Isolate e senza poter chiedere aiuto Crollano le denunce delle donne
Arrestato ieri un marito violento dopo l’allarme della moglie ma le segnalazioni ai centri antiviolenza arrivano con il contagocce. Il timore delle associazioni
La violenza sulle donne non scompare ma il rischio è che resti sommersa tra le mura di casa a causa delle restrizioni dovute all’emergenza coronavirus. Lo dicono i dati, che a Bologna e in Emilia-Romagna confermano il trend nazionale registrato da Telefono Rosa: a marzo le richieste d’aiuto sono diminuite del 55% su scala nazionale rispetto allo stesso periodo del 2019. «Se prima ogni giorno avevamo in media 3 “nuove” chiamate, cioè da parte di donne sconosciute ai centri antiviolenza, si sono drasticamente ridotte a una al giorno, spesso una sola chiamata ogni due giorni» spiega Angela Romanin, presidente del coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna. «Ma le donne devono sapere che ci siamo, i centri sono regolarmente aperti».
Il pericolo è che siano costrette a subire in silenzio, rinchiuse in casa con i propri aguzzini. Fino a due giorni fa era la quotidianità anche di un donna marocchina che però ha trovato la forza di chiamare i carabinieri del nucleo radiomobile di Bologna, dopo essersi chiusa nel bagno della sua casa giovedì notte. Il marito, un 42enne marocchino, è stato arrestato: ubriaco, aveva preso a calci e pugni la moglie davanti ai figlioletti di 6 e 10 anni, per «punirla» secondo lui perché la casa era sporca. I maltrattamenti andavano avanti da 13 anni, peggiorati, ha raccontato la donna, proprio in questi giorni di quarantena.
Ma l’isolamento potrebbe far diminuire le denunce. Lo conferma il drastico calo delle richieste al 113. Alla Questura di Bologna nelle ultime settimane non sono arrivate telefonate d’aiuto da parte di donne maltrattate. Secondo i dati del Viminale la flessione dei maltrattamenti in famiglia nelle ultime tre settimane è stata del 43,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. Un anno fa ai sette sportelli Chiama ChiAma dell’associazione Mondo Donna onlus, tra Bologna e la Romagna, i nuovi accessi erano stati 20, ad oggi sono meno di una decina. Ma i centri garantiscono risposte veloci anche a email, come il
” Giovanna Casciola C’è stato un aumento delle mail, strumento che prima non veniva usato molto per le segnalazioni ma anche se cè una risposta immediata poi per molti giorni non c’è un secondo riscontro da parte di chi l’ha scritta
Centro delle donne per non subire violenza onlus, e chat Whatsapp. E se prima la posta elettronica difficilmente era lo strumento di comunicazione scelto, nell’ultimo periodo c’è stato un aumento delle email. «Ma anche se c’è una risposta immediata, poi per molti giorni non c’è un secondo riscontro da parte di chi l’ha scritta» spiega Giovanna Casciola coordinatrice area antiviolenza di Mondo Donna. Le operatrici dello sportello Chiama ChiAma hanno distribuito delle cassette viola nei supermercati, vicino alle edicole, nella speranza di facilitare le richieste di aiuto.
Ieri in consiglio comunale l’assessore alle Pari opportunità Susanna Zaccaria ha ricordato che «le donne che si sentono in pericolo possono uscire di casa, nonostante le restrizioni, trattandosi di evidenti motivi di necessità e che possono essere oggetto di autocertificazione». L’associazione Orlando, intanto, ha lanciato il questionario online «Covid-19 - Uno sguardo di genere», per indagare l’impatto delle restrizioni sulla violenza domestica ma anche accesso a servizi fondamentali come interruzione di gravidanza e contraccezione. In un giorno ha ricevuto 700 risposte. «Già un 6% di intervistati riporta di subire o di conoscere qualcuno che subisce violenza domestica» spiega la presidente di Orlando Giulia Sudano.
Le telefonate ai centri e gli accessi delle donne maltrattate si sono ridotti di un terzo