AGRARI E BOLSCEVICHI
Il Comune comunica alla cittadinanza che alla mezzanotte tra il 31 marzo e il 1° aprile, le lancette dell’orologio di Palazzo d’Accursio torneranno a indicare l’ora solare.
All’angolo tra via D’Azeglio e vicolo Colombina una ragazza, dopo un litigio con un coetaneo, gli ha lanciato in faccia del vetriolo.
Aria di crisi all’interno della Giunta comunale. Il pro-sindaco Scota ha rassegnato le dimissioni. La Giunta, con una lettera, lo invita a ritirarle.
La Federazione Lavoratori del Teatro ha reso noto di aver espulso la «massa orchestrale» responsabile di non aver «deplorato l’azione dei professori d’orchestra che impedirono l’apertura del Comunale».
Oltre cento braccianti, dopo essersi riuniti nell’atrio del Teatro comunale decidendo di occupare i terreni incolti, hanno invaso un terreno abbandonato fuori Porta Mascarella.
Al Teatro Verdi si è tenuta un’affollata riunione degli agrari per protestare contro le sempre più frequenti occupazioni di proprietà privata. «Il nostro Paese, ha detto l’ing. Neri, non sarà sommerso dal marasma del bolscevismo solo se tutti tempreranno i loro animi alla disciplina e al sacrificio». Il prof. Tamburini, che rappresenta gli agrari veneti e lombardi, ha dichiarato di non volere la reazione, ma solo «impedire che il popolo nostro che ha vinto la guerra entri in quegli ergastoli chiamati leghe per diventare schiavo dei sopraffattori». Pertanto la debole borghesia «deve dire alla ciurmaglia che sale: basta!». Ha concluso l’avv. Ghigi per il quale «non esiste più un governo, non abbiamo più leggi, né poteri responsabili. Così non si può andare avanti!» .
Al termine della riunione sono avvenuti gravi incidenti in via Belle Arti, tra studenti nazionalisti capeggiati dal ten. Zanetti e alcuni operai, due dei quali, Svevo Salvanini e Bruno Carlotti, sono stati feriti rispettivamente da un colpo di rivoltella e da una coltellata.
Per protesta i socialisti hanno organizzato un gremitissimo comizio all’Arena del Pallone. Sia l’on. Bucco, della Camera del Lavoro, sia l’anarchico Comastri, non hanno parlato degli incidenti, ma della rivoluzione in marcia. Bentini invece ha irriso Zanetti, «del quale certe piccole anime di borghesi petroniani hanno voluto fare il loro Denikin, ottenendo solo di ricompattare il proletariato bolognese».