La beneficienza del «movimento delle sartine»
Dall’idea di un’atelier di San Lazzaro, ora 100 artigiane producono e regalano mascherine
Dopo il movimento delle sardine ecco il «Movimento delle sartine»: l’idea è dei proprietari della Sartoria San Lazzaro, Jessica Faccini e il marito Andrea Padovan, protagonisti di un’opera benefica riguardante la realizzazione e la consegna di mascherine. Un’iniziativa nata da un’esperienza drammatica.
«A inizio marzo mio suocero Giacomo si è ammalato di Covid-19 — racconta Jessica — non è stato possibile ricoverarlo a causa dell’emergenza e dopo tre giorni è deceduto per problemi respiratori. I medici e gli infermieri che abbiamo visto erano sempre senza mascherine. Dopo alcuni giorni io e Andrea abbiamo deciso di provare a fare qualcosa, anche per onorare il suo ricordo». Così la sartoria di San Lazzaro — un atelier di abiti da matrimonio — ha iniziato a produrre mascherine in tnt, lavabili e riutilizzabili, per fornirle alle categorie più a rischio: medici, oss, forze dell’ordine, farmacisti, anziani. Da qualche giorno anche bambini. La sorpresa è stata la quantità di richieste: «In pochi giorni è esplosa: centinaia di mail e telefonate, anche da forze dell’ordine o associazioni. Abbiamo messo in moto la macchina, cercando più sarte e fornendo noi i materiali: si è creato il gruppo e poi abbiamo cercato persone che potessero consegnarle in completa sicurezza, trovando risposte da Ncc, tassisti, dalla vigilanza di San Lazzaro e dalle polizie». E da qui, «in modo un po’ ironico», è nato il movimento delle sartine: un centinaio di sarte (e sarti) che ogni giorno producono 100-200 mascherine a testa sfornandone migliaia. «Ci sono persone dai 20 agli 80 anni, c’è chi dice che gli abbiamo ridato la vita. La cosa bella è tornare alla collettività e fare del bene», sorride Jessica. E i contatti — testimoniati su Facebook della sartoria e dalle sartine — hanno coinvolto anche ospedali (l’ostetricia del Sant’Orsola) o sindaci: «Il presidente di Cna Italia ci ha chiesto di convertirci in laboratorio Covid-19 ma non è stato possibile: abbiamo chiesto a un laboratorio-partner di Ascoli e lo sono diventati loro, con tutte le certificazioni del caso, producendole anche per la Protezione Civile. Noi non vogliamo venderle, le produciamo per beneficenza perché per molti l’alternativa è non averle: volevamo aiutare il prossimo e con tante richieste come fai a fermarti?».