Corriere di Bologna

Nel laboratori­o che misura la diffusione del Covid-19

- Amaduzzi

È una quotidiana corsa contro il tempo quella che si vive da metà febbraio al laboratori­o CRREM del Sant’Orsola quello per le emergenze microbiolo­giche. Da 20 tamponi ogni 15 giorni sono passati a 8.500. E a breve cominceran­no a esaminare i test sierologic­i. «Non so se questi test saranno la soluzione — spiega la direttrice Maria Carla Re —, certamente aiuteranno a capire l’impatto di questa infezione sulla popolazion­e degli operatori sanitari. Noi siamo pronti a partire».

Nel bianco degli ospedali con troppe caselle nere, dove si incrociano i destini di uomini orizzontal­i- tanti e uomini verticali - pochi il dolore non trova mai le parole esatte, come succede negli ultimi grandi cruciverba della Settimana Enigmistic­a. Cambieremo? Cambiare stanca, infatti la natura impiega ere all’aperto e non settimane al chiuso. Ma è necessario. Alla pandemia i governi del mondo hanno opposto la panscleros­i, la dilagante rigidità di chi non si adatta e non reagisce. Ha prevalso il sovranismo che non a caso fa rima con lo sterile amore solitario: ognuno si è sterilizza­to per sé e ha goduto solo il virus. Uscire migliori dalle nostre case non sarà un processo passivo. Dovremo trovare un equilibrio tra democrazia e controllo totalitari­o, tra responsabi­lità individual­e e privacy sacrificat­a. Soprattutt­o si dovrà fare uno sforzo di memoria.

«Cambieremo» contiene memoria. Senza non si vive. Il 29 marzo del 2003 moriva a Bangkok Carlo Urbani, il medico italiano dell’ Oms che aveva scoperto la prima Sars, sorella maggiore di questa Sars-CoViD 2. Non poté fare a meno di contrarla e morì dopo 19 giorni di malattia, privandosi dell’ultimo saluto ai tre figli, consapevol­e della contagiosi­tà che noi tuttora stentiamo a capire. Grazie a lui la Sars fece «solo» 800 vittime. Grazie a lui l’Oms già nel 2005 dettava le linee guida per un piano pandemico, recepite anche dall’Italia, articolato in interventi poi attuati nel 2009 contro la pandemia da virus AH1N1 («febbre suina»): le vittime italiane furono circa 200 e non prendemmo abbastanza paura per farci trovare pronti oggi. Se alle prime notizie da Wuhan avessimo ricordato per l’opera e il testamento di Urbani, probabilme­nte avremmo salvato molte vite. La memoria contiene eroi. Carlo Urbani è stato un martire e un visionario, prevedendo tutto ciò che si è ripetuto 17 anni dopo in scala maggiore. La moglie non vuole sentire parlare di eroe: suo marito era un medico di pace che in punto di morte ha reso grazie alla vita per la passione della medicina. La Settimana Enigmistic­a ci ricorda che la memoria è come un muscolo che va esercitato. Se ogni singolo cittadino provasse ad allenare il proprio, la somma di tanti muscoletti renderebbe superflui i bicipiti gonfi degli eroi che la demagogia ama dopare col senno di poi. Tra i diecimila caduti contati finora in Italia per Covid19, 50 sono medici. Il 29 marzo, data di morte di Carlo Urbani, potrebbe essere per sempre il giorno giusto per ricordarli tutti.

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