«Bologna sempre nel mio cuore»
IL RACCONTO CARLO MAZZONE Il nipote gestisce i suoi profili, ma lui legge tutto. «Bologna è sempre nel mio cuore»
Se è vero che l’Italia ormai ha compreso l’importanza di limitare gli spostamenti per contrastare la diffusione del virus, c’è ancora qualcuno che prova ad aggirare norme e controlli. È intervenuto allora negli ultimi giorni un uomo che dall’alto della sua esperienza ha richiamato tutti ad un maggior senso di responsabilità. Si tratta di Carlo Mazzone, recordman assoluto per panchine in A e fresco di 83esimo compleanno vissuto in quarantena. «Se mi volete bene, se volete farmi un regalo — ha detto ai suoi concittadini ascolani — state a casa nei prossimi giorni. Oggi più che mai si deve vincere. Bisogna combattere non solo per noi».
Dopo cinquanta anni vissuti su un campo da calcio, Mazzone nel 2006 ha chiuso con il mondo del pallone e iniziato a dedicarsi anima e cuore alla famiglia. «Appena ha smesso di lavorare — racconta il nipote Alessio — ha iniziato ad allenare noi. Ci ha insegnato l’educazione, il rispetto, il valore del tempo trascorso insieme: ci ha fatto crescere. Dopo tanti anni in giro per l’Italia, ora sta a casa insieme alla nonna e alla famiglia: non potrebbe essere più felice». Oggi Sor Carletto è un nonno e bisnonno attento che tramanda i ricordi di una vita. «Non ha mai voluto partecipare a trasmissioni televisive — prosegue il 22enne Alessio — perché non gli piace parlare male di colleghi o giocatori commentando eventuali errori. Per il suo 80esimo compleanno ho pensato di aprire le pagine Facebook e Instagram per mostrare ai tifosi la sua vita di oggi. Le gestisco io ma scrivo solo su sua autorizzazione. Nonno ama leggere commenti e messaggi anche dagli ex avversari».
In tre anni le pagine hanno superato 82mila followers con numeri da vero influencer: basti pensare che il 19 marzo per il suo compleanno sono arrivati centinaia di auguri. Mazzone li ha letti tutti, seduto sul divano della sua casa di Ascoli insieme alla moglie Maria Pia, al suo fianco da 57 anni, con cui condivide il periodo della quarantena.
«Stiamo vivendo un brutto capitolo delle nostre vite — dice Mazzone riflettendo su questi giorni incerti —. Dobbiamo farci forza, ascoltare quello che ci dicono di fare e cercare di sbagliare il meno possibile. Solo seguendo le regole potremo uscire presto da questa situazione. Dobbiamo fare tanti piccoli o grandi sacrifici necessari: a me ad esempio manca la possibilità di vedere ogni giorno i nipoti e andare a mangiare fuori con tutta la famiglia».
Il suo pensiero però va anche alla città di Bologna, pezzo indimenticabile della sua carriera: «Ha un posto speciale nel mio cuore. Anche se in questi anni non mi sono fatto vedere, ho sempre seguito con affetto i rossoblù. L’anno della retrocessione è stato negativo per tutti ma l’affetto dei bolognesi mi è rimasto dentro. Li voglio salutare e invitare a rispettare le regole per vincere insieme questa partita». Il 4 maggio inoltre Mazzone entrerà nella Hall of Fame del calcio italiano. Ammesso che la cerimonia si svolga, chi ci andrà? «All’addio al calcio di Pirlo ha mandato me — racconta il nipote — e in quell’occasione tanti grandi campioni mi hanno fermato per raccontarmi qualcosa del nonno. Mi hanno parlato di una persona perbene che diceva sempre le cose in faccia. È felice per il riconoscimento perché evidentemente in tanti anni ha trasmesso qualcosa di importante. Ne sono la riprova i messaggi di stima che arrivano anche dai collaboratori avuti in tutte le sue squadre».
A proposito dei tanti uomini incontrati, Mazzone non vuole perdere l’occasione per dedicare un pensiero a Mihajlovic: «Ricordo ancora quel ragazzo di poche parole che ho conosciuto a Roma, sempre educato e disponibile. Quando l’estate scorsa ho saputo della sua terribile malattia ho pianto per lui. Voglio mandare un abbraccio di cuore a lui e a tutta la sua splendida famiglia».
Il giovane Mihajlovic Ricordo il ragazzo di poche parole che ho conosciuto alla Roma Quando ho saputo della malattia ho pianto, ha una splendida famiglia