Seci, il piano è in Tribunale
La società del Gruppo Maccaferri lo ha depositato in tribunale. La parola ai giudici
Il Gruppo Maccaferri deposita il piano di concordato per Seci, la sua società di riferimento. «Così si conclude una fase importante, propedeutica al rilancio del gruppo», scrivono.
Il rilancio del gruppo Maccaferri, seppure con la maggioranza in mano ad altri, si avvicina. Seci, la holding del colosso di Bentivoglio che opera nei settori dell’ingegneria ambientale, meccanica, agroalimentare, delle costruzioni, dell’energia, dell’innovation hub e del tabacco, ha depositato il piano di concordato in continuità. E lo ha fatto con qualche giorno di anticipo rispetto all’udienza in Tribunale già fissata per il prossimo 3 aprile e alla quale si attende l’ammissione oltre che dell’omologo piano dei creditori.
A rendere noto dell’avvenuto deposito è lo stesso gruppo presieduto da Gaetano Maccaferri e con 4.500 dipendenti in tutto il mondo: «Si conclude una fase importante, propedeutica al rilancio del gruppo». Rilancio di cui il colosso ripercorre tutte le tappe: la richiesta di concordato per Seci era stata depositata il 31 maggio 2019 e, successivamente, erano entrate in concordato anche le altre sette società facenti Enerray, Exergy, Felsinea Factor, Sapaba, Eva, Sadam e Seci Energia che, nelle scorse settimane, hanno già presentato singolarmente i rispettivi piani. Come noto, la richiesta di fallimento di Seci da parte della Procura della Repubblica di Bologna era arrivata a fine febbraio.
Il piano di concordato presentato da Seci è accompagnato da un intervento del fondo internazionale Carlyle, che dovrà essere approvato dal tribunale di Bologna, e che prevede, come sottolinea il colosso, «per Seci, l’erogazione di nuova finanza per 10 milioni di euro; per Officine Maccaferri, l’erogazione di nuova finanza per 60 milioni di euro, insieme ad altri obbligazionisti con i quali hanno costituito l’Ad Hoc Group e per Samp, l’erogazione di nuova finanza fino a 25 milioni di euro, con il concorso di un partner finanziario».
«Il deposito del piano di concordato di Seci è per tutto il gruppo industriale Maccaferri un momento fondamentale — spiega l’amministratore delegato di Seci, Pierluigi De Angelis —. Non è stato semplice lavorare ad un piano di rilancio tanto complesso, per il numero di soggetti coinvolti e per la varietà delle società interessate». «In questi mesi abbiamo lavorato intensamente — aggiunge — per presentare un piano che permetta un’ordinata dismissione degli asset non strategici a disposizione del soddisfacimento dei creditori, il rilancio dei settori chiave dell’ingegneria ambientale e della meccanica e il continuo sviluppo di Manifatture Sigaro Toscano. Tale sforzo ci ha permesso di non creare allarmi occupazionali, pur in un quadro drammatico e anche questo è per noi fonte di orgoglio». De Angelis rivolge, infine, un ringraziamento «al management e a tutti i dipendenti per la dedizione e la professionalità dimostrata in un momento molto sfidante».
Nel dettaglio, il piano si svilupperà su un orizzonte temporale di cinque anni e prevede, entro il 2025, la continuità di Seci come holding con il mantenimento dell’azionariato nel settore manifatturiero, i due pilastri Officine Maccaferri e Samp, e la progressiva
” L’ad De Angelis Lo sforzo enorme di questi mesi ci ha permesso di non creare allarmi occupazionali
uscita dai settori, tramite cessioni di cui molte già avvenute, considerati meno strategici per la ripartenza: l’agroalimentare, l’energia e l’immobiliare.
La quota di Manifatture Sigaro Toscano, mai toccate dalla crisi, rimarrà invece invariata e all’interno del perimetro di Seci durante tutto l’arco temporale di piano. Con un’opzione di vendita o rifinanziamento — e questa è una novità — alla fine del periodo. Il ricavato della vendita degli asset verrà destinato a soddisfare integralmente i crediti. Chiudendo quindi definitivamente la grave crisi di liquidità che, dalla scorsa primavera, aveva toccato l’apice di oltre 750 milioni di euro di debiti.