Aziende ad alta tensione E le piccole imprese rischiano l’ecatombe
Datalogic non chiude, in Alstom problemi con la cig: proteste dei sindacati
Ulteriore stretta alle attività produttive per contenere i contagi sui luoghi di lavoro, e in Prefettura sono già arrivate 2000 autocertificazioni da valutare. Le pmi del nord temono la catastrofe: se si prosegue con il fermo e senza misure di sostegno il 60% rischia il fallimento.
Tensione in diverse aziende. In Datalogic, i rappresentanti dei lavoratori chiedono il fermo delle attività. La Regione intanto stila il vademecum per le industrie manifatturiere che si convertono alla produzione di mascherine.
Datalogic non si ferma. Secondo i criteri fissati dal decreto del 22 marzo, assicura Donatella Zilioli della Fiom, dovrebbe invece farlo, e sale la tensione con il sindacato. I limiti per contenere il contagio da coronavirus — dopo l’incontro a Roma tra Cgil Cisl e Uil e il governo — si fanno più stringenti. E molte industrie (non specificamente afferenti ai settori necessari sanità e alimentare)oggi, si chiedono se mantenere lo stop (al 90% in regione, lo sta rispettando) o riavviare la produzione. Sarà la Prefettura a decidere: Bologna ha già attivato il tavolo permanente con i sindacati. E dovrà valutare almeno 2000 autocertificazioni di aziende pervenute.
Intanto, le domande di cassa integrazione depositate da lunedì sono 2500 e riguardano 7 mila lavoratori, ma rappresentano una minima parte della potenziale platea beneficiaria. Al fondo bilaterale dell’artigianato le domande per l’ammortizzatore sociale sono quasi 9.500 per un totale di circa 37.500 lavoratori. Da parte sua Confindustria lancia l’allarme delle piccole e medie imprese. Il 60% di quelle del nord sarebbe a rischio fallimento. Il grido di dolore proviene infatti dai presidenti della Piccola industria delle Confindustrie di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, Alvise Biffi, Paolo Errico e Giovanni Baroni. «Da una prima stima — scrivono in un comunicato — in mancanza di misure straordinarie sembra probabile il fallimento o chiusura del 60% delle pmi, cioè di imprese con meno di 250 addetti o 50 milioni di euro di fatturato». «Secondo il rapporto Cerved 2018 — si legge — le pmi italiane occupano oltre 4.000.000 di addetti: 2,2 in micro e piccole aziende e 1,9 in medie aziende». Di conseguenza «la perdita di posti di lavoro potrà superare 2,5 milioni di persone». A corredo, presentano una serie di proposte che si aggiungono a quelle già presentate da Confindustria, per evitare di rendere più grave la ormai inevitabile recessione. Tra le diverse misure di esenzione, si chiede innanzitutto
Conversione
La Regione stila un vademecum per le aziende che vogliono produrre mascherine
la riduzione, fino all’annullamento, del versamento di tutte le imposte dovute nel 2020 e 2021 per chi subirà un impatto significativo nel bilancio o reddito al di sopra del 20%. Nelle aziende più grandi, il tavolo di scontro è invece con i sindacati. Nello stabilimento di Monte San Pietro della Datalogic, dove l’azienda non intende bloccare l’attività, la Fiom-Cgil ha aperto lo stato di agitazione chiedendo che la proprietà avvii subito le procedure per la cig. La sigla accusa l’azienda di mancanza di sensibilità e chiede «fatti ed azioni di buonsenso». Anche le ferie sono oggetto di contesa: Fiom vuole che vengano restituiti i giorni di ferie «finora imposti», anche se maturate nel 2020 e propone un accordo sullo smaltimento del pregresso. «Ci riserviamo di intraprendere azioni dimostrative nel caso non ricevessimo riscontro nel rispetto dei lavoratori, per la tutela della loro serenità e di quella delle loro famiglie», minaccia la rsu. Alla Alstom lo scontro è invece sulla gestione della cig. I rappresentanti dei lavoratori denunciano l’indisponibilità della proprietà a riconoscere la maturazione di ferie, permessi e tredicesima.
Per le aziende manifatturiere, una delle strade per non abbassare le serrande resta quella di convertire gli stabilimenti alla produzione di mascherine come prescrive il decreto Cura Italia. La Regione ha già pronto un vademecum. L’Alma Mater e il Tecnopolo di Mirandola saranno i laboratori di riferimento per i test. «In una situazione economica difficile per tante filiere del manifatturiero, la produzione di questi dispositivi — dichiara l’assessore allo Sviluppo economico e lavoro, Vincenzo Colla — può rappresentare un’opportunità con doppia valenza, sia sociale che economica».