NEL NOME DI URBANI
Maria Carla Re dirige il centro del Sant’Orsola dove si lavora senza sosta per esaminare i campioni
Tra i tanti discorsi sul dopo pandemia impera quello sul cambiamento. Potrà, dopo il disastro, l’Rna, l’acido ribonucleico del virus entrato nelle nostre cellule, portare una trasformazione, una desiderabile mutazione antropologica ? Gli ottimisti della volontà dicono di sì, che cambieremo in meglio. I pessimisti della ragione dicono di no, che anche questo virus passerà sul cervello dei Sapiens come un raffreddore: tanti fazzoletti ma poi tutti a scannarci più di prima.
La numero uno del CRREM: «Ogni giorno esaminiamo 700-800 campioni»
«Non so se i test sierologici saranno la soluzione, certamente aiuteranno a capire l’impatto di questa infezione sulla popolazione degli operatori sanitari. Noi siamo pronti, in settimana decideremo quale test utilizzare e poi partiamo». Si lavora senza sosta al laboratorio CRREM, «tutto maiuscolo», si raccomanda la direttrice Maria Carla Re, microbiologa dell’Alma Mater, «in quanto è un acronimo che sta per Centro regionale di riferimento per le emergenze microbiologiche».
Professoressa, iniziamo dagli attesissimi test sierologici. Cosa sono?
«Attraverso un esame del sangue si va alla ricerca degli anticorpi specifici nei confronti del Covid-19, cioè la risposta immunitaria dell’organismo all’infezione. Sono più facili dei tamponi, possiamo usare le macchine che abbiamo già in laboratorio e richiedono meno manualità. E non ci meraviglieremo di fronte a persone che hanno gli anticorpi pur non avendo mai avuto alcun sintomo, soprattutto i sanitari che sono a contatto con i pazienti».
Avrete anche una risposta più rapida?
«Dipende dal test che sceglieremo, anche in base all’esperienza passata. Il responsabile del laboratorio di Reggio Emilia ha il compito per conto della Rete regionale dei laboratori di cercare e validare tutto ciò che c’è sul mercato. Cerchiamo di capire qual è quello che può darci più soddisfazioni. Diciamo che la risposta massima per un test sierologico sarà di 3 ore. I primi giorni della settimana faremo gli ordini».
Se contraggo oggi il virus, il test lo vede?
«Assolutamente no, gli anticorpi non si sviluppano subito. Quando li troveremo li studieremo e poi valideremo la risposta con i clinici, perché sono loro a inquadrare il paziente. Dopo un mese cercheremo di studiare i risultati di questi test, cioè capire se la risposta immunitaria c’è dopo 7 giorni, o dopo 10 o dopo 20. I dati sul virus in letteratura sono molto traballanti».
L’obiettivo della Regione è fare 100.000 test in tutta l’Emilia-Romagna. Una mole di lavoro in più per i laboratori?
I numeri saranno indirizzati dalla clinica: anche se arrivano 500 test al giorno le macchine sono quelle. Faremo tutto il possibile».
Oggi quanti tamponi refertate a Bologna?
«Tra i 700 e gli 800: venerdì sono stati 743, giovedì 775, mercoledì 881. In passato ne abbiamo fatto fare una piccola parte al laboratorio di Pavia, ora invece ci aiuta il laboratorio dell’ospedale Maggiore della dottoressa Randi. Per avere un’idea di come è aumentata l’attività, pensi che nei primi 15 giorni di febbraio, quando comunque eravamo già pronti all’arrivo del virus, abbiamo fatto 20 tamponi, ed erano tutti negativi. Nei 15 giorni successivi ne abbiamo fatti 1.300 circa, nei primi 15 giorni di marzo sono diventati 6.000 e nella seconda metà di marzo 8.500. Questo ci ha creato qualche problema ma siamo sempre riusciti a rispondere in giornata».
Cosa è successo?
«Per fortuna in Emilia-Romagna si è realizzata una Rete di laboratori, coordinata dal laboratorio di Pievesestina, che ci consente di collaborare costantemente. Ci aiutiamo quando ad esempio qualcuno finisce il reagente»
I tamponi hanno lo stesso tempo di risposta?
«Il tempo per la refertazione del tampone, o meglio del materiale biologico raccolto dal naso e dalla faringe, può essere di 4-5 ore per i casi urgenti, quelli collegati a situazioni cliniche particolari o allo spostamento del paziente da un reparto all’altro, o di 24 ore. Ci arrivano con trasporti centralizzati da Bologna e da Ferrara. Appena arrivano facciamo il check-in, li protocolliamo, e poi li lavoriamo. Il test dura un’ora e mezza. Dovremo acquisirne altri che durano 40 minuti, che devono esser validati. Tutto questo è possibile grazie agli investimenti fatti dalla Regione e dall’azienda e alle donazioni. Abbiamo potuto assumere anche due biologi in più. E tutti i colleghi ci hanno dato una mano, perfino alcuni studenti ci stanno aiutando».
Come funzionano Gli anticorpi non si sviluppano subito quindi i test sierologici non mi dicono se io ho contratto il virus oggi, la risposta immunitaria arriva dopo 7 o addirittura 20 giorni dal contagio
La rete Per fortuna in Emilia-Romagna si è realizzato una Rete di laboratori e noi, grazie agli investimenti della Regione e dall’azienda e alle donazioni, abbiamo potuto assumere due biologi in più