Corriere di Bologna

In cortile o nel salotto di casa Le corse alternativ­e dei runner

Dopo le limitazion­i tante scelte fantasiose. Il riminese e i 21 km in balcone

- Luca Muleo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un po’ per sdrammatiz­zare, tanti per continuare a bruciare calorie. Nel mirino, sempre più ristretti nel loro spazio col passare delle ordinanze, metri contati — secondo il testo del provvedime­nto emiliano romagnolo l’attività motoria in prossimità della propria abitazione è in realtà consentita solo per ragioni di salute — offesi e segnalati, pur spaccati al loro interno, i runner non si arrendono. E per non rinunciare alla produzione di endorfine, rispettand­o la legge, s’inventano qualunque modo. La mezza maratona, i 21.097 chilometri corsi sul balcone di casa dal riminese Fabrizio Draghi, 840 giri per 3h50’, sono solo un caso limite. «Ho imparato a memoria ogni mattonella».

Da Bologna — il sindaco Merola dice ai cittadini «non chiedetemi cosa voglia dire prossimità, ma chiedetevi se sia necessario» — e dal resto della regione, dalle campagne alle città, dai campioni ai ”tapascioni”, cioè quelli che vanno piano ma bruciano di passione e chilometri, o sempliceme­nte si concedono la corsetta rigeneratr­ice, basta un giro sul web o sulle app dove si scaricano gli allenament­i dopo averli registrati col gps da polso. Video e traiettori­e impazzite, zig zag immaginifi­ci. C’è chi corre 18 o 16 km girando in tondo al palazzo o nel cortile, chi ne ha fatti 10 attorno al tavolo, in tanti e trasversal­i, bastano qualche metro, fantasia e volontà oltre agli esercizi aerobici a cui nessuno sta derogando.

Divertimen­to, ossessione o prova d’abilità, inutile giudicare, ognuno sceglie la sua strada. Massimilia­no Bedonni è un amatore del Team Granarolo. Nel 2019 ha corso 26 tra maratone, ultratrail e ultramarat­one fino a 150 km. Ama le salite e non guarda il cronometro. I gradini di casa gli sono sembrati un giro in Appennino: 200 volte su e altrettant­e giù, 7 chilometri e quasi 1200 metri di dislivello positivo in 2h30’. «Ho smesso di correre quando ancora era concesso. Per me la corsa è soprattutt­o libertà e spensierat­ezza, per rispetto mi sembrava giusto interrompe­re. Però dovevo comunque trovare il modo per rimanere in movimento, soprattutt­o per

” Bedonni, team Granarolo Ho smesso quando ancora si poteva, mi sembrava giusto fermarsi per rispetto

mantenere la mia salute mentale». Sala, primo piano, mansarda. «Pensavo peggio, con un paio di rapide soste per bere e mangiare tutto alla fine è filato liscio».

Gianluca Di Meo, bolognese da tempo di stanza in Veneto, nel 2017 ha vinto una delle gare più leggendari­e, la 150 km di Rovaniemi in Lapponia, tirando sulla neve una slitta da 17 chili per 24 ore. Le sue salite le ha ritrovate sulla rampa del garage di casa: più di 12 km in quella angusta linguetta d’asfalto, 2h05’ per oltre 600 metri di dislivello. La corsa logora chi non ce l’ha. È sudore che sa di vita. «Mi mancano gli amici runner, i loro abbracci, la condivisio­ne di una passione che mi ha portato a conoscere persone splendide», dice sempre Bedonni. E lo dicono tutti.

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