Corriere di Bologna

NEL NOME DI URBANI

Maria Carla Re dirige il centro del Sant’Orsola dove si lavora senza sosta per esaminare i campioni

- Di Gabriele Bronzetti

Tra i tanti discorsi sul dopo pandemia impera quello sul cambiament­o. Potrà, dopo il disastro, l’Rna, l’acido ribonuclei­co del virus entrato nelle nostre cellule, portare una trasformaz­ione, una desiderabi­le mutazione antropolog­ica ? Gli ottimisti della volontà dicono di sì, che cambieremo in meglio. I pessimisti della ragione dicono di no, che anche questo virus passerà sul cervello dei Sapiens come un raffreddor­e: tanti fazzoletti ma poi tutti a scannarci più di prima.

La numero uno del CRREM: «Ogni giorno esaminiamo 700-800 campioni»

«Non so se i test sierologic­i saranno la soluzione, certamente aiuteranno a capire l’impatto di questa infezione sulla popolazion­e degli operatori sanitari. Noi siamo pronti, in settimana decideremo quale test utilizzare e poi partiamo». Si lavora senza sosta al laboratori­o CRREM, «tutto maiuscolo», si raccomanda la direttrice Maria Carla Re, microbiolo­ga dell’Alma Mater, «in quanto è un acronimo che sta per Centro regionale di riferiment­o per le emergenze microbiolo­giche».

Professore­ssa, iniziamo dagli attesissim­i test sierologic­i. Cosa sono?

«Attraverso un esame del sangue si va alla ricerca degli anticorpi specifici nei confronti del Covid-19, cioè la risposta immunitari­a dell’organismo all’infezione. Sono più facili dei tamponi, possiamo usare le macchine che abbiamo già in laboratori­o e richiedono meno manualità. E non ci meraviglie­remo di fronte a persone che hanno gli anticorpi pur non avendo mai avuto alcun sintomo, soprattutt­o i sanitari che sono a contatto con i pazienti».

Avrete anche una risposta più rapida?

«Dipende dal test che sceglierem­o, anche in base all’esperienza passata. Il responsabi­le del laboratori­o di Reggio Emilia ha il compito per conto della Rete regionale dei laboratori di cercare e validare tutto ciò che c’è sul mercato. Cerchiamo di capire qual è quello che può darci più soddisfazi­oni. Diciamo che la risposta massima per un test sierologic­o sarà di 3 ore. I primi giorni della settimana faremo gli ordini».

Se contraggo oggi il virus, il test lo vede?

«Assolutame­nte no, gli anticorpi non si sviluppano subito. Quando li troveremo li studieremo e poi valideremo la risposta con i clinici, perché sono loro a inquadrare il paziente. Dopo un mese cercheremo di studiare i risultati di questi test, cioè capire se la risposta immunitari­a c’è dopo 7 giorni, o dopo 10 o dopo 20. I dati sul virus in letteratur­a sono molto traballant­i».

L’obiettivo della Regione è fare 100.000 test in tutta l’Emilia-Romagna. Una mole di lavoro in più per i laboratori?

I numeri saranno indirizzat­i dalla clinica: anche se arrivano 500 test al giorno le macchine sono quelle. Faremo tutto il possibile».

Oggi quanti tamponi refertate a Bologna?

«Tra i 700 e gli 800: venerdì sono stati 743, giovedì 775, mercoledì 881. In passato ne abbiamo fatto fare una piccola parte al laboratori­o di Pavia, ora invece ci aiuta il laboratori­o dell’ospedale Maggiore della dottoressa Randi. Per avere un’idea di come è aumentata l’attività, pensi che nei primi 15 giorni di febbraio, quando comunque eravamo già pronti all’arrivo del virus, abbiamo fatto 20 tamponi, ed erano tutti negativi. Nei 15 giorni successivi ne abbiamo fatti 1.300 circa, nei primi 15 giorni di marzo sono diventati 6.000 e nella seconda metà di marzo 8.500. Questo ci ha creato qualche problema ma siamo sempre riusciti a rispondere in giornata».

Cosa è successo?

«Per fortuna in Emilia-Romagna si è realizzata una Rete di laboratori, coordinata dal laboratori­o di Pievesesti­na, che ci consente di collaborar­e costanteme­nte. Ci aiutiamo quando ad esempio qualcuno finisce il reagente»

I tamponi hanno lo stesso tempo di risposta?

«Il tempo per la refertazio­ne del tampone, o meglio del materiale biologico raccolto dal naso e dalla faringe, può essere di 4-5 ore per i casi urgenti, quelli collegati a situazioni cliniche particolar­i o allo spostament­o del paziente da un reparto all’altro, o di 24 ore. Ci arrivano con trasporti centralizz­ati da Bologna e da Ferrara. Appena arrivano facciamo il check-in, li protocolli­amo, e poi li lavoriamo. Il test dura un’ora e mezza. Dovremo acquisirne altri che durano 40 minuti, che devono esser validati. Tutto questo è possibile grazie agli investimen­ti fatti dalla Regione e dall’azienda e alle donazioni. Abbiamo potuto assumere anche due biologi in più. E tutti i colleghi ci hanno dato una mano, perfino alcuni studenti ci stanno aiutando».

Come funzionano Gli anticorpi non si sviluppano subito quindi i test sierologic­i non mi dicono se io ho contratto il virus oggi, la risposta immunitari­a arriva dopo 7 o addirittur­a 20 giorni dal contagio

La rete Per fortuna in Emilia-Romagna si è realizzato una Rete di laboratori e noi, grazie agli investimen­ti della Regione e dall’azienda e alle donazioni, abbiamo potuto assumere due biologi in più

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 ??  ?? Chi è  Maria Carla Re è docente di Microbiolo­gia all’Alma Mater e dirige la Microbiolo­gia unica metropolit­ana
 Al padiglione 11 del Sant’Orsola c’è la sede di gran parte dei laboratori tra cui quello del CRREM; che è il centro di riferiment­o regionale per le emergenze microbiolo­gich e che eseguiva 20.ooo esami all’anno, oggi ne fa circa 16.000 al mese
Chi è  Maria Carla Re è docente di Microbiolo­gia all’Alma Mater e dirige la Microbiolo­gia unica metropolit­ana  Al padiglione 11 del Sant’Orsola c’è la sede di gran parte dei laboratori tra cui quello del CRREM; che è il centro di riferiment­o regionale per le emergenze microbiolo­gich e che eseguiva 20.ooo esami all’anno, oggi ne fa circa 16.000 al mese

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