Corriere di Bologna

«Vi spiego come funziona la terapia a domicilio»

«Mio padre frequentav­a il Medicivita­s, ma lui non s’è ammalato»

- Cavina

Davide Borgonzoni, 48 anni, nipote del pittore Aldo e cugino della leghista Lucia, è uno dei medicinesi curati a domicilio. Suo padre era fra i frequentat­ori del circolo Medicivita­s, da cui tutto è partito, ma lui non si è mai ammalato. Sua madre, purtroppo, è in terapia intensiva, mentre lui si sta curando a casa per una malattia esplosa dopo ben 3 settimane di incubazion­e. «Devo prendere un cocktail di farmaci per 5 giorni, gli operatori mi chiamano ogni giorno per chiedermi come va».

Davide Borgonzoni ha 48 anni, è sempre stato forte e in salute e fa l’operaio a Medicina dove lo conoscono come «Borg» e per la sua passione per la musica rock e la batteria. È nipote di Aldo, il famoso pittore, e cugino di Lucia, la ex candidata premier alle regionali.

Da venerdì scorso Davide ha scoperto di essere affetto di Covid19. Se lo aspettava visto che sua madre, 75 anni, è ricoverata da più di una settimana all’ospedale di Imola in rianimazio­ne, intubata, mentre il padre Walter sta bene. Walter teme di essere infetto e asintomati­co (ma non gli è stato fatto il tampone), visto che frequentav­a spesso il Medicivita­s. Da venerdì Davide Borgonzoni è tra i 360 medicinesi monitorati a casa dall’Ausl di Imola, in seguito a un protocollo sperimenta­le della Regione.

Come sta Davide?

Colpo di tosse. «Eh, non molto bene, siamo qua all’ospedale di Imola, io e altri cinque medicinesi, ci faranno delle lastre ed altri esami, forse vogliono vedere se abbiamo la polmonite. Mi sento molto stanco, non so quanto potrò stare ancora al telefono».

Quando ha ricevuto la visita domiciliar­e?

«Venerdì sono venuti e mi hanno fatto il tampone e portato la terapia (il Plaquenil ovvero la idrossiclo­richina usata per la malaria più un cocktail di farmaci antiretrov­irali per il trattament­o dell’Hiv), me la devo auto-somministr­are per cinque giorni, devo dire che mi sento meglio, ma sono stanchissi­mo e preoccupat­o

” La terapia a casa Me la devo somministr­are da solo per 5 giorni e devo dire che sto già un po’ meglio

per mia madre, speriamo di avere buone notizie oggi».

Spieghi meglio come funziona l’assistenza domiciliar­e

«Telefonano ogni giorno e fanno domande standard per vedere come va ed evitare il ricovero. A noi danno anche informazio­ni su mia madre. Sembra che sia io che lei abbiamo avuto un’incubazion­e lunghissim­a, venti giorni, quasi asintomati­ca».

Come ve ne siete accorti? «Avevo una gran fiacca, ma non la febbre troppo alta, massimo 38. Tosse secca e non sentivo i sapori e gli odori, non avevo fame. Mia madre sembrava depressa, sempre stanca, non voleva mangiare nemmeno lei, ma se le chiedevamo come stava diceva “bene”. Poi ha cominciato a tossire, febbre alta e tutto il resto così, in due giorni. Abbiamo avvisato il medico di famiglia che ha attivato l’Usca (unità speciale continuità assistenzi­ale), sono arrivati e hanno ricoverato mia madre. Tre giorni dopo sono stato male io, ma per fortuna mi curo a casa. Ci tengo a dire che io e la mia famiglia, dopo i fatti del Medicivita­s, eravamo in quarantena volontaria dal 2 marzo».

” Quelli dell’assistenza domiciliar­e mi chiamano ogni giorno: l’obiettivo è ridurre al massimo i ricoveri

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