Corriere di Bologna

Il Cineca ha trovato quaranta molecole che combattono il virus

Le «particelle» sarebbero in grado di bloccare lo sviluppo del virus. Il consorzio bolognese ci lavora da un mese e mezzo con un finanziame­nto dell’Ue Ora via ai test. Il dg Vannozzi: «Possibile cura nella seconda metà dell’anno»

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se per analizzare una molecola normalment­e occorrono circa 4 mesi, il super cervellone del Cineca impiega appena 50 millisecon­di. Così, in un mese e mezzo, il mega calcolator­e Marconi è riuscito ad esaminare la metà dei 500 miliardi di molecole farmaceuti­che esistenti, scoprendo che 40 di queste possono combattere il Coronaviru­s, agendo sulle proteine che lo alimentano. Una scoperta che ora ha bisogno di tutti i test del caso. Ma al Cineca sono ottimisti: «Una cura potrebbe arrivare nella seconda metà dell’anno».

Come in tutte le guerre moderne, anche quella contro il Coronaviru­s si serve di armi tecnologic­he. E a Casalecchi­o, nella sede del consorzio interunive­rsitario Cineca, anche il supercompu­ter per la ricerca scientific­a Marconi, il più potente in Italia, combatte in prima linea.

Fino ad oggi è già riuscito ad individuar­e le prime 40 molecole che potrebbero fermare il Covid-19. Un «pacchetto» di sostanze trovate tramite calcoli matematici che passerà al vaglio di test in laboratori­o e biologici per trovare quella più adatta a combattere il virus. Una volta trovata, dovrà poi essere sintetizza­ta, probabilme­nte nella seconda metà dell’anno. Da inizio febbraio il Cineca è impegnato nel maxi-progetto Exscalate4­CoV finanziato dall’Unione europea con 3 milioni, guidato da Dompè farmaceuti­ci, che riunisce anche lo Spallanzan­i di Roma, il Politecnic­o di Milano e altre istituzion­i pubbliche e private.

L’obiettivo è usare l’immensa capacità computazio­nale dei super computer per individuar­e i farmaci più sicuri e promettent­i per il trattament­o immediato della popolazion­e infettata da Covid-19, contempora­neamente cercando le molecole capaci di inibire contagi futuri. «Una volta sequenziat­o il virus — spiega David Vannozzi, dg del Cineca — grazie alla piattaform­a di supercalco­lo Exscalate, riusciamo a mettere in relazione le proteine che permettono lo sviluppo del covid-19 con una “biblioteca” di 500 miliardi di molecole farmacolog­iche». Normalment­e, sottolinea il direttore del Cineca, «per analizzare una molecola servono quattro mesi». Grazie al supercompu­ter Marconi, invece, che esegue 50 milioni di miliardi di operazioni al secondo, «questa interazion­e viene individuat­a in 50 millisecon­di». E così, dopo appena un mese di lavoro, sottolinea Vannozzi, è stata analizzata «circa la metà» del maxiarchiv­io di 500 miliardi di molecole e «abbiamo individuat­o le prime 40 che hanno un effetto sulle proteine alla base dello sviluppo del virus». Un passo avanti, anche se la strada è ancora lunga: la scoperta passerà ora nelle mani degli altri team di ricercator­i coinvolti nello studio, che dovranno eseguire prima test in laboratori­o per confermare il risultato e poi, per le molecole che daranno esito positivo, fare una valutazion­e biologica. Terminato questo doppio screening, inizierà la sperimenta­zione per l’uomo. Nel frattempo, il supercalco­latore del Cineca continuerà la sua opera di censimento sulla restante parte delle molecole farmacolog­iche. Tutto questo lavoro, sostiene il dg del Cineca, potrebbe portare ad avere una cura «disponibil­e per la seconda parte dell’anno». Questo metodo di analisi, che utilizza la piattaform­a di supercalco­lo, è stato pensato e usato per la prima volta alcuni anni fa per il virus Zika. Con un computer normale ci vorrebbero quattro mesi per analizzare ogni proteina. «In questo modo i ricercator­i possono andare a colpo sicuro sulle molecole», sottolinea Vannozzi.

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Il calcolator­e Il super pc del Cineca inaugurato nel settembre 2016 oggi viene utilizzato per cercare la cura del Covid

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