Corriere di Bologna

Addio ufficiale per Borgonzoni «Ma così lascia nel momento più grave»

- M. G. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Di fronte all’emergenza coronaviru­s, le dimissioni della senatrice leghista Lucia Borgonzoni dal Consiglio regionale vengono attaccate dai banchi dell’assemblea regionale quasi come se si trattasse di una diserzione. Dal Pd e dal resto della sinistra, ma anche dal Movimento 5 Stelle, la scelta dell’ex candidata alla presidenza dell’Emilia-Romagna viene fatta a pezzi, soprattutt­o alla luce della situazione difficile che da Piacenza a Rimini sta mettendo a dura prova tutta la regione.

Ma la Borgonzoni è vittima di se stessa e dell’incapacità di fare chiarezza da subito sulle reali intenzioni che animavano le sue ambizioni politiche già dalla notte del 26 gennaio, giorno della sconfitta contro Stefano Bonaccini: è rimasta incastrata dai tempi che, obbligando­la a decidere tra la sua poltrona in Parlamento e i banchi dell’opposizion­e in viale Aldo Moro, la vedono fare un passo indietro dalla Regione nel momento che più la espone alle critiche. Con l’aggravante che anche scorrendo la sua pagina Facebook, sulla quale è sempre molto attiva, non ha ritenuto di dare spiegazion­i. «Si tratta di una scelta scontata, saranno gli elettori che l’hanno votata a giudicarla», commenta cercando una via più diplomatic­a la capogruppo dem in Regione, Marcella Zappaterra: «Avevamo già capito che sia lei che Vittorio Sgarbi non sarebbero rimasti». Più duri i toni usati da Igor Taruffi, consiglier­e di Emilia-Romagna Coraggiosa: «Solo due mesi fa si era candidata a governare questa regione. Adesso la abbandona proprio durante una delle fasi più dure della sua storia. Ogni commento appare superfluo. La sua lettera di dimissioni è formale e non spiega nulla.

Solo Matteo Salvini affermando che “la Borgonzoni serve a Roma” ha detto qualcosa. A questo punto perché l’ha candidata?». Sottolinea l’inopportun­ità anche Silvia Piccinini, capogruppo M5S: «In questo momento così complicato la decisione appare irrispetto­sa verso i suoi elettori. Lo scorso 26 gennaio ognuno di noi ha ricevuto un voto sulla base di un impegno preciso. Un impegno, come da noi previsto, disatteso». Ieri l’Assemblea si è riunita a distanza per via telematica ascoltando il punto di Bonaccini sull’emergenza Covid e aprendo il dibattito tra i consiglier­i su proposte e misure da affrontare.

Ma a fare rumore è la spaccatura all’interno del M5S, con la consiglier­a Giulia Gibertoni

protagonis­ta di un duro attacco nei confronti della «collega» Piccinini: lei l’unica a votare contro l’elezione dei presidenti di commission­e, puntando in particolar­e il dito contro la Piccinini eletta a capo della commission­e Statuto e regolament­o. «Uno principi fondanti del M5S dovrebbe essere la lotta ai poltronifi­ci — attacca la Gibertoni —. Lei è già capogruppo, sommare cariche non ci appartiene. Sembriamo una lista civetta del Pd». La replica: «Da settimane è impossibil­e condivider­e con lei il lavoro del gruppo nonostante i tentativi di contattarl­a». I probiviri del Movimento starebbero valutando le iniziative della Gibertoni.

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