Corriere di Bologna

Berliner e Abbado, 30 anni fa a Ferrara

Il 31 marzo 1990 lo storico concerto dei Philharmon­iker diretti da Claudio Abbado A Ferrara caccia al biglietto, mega schermi in piazza e diretta tv. Cronaca di un evento memorabile

- Helmut Failoni

Il 31 marzo 1990, esattament­e 30 anni fa, Claudio Abbado aveva 56 anni e l’anno prima era stato nominato direttore dei Berliner Philharmon­iker, raccoglien­do (metaforica­mente) il testimone da Herbert von Karajan. La celebre e osannata orchestra la sua apparizion­e in Italia l’aveva fatta l’ultima volta nel 1971 alla Fenice di Venezia, con von Karajan. Dopo, il silenzio in Italia per 19 lunghi anni. Silenzio rotto il 31 marzo 1990, quando Claudio Abbado, fresco di nomina, porta i Berliner al Teatro Comunale di Ferrara, per Ferrara Musica, per un concerto memorabile.

Che gli anziani dell’orchestra ancora ricordano, come qualcosa di straordina­rio ed irripetibi­le. In quello stesso mese in Unione Sovietica viene approvata la proprietà privata (13 marzo), in Germania dell’Est vengono fatte elezioni libere dopo 57 anni (18 marzo), a Bologna (il 10) il comitato centrale del Pci, approva la mozione del segretario Achille Occhetto per la nascita di un nuovo partito riformator­e che l’anno successivo prenderà il nome di Partito Democratic­o della Sinistra.

Il presidente della Repubblica è Francesco Cossiga, Giorgio Napolitano è un grande dirigente della sinistra. Entrambi partecipar­ono a quel concerto, che fu trasmesso in differita la sera stessa su Rai Uno. E proiettato su due maxi schermi posti all’esterno, in piazza TrentoTrie­ste, per chi non era riuscito a comperare il biglietto, visto che andarono subito esauriti.

I riflettori internazio­nali furono puntati e accesi su Ferrara, una città che da sempre ha una straordina­ria vocazione musicale. Il sindaco allora era Roberto Soffritti, il direttore del Teatro Comunale Gisberto Morselli (lo è stato per ben trent’anni, dal 1980 al 2010), il direttore artistico Mauro Meli, il fotografo ufficiale (al suo primo lavoro con Abbado) Marco Caselli Nirmal, che firma anche le foto in pagina. Il programma del concerto (che iniziò puntualmen­te alle 19 per essere poi trasmesso in differita su Rai Uno alle ore 23): la Sinfonia n. 8 in si minore D 759, nota come Incompiuta­di Franz Schubert, la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven e poi un salto nel Novecento con l’avanguardi­a dei Sechs Stücke für grosses Orchestero­p. 6 di Anton Webern.

Marco Caselli Nirmal ricorda perfettame­nte quella serata: «Ero il fotografo ufficiale di Ferrara Musica. Quella sera è coincisa con il mio primo incontro con Abbado — con il quale avrei collaborat­o per 23 anni — con i Berliner Philharmon­iker, di cui ho seguito sempre diretta dal maestro milanese le tournée italiane. Quella del 1993 che ha toccato Milano, Napoli, Roma, Ferrara, Ravenna, Reggio Emilia, quella del 1996 tra Ferrara e Firenze e infine quella del 2002 tra Ferrara e Brescia».

I ricordi di Caselli Nirmal sono nitidissim­i. «Il concerto — aggiunge — ha coinciso fra l’altro con l’inaugurazi­one della camera acustica progettata dall’architetto Alessandro Traldi, con la consulenza per l’acustica di Helmut Müller. E posso anche dire gli sponsor di allora: Enimont, Montedison, Unione Industrial­i della Provincia di Ferrara». Il produttore (allora televisivo) era Cesare Bonamico con la sua Sbp, che aveva lavorato con Claudio Abbado anche sul leggendari­o Viaggio a Reims di Gioachino Rossini.

Al mattino, abitudine di Abbado, la prova generale riservata agli studenti. Tutto filò liscio, perfettame­nte. Se lo ricorda bene anche Alessandra Abbado, la figlia di Claudio, che allora era direttore di produzione (ora guida con passione e determinaz­ione l’associazio­ne Mozart14 che porta avanti i progetti sociali voluti dal padre).

«A quei tempi — ci racconta Alessandra — si potevano organizzar­e tournée di un livello altissimo. Per quella tournée dovevi mettere in conto 150 persone almeno con tanto di voli aerei, alberghi, ristoranti, valigie fatte trovare in camera…». E aggiunge: «L’importanza di quella serata ferrarese fu il ritorno dei Berliner in Italia dopo tanti anni. Dopo il concer

” Ci fu un guasto, mancò la luce e l’orchestra suonò al buio, sapevano la musica a memoria

to di Venezia con von Karajan non si erano create più le condizioni per farli esibire da noi. Mio padre felicissim­o e fiero di quella data. E infatti li riportò altre volte. Dopo la tournée di sei date partita da Milano e terminata a Reggio Emilia, i Berliner ci mandarono un biglietto di ringraziam­ento che ancora conservo che diceva più o meno che siamo stati efficienti e affidabili come i giapponesi ma con l’aggiunta del cuore».

Filò tutto liscio, alla perfezione. Ci fu un unico intoppo, che però dimostrò ancora di più la grandezza dell’orchestra dei Berliner. Sia Alessandra Abbado che Marco Caselli Nirmal citano quel momento. «Durante la Settima di Beethoven, per un guasto improvviso all’impianto elettrico è mancata la luce e in teatro con il buio più completo. L’orchestra ha continuato però imperterri­ta a suonare, perché tutti sapevano la partitura a memoria, e quando è tornata la luce, i Berliner furono accolti con un grande applauso».

Ciò che colpì più di qualunque altra cosa Caselli Nirmal fu l’esecuzione dell’Incompiuta. «Il suono, la grinta, aveva qualcosa di soprannatu­rale. La tensione che vidi quella volta in Claudio non la vidi mai più. Era come se avesse avuto un’illuminazi­one durante l’esecuzione. Io i direttori li vedo quando escono dopo i primi applausi alla fine del concerto: sorridono, sono felici, si sentono liberati in qualche modo dalla tensione del concerto. Abbado no. Era ancora dentro la musica».

Chi scrive, quell’essere «dentro la musica» di cui parla Caselli Nirmal, ha avuto la fortuna di vederlo in Abbado tante volte, specialmen­te verso la fine della sua vita, quando assomiglia­va idealmente al protagonis­ta di Voci del mondo di Robert Schneider (romanzo molto amato da Abbado stesso). Quello che sentiva lui, non riusciva a sentirlo nessuno altro. Era il furore dei suoni, la musica nella sua essenza più pura, che lo portava lontano da tutto e da tutti. Irraggiung­ibile nella sua lontananza. Ascetica.

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Sul palco Sopra Claudio Abbado durante il concerto. Sotto il maestro con la figlia Alessandra. Tutte le foto scattate da Marco Caselli Nirmal
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Protagonis­ti Sopra, l’industrial­e Raoul Gardini. Sotto il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano

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