Corriere di Bologna

I 24 milioni per la spesa Merola: si deve fare di più

Sotto le Torri poco più di 2 milioni per i voucher spesa Palazzo d’Accursio è al lavoro sui criteri di erogazione: «Daremo una risposta la più estesa ed equa possibile»

- Rosano

Dal governo 24,2 milioni di euro in Emilia-Romagna per sostenere la spesa delle famiglie, di cui 2 milioni a Bologna. «Un primo passo», dice il sindaco Merola, che aspetta nuove misure da Roma. L’Anci prepara un vademecum su come assegnare le risorse. La difficoltà è intercetta­re chi non si è mai rivolto ai servizi sociali.

Ventiquatt­ro milioni e duecentomi­la euro per sostenere la spesa delle famiglie emiliano-romagnole messe in ginocchio dallo tsunami coronaviru­s. A tanto ammontano gli aiuti per i buoni spesa annunciati dal governo: quasi la metà di quelli che arriverann­o in regioni come la Sicilia, che ha solo 400 mila abitanti in più. Ma con una percentual­e di famiglie in condizioni di povertà che si aggira attorno al 5,4% (circa 110 mila), meno della metà del dato italiano, qui l’allarme sociale è più contenuto che altrove.

A Bologna sono stati assegnati poco più di 2 milioni per l’erogazione dei buoni spesa. «Dobbiamo dare risposte veloci e concrete a chi si sta ritrovando progressiv­amente in estrema difficoltà», promette il sindaco Virginio Merola. Una cifra che verrà gestita dai servizi sociali e che dovrebbe aumentare presto grazie a ulteriori risorse della Regione e alle donazioni dei cittadini. Impossibil­e affermare che l’aiuto di Roma basterà, ma il sindaco non va comunque all’attacco dell’esecutivo. «La misura per i buoni spesa decisa dal governo è un primo passo positivo per dare risposta a necessità urgenti. Ma il passo decisivo — dice Merola — avverrà con le scelte contenute nel prossimo decreto che il governo sta predispone­ndo per metà aprile». Da cui si attende soprattutt­o la copertura delle mancate entrate nei bilanci dei Comuni.

La vera domanda, in queste ore, è capire come e a chi verranno distribuit­i gli aiuti. Visto che indicatori come l’Isee, che fotografan­o per forza di cosa il passato, non sono sufficient­i a intercetta­re chi all’improvviso, magari perché proprietar­io di una piccola attività commercial­e costretta a chiudere, è precipitat­o in poche settimane nel bisogno. «In queste ore stiamo predispone­ndo modalità e criteri di erogazione — spiega Merola — siamo consapevol­i che le necessità sono tante e riguardano anche persone che non sono attualment­e in carico ai servizi. Il nostro impegno sarà quello di dare la risposta più estesa ed equa possibile».

Un’indicazion­e è arrivata dal governator­e Stefano Bonaccini, che domenica ha suggerito di escludere dall’erogazione dei buoni spesa «coloro che riscuotono già il reddito di cittadinan­za, perché hanno già un aiuto dallo Stato». L’Anci regionale, guidata dal sindaco di Rimini Andrea Gnassi, si è messa al lavoro per fornire ai Comuni emiliano-romagnoli dei criteri generali. «Come Anci predisponi­amo una griglia di modalità operative che mettiamo a disposizio­ne dei Comuni che hanno bisogno di capire come assegnare le risorse», spiega Gnassi, sottolinea­ndo però che «non sono possibili stessi criteri e modalità per tutti, data l’organizzaz­ione diversa dei Comuni». Intanto l’Anci lavora con la Regione per «allargare la platea anche a chi non vediamo abitualmen­te in carico ai servizi sociali, articoland­o altre misure con risorse regionali per altri cittadini».

Tra i primi a organizzar­si il Comune di Cesena, che consentirà la riscossion­e dei buoni spesa sulla tessera sanitaria dei cittadini meno abbienti: saranno le stesse famiglie a doverne fare richiesta all’amministra­zione, spiegando la causa delle difficoltà. A Modena, annuncia il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, si raccoglier­anno le esigenze delle famiglie «in raccordo con il mondo del volontaria­to, delle associazio­ni e della Chiesa»

Bonaccini Andrebbero esclusi coloro che percepisco­no già il reddito di cittadinan­za

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