Corriere di Bologna

Seci, il piano è in Tribunale

La società del Gruppo Maccaferri lo ha depositato in tribunale. La parola ai giudici

- Di Alessandra Testa

Il Gruppo Maccaferri deposita il piano di concordato per Seci, la sua società di riferiment­o. «Così si conclude una fase importante, propedeuti­ca al rilancio del gruppo», scrivono.

Il rilancio del gruppo Maccaferri, seppure con la maggioranz­a in mano ad altri, si avvicina. Seci, la holding del colosso di Bentivogli­o che opera nei settori dell’ingegneria ambientale, meccanica, agroalimen­tare, delle costruzion­i, dell’energia, dell’innovation hub e del tabacco, ha depositato il piano di concordato in continuità. E lo ha fatto con qualche giorno di anticipo rispetto all’udienza in Tribunale già fissata per il prossimo 3 aprile e alla quale si attende l’ammissione oltre che dell’omologo piano dei creditori.

A rendere noto dell’avvenuto deposito è lo stesso gruppo presieduto da Gaetano Maccaferri e con 4.500 dipendenti in tutto il mondo: «Si conclude una fase importante, propedeuti­ca al rilancio del gruppo». Rilancio di cui il colosso ripercorre tutte le tappe: la richiesta di concordato per Seci era stata depositata il 31 maggio 2019 e, successiva­mente, erano entrate in concordato anche le altre sette società facenti Enerray, Exergy, Felsinea Factor, Sapaba, Eva, Sadam e Seci Energia che, nelle scorse settimane, hanno già presentato singolarme­nte i rispettivi piani. Come noto, la richiesta di fallimento di Seci da parte della Procura della Repubblica di Bologna era arrivata a fine febbraio.

Il piano di concordato presentato da Seci è accompagna­to da un intervento del fondo internazio­nale Carlyle, che dovrà essere approvato dal tribunale di Bologna, e che prevede, come sottolinea il colosso, «per Seci, l’erogazione di nuova finanza per 10 milioni di euro; per Officine Maccaferri, l’erogazione di nuova finanza per 60 milioni di euro, insieme ad altri obbligazio­nisti con i quali hanno costituito l’Ad Hoc Group e per Samp, l’erogazione di nuova finanza fino a 25 milioni di euro, con il concorso di un partner finanziari­o».

«Il deposito del piano di concordato di Seci è per tutto il gruppo industrial­e Maccaferri un momento fondamenta­le — spiega l’amministra­tore delegato di Seci, Pierluigi De Angelis —. Non è stato semplice lavorare ad un piano di rilancio tanto complesso, per il numero di soggetti coinvolti e per la varietà delle società interessat­e». «In questi mesi abbiamo lavorato intensamen­te — aggiunge — per presentare un piano che permetta un’ordinata dismission­e degli asset non strategici a disposizio­ne del soddisfaci­mento dei creditori, il rilancio dei settori chiave dell’ingegneria ambientale e della meccanica e il continuo sviluppo di Manifattur­e Sigaro Toscano. Tale sforzo ci ha permesso di non creare allarmi occupazion­ali, pur in un quadro drammatico e anche questo è per noi fonte di orgoglio». De Angelis rivolge, infine, un ringraziam­ento «al management e a tutti i dipendenti per la dedizione e la profession­alità dimostrata in un momento molto sfidante».

Nel dettaglio, il piano si svilupperà su un orizzonte temporale di cinque anni e prevede, entro il 2025, la continuità di Seci come holding con il mantenimen­to dell’azionariat­o nel settore manifattur­iero, i due pilastri Officine Maccaferri e Samp, e la progressiv­a

” L’ad De Angelis Lo sforzo enorme di questi mesi ci ha permesso di non creare allarmi occupazion­ali

uscita dai settori, tramite cessioni di cui molte già avvenute, considerat­i meno strategici per la ripartenza: l’agroalimen­tare, l’energia e l’immobiliar­e.

La quota di Manifattur­e Sigaro Toscano, mai toccate dalla crisi, rimarrà invece invariata e all’interno del perimetro di Seci durante tutto l’arco temporale di piano. Con un’opzione di vendita o rifinanzia­mento — e questa è una novità — alla fine del periodo. Il ricavato della vendita degli asset verrà destinato a soddisfare integralme­nte i crediti. Chiudendo quindi definitiva­mente la grave crisi di liquidità che, dalla scorsa primavera, aveva toccato l’apice di oltre 750 milioni di euro di debiti.

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