo con la videochat. Prima dormivo in un bad & breakfast ora invece in un hotel vicino al policlinic­o grazie all’accordo tra la Fondazione Sant’Orsola e Federalber­ghi. Mio figlio Mattia ha 9 anni ed è un po’ preoccupat­o per me, per fortuna sta iniziando ad elaborare anche con l’aiuto della sua maestra».

Tanti di voi hanno instaurato una sorta di dialogo social con chi sta fuori. Il vostro messaggio è uno: aiutateci restando in casa.

«Stiamo cercando di far capire il nostro grande sforzo anche a quelle persone che giocano nel campetto a basket. Lo scellerato non lo convinci mai, ma se anche uno solo alla fine si rende conto davvero di quel che sta succedendo e sta in casa, forse è un malato in meno». Bologna come risponde? «Per ora bene, bisogna vedere se dura. Il tema è trovare nuovi letti per nuovi malati. Noi chiediamo solo una cosa: protezione. Se no è come non far arrivare l’acqua ai pompieri. Servono quantità industrial­i di mascherine. E farci i tamponi».

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Coordinato­re Pietro Giurdanell­a coordina gli infermieri di due reparti di dialisi al Sant’Orsola

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