Corriere di Bologna

«Mi tengo in forma dentro casa La ricetta? Caffè e olio di cocco»

Gregoretti ha esplorato deserti e steppe, ma in cortile ha corso già per 170 chilometri

- Di Marco Vigarani © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dai deserti della Namibia ai ghiacci della Siberia, l’ultrarunne­r riminese Stefano Gregoretti ha percorso in questi anni migliaia di km nei luoghi più estremi del pianeta e adesso non ha alcuna intenzione di fermarsi. Negli ultimi sette giorni ha macinato ben 170 km suddivisi in 3080 giri da 55 metri: esattament­e il perimetro del suo cortile di casa.

Tra le tante sfide, quella del virus è la più dura?

«Pensa che ho smesso di fare triathlon perché non sopporto le gare in loop, preferisco esplorare. Però adesso mi sono dato delle regole che vadano oltre i limiti imposti dalle esigenze per contrastar­e la diffusione del virus. In questo momento è importante sentirsi padroni delle proprie azioni, dare valore ad ogni giornata invece di litigare e sfogare la propria frustrazio­ne sui social. Non dobbiamo subire passivamen­te la quarantena, si può scegliere di essere attivi».

In genere è abituato ad essere limitato dalla natura.

«Esatto: in quei casi non puoi farci nulla perché la natura è il comandante supremo. Ora invece le limitazion­i ci sono state imposte da altre persone e per questo motivo facciamo fatica a digerirle. Come ci si può lamentare di stare in casa avendo a disposizio­ne anche troppe comodità quando ci sono uomini e donne che lavorano tutto l’anno, non solo adesso, per salvarci la vita? È un atto di egoismo. Questo è il momento per provare qualcosa di diverso».

Possiamo imparare qualcosa dalla quarantena?

«Può essere un periodo molto edificante. Diciamo sempre di non avere tempo ma adesso che ne abbiamo a volontà sembriamo esserne spaventati. Il tempo è l’unica cosa che non si può comprare ma ora pensiamo di non esserne padroni perché ci è stato imposto. Proviamo invece a sfruttarlo per fare qualcosa di utile anche come gesto di amicizia nei confronti di chi deve continuare a lavorare».

Come vive la sua giornata?

«Mi sono imposto ritmi da spedizione quindi mi sveglio prima delle 7, faccio colazione con caffè e olio di cocco e poi sono pronto per un’ora e mezzo di corsa intorno a casa. Non prima però di aver trascorso mezzora in silenzio: non siamo più capaci di ascoltare noi stessi e il silenzio ci fa paura. Lavoro da casa, studio, riordino tutto quello che ho trascurato in questi anni e poi al pomeriggio mi alleno di nuovo prima di godermi una meritata cena. Personalme­nte ho anche scelto di fare un solo pasto al giorno invece di mangiare magari per noia. Però faccio tutto con buonumore».

Ha anche ideato un’iniziativa originale.

«Domenica si disputerà la “Tor des Hamsters”, l’unica gara disponibil­e in un periodo senza gare. È un evento a km zero a cui si partecipa da casa: tra le 8 e le 20 basterà fare qualsiasi attività fisica senza obblighi di tempo e definendo ognuno il proprio obiettivo. L’iscrizione costa 10€ e andrà interament­e alla Protezione Civile tramite il Comune di Riccione: al termine della gara basterà postare sui social la ricevuta della donazione e la registrazi­one dell’allenament­o svolto. Visto che abbiamo scoperto di essere un Paese di sportivi, dimostriam­o che siamo capaci di fare del bene».

Come vede il futuro al termine della pandemia?

«Voglio sperare che potremo essere migliori di quelli che eravamo prima anche se la gente ha memoria corta. Dovremmo imparare a non focalizzar­ci solo sugli aspetti negativi o sul cercare di dare la colpa a qualcuno. È importante anche non pensare ossessivam­ente alla fine della quarantena perché se il termine venisse prorogato potremmo sentire il mondo crollarci addosso. Ragioniamo giorno per giorno e cerchiamo di essere contenti di quello che abbiamo, non solo a causa del coronaviru­s».

” La cosa importante è avere anche pensieri positivi, senza farsi spaventare dal tempo e ascoltando se stessi

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Nei ghiacci Stefano Gregoretti durante la sua spedizione in Siberia

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