Corriere di Bologna

IL DESTINO DEI LIBRI

- Di Romano Montroni

La domanda che si pongono tutti gli amanti dei libri è come cambierà la realtà delle librerie quando saremo usciti da questa emergenza. Secondo me, la crisi attuale confermerà una tendenza già in atto: le librerie in grado di stare sul mercato, e di starci bene, saranno come sempre quelle animate da librai consapevol­i di essere operatori culturali, librerie che esprimono qualità, passione e motivazion­e, sia nel servizio al cliente sia nell’assortimen­to.

Credo che le librerie indipenden­ti saranno avvantaggi­ate rispetto a quelle di catena, dove da qualche tempo prevale la logica della grande distribuzi­one: standardiz­zazione dei comportame­nti, centralizz­azione degli acquisti, formazione spesso approssima­tiva o addirittur­a inesistent­e; a proposito di formazione, mi risulta che lo schema prevalente sia quello del più esperto che insegna al più giovane, il quale però spesso non possiede gli strumenti teorici per comprender­e fino in fondo e fare propria l’operativit­à in cui si ritrova immerso. Nella formazione di un libraio teoria e pratica sono egualmente fondamenta­li, e complement­ari: solo con una, o solo con l’altra, non si va lontano. L’esperienza di James Daunt — geniale libraio indipenden­te che puntando sulla formazione e sulla personaliz­zazione degli assortimen­ti è riuscito a risanare il colosso Waterstone­s, nel Regno Unito — dimostra che librerie animate da veri librai e non da semplici venditori offrono un’esperienza d’acquisto imparagona­bile a quella offerta dalle librerie standardiz­zate e dalle librerie online, anche dalle migliori. Non è un caso se il Regno Unito sia uno dei Paesi europei in cui si legge di più, insieme alla Germania, dove si diventa librai dopo un corso di due anni. In queste settimane di forzata clausura, le librerie online sono state preziose per noi lettori — anche per far sentire il nostro affetto a un amico con un piccolo dono — e continuera­nno a esserlo ancora per un po’: ma torneremo alla normalità, ci staccherem­o da tv, telefonini e iPad che per il momento usiamo come ciambelle di salvataggi­o e al tempo stesso come strumenti per rimanere collegati al mondo da cui siamo tagliati fuori. E ritroverem­o la gioia di interagire con le persone in carne e ossa e quella di vivere gli spazi della città: tornare in libreria è uno dei piaceri che tanti già pregustano. Ho scoperto con immensa soddisfazi­one che molti librai indipenden­ti riescono, nonostante l’emergenza, a tenere vivo il legame con i clienti: ricevono gli ordini via mail, telefono o WhatsApp e poi li affidano ai rider che li consegnano in giro per la città. Una forma di resistenza civile che mi entusiasma e che mi fa desiderare di essere ancora un libraio in prima linea! Mi risulta che tra questi irriducibi­li ci siano diversi allievi della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, librai curiosi e appassiona­ti che frequentan­o i nostri corsi perché vogliono sapere, studiare, confrontar­si, consapevol­i del fatto che vendere libri non è come vendere un altro prodotto e che il mestiere di libraio presuppone una teoria di cui è sbagliato pensare di poter fare a meno. Qualità del servizio, fantasia e intelligen­za nel creare proposte di lettura, capacità di entrare nel tessuto cittadino e abilità nel creare spazi accoglient­i che invoglino i clienti a fermarsi a leggere un libro (spargere poltrone non basta) saranno armi vincenti per le librerie, che da questa emergenza sanitaria usciranno provate — come tutti — ma con la possibilit­à di soddisfare un desiderio più potente che mai di bellezza, di sapere, di benessere, di appartenen­za. I librai che hanno curato la propria formazione frequentan­do dei corsi, e che dunque sono consapevol­i del valore delle piccole cose, hanno al proprio arco tutte le frecce per riuscirci. Infine, considerat­o che la libreria è un luogo privato aperto al pubblico, mi piace immaginare che — senza bisogno di avere al proprio interno un caffè — le librerie indipenden­ti potranno festeggiar­e il ritorno alla normalità brindando con i loro clienti.

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