Le buone azioni in attesa dei buoni alimentari
Dalla Caritas alle Cucine popolari, ecco che cosa si fa già in città. «Sempre più volti nuovi»
In attesa dei buoni alimentari arrivano le buone azioni. Per tanti sono quotidiane, per altri straordinarie. Ma ci sono e si moltiplicano, come le persone che avranno bisogno di aiuto a causa degli effetti del coronavirus. «Nuove facce in questi giorni ne stiamo vendendo», registrava Don Matteo Prosperini della Caritas giusto ieri. «Una riflessione sui nuovi poveri in questo momento è prematura, ma è evidente che questa stretta abbia portato difficoltà nelle vite di famiglie in cui si ricorreva a lavoretti saltuari e, al contempo, sia venuta meno quella carità spicciola (dal fornaio che regalava le eccedenze di pane al barista con panini e brioche) su cui contavano in tanti». La Caritas gestisce la fornitura di 500 pasti.
«Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria abbiamo organizzato una fornitura quotidiana di quasi 180 pasti preconfezionati, per aiutare le mense parrocchiali a non interrompere il servizio alle persone, garantendo loro un pasto caldo da asporto — ha ricordato Prosperini nel suo intervento pubblicato su Bologna Sette — Da questo giovedì Caritas Diocesana, in collaborazione con Antoniano e la mensa di Santa Caterina, in accordo con Asp e Prefettura, provvede a far pervenire il pranzo a tutti gli ospiti dei dormitori e delle parrocchie che hanno attivato l’emergenza freddo. Questo tipo di aiuto (220 pasti circa e grazie anche al contributo di Fondazione Carisbo) va anche incontro all’esigenza che questi ospiti permangano nei centri che danno loro accoglienza, onde evitare spostamenti per la città che mettano in pericolo la propria e l’altrui salute».
Anche le Cucine popolari continuano a offrire pasti: ne garantiscono quotidianamente 280. E pure Roberto Morgantini raccontava qualche giorno fa, proprio fa su queste pagine, come si fossero rivolti a loro nuove persone. Per sostenere le Cucine popolari e gli Empori solidali — luoghi di distribuzione dove famiglie con una situazione di fragilità lavorativa, abitativa e sociale possono prendere prodotti alimentari a lunga conservazione, prodotti per l’igiene della casa e la cura della persona, a titolo gratuito — hanno lanciato una raccolta fondi per essere sostenuti nell’affrontare e superare l’emergenza legata al coronavirus e continuare a svolgere il proprio (prezioso) servizio.
I contributi verranno raccolti sulla piattaforma Ginger (http://www.ideaginger.it/ progetti/solidali-a-bolognacon-gli-empori-e-le-cucinepopolari.html) e serviranno ai volontari dell’associazione Pane e solidarietà onlus per acquistare prodotti di prima necessità e cibo per gli Empori e le Cucine Popolari presso Coop Alleanza 3.0, che a sua volta contribuirà al progetto applicando uno sconto sulla spesa.
In tema grande distribuzione Conad ha annunciato sempre ieri di aver deciso di applicare uno sconto del 10% alla
La spesa sospesa
I Giovani Dem stanno organizzando un sistema di donazioni nei condomini
I contadini
Coldiretti invita a donare un pacco alimentare ai bisognosi ordinando a domicilio
cassa ai «buoni spesa» che il Governo ha destinato alle famiglie più bisognose e che saranno distribuiti dai sindaci.
Tornando a gli Empori Solidali, dal mese di aprile, vedranno raddoppiare il numero delle famiglie che usufruiscono del servizio: da 200 cresceranno a 380, per un totale complessivo di 1400 cittadini. Per questo avranno bisogno di un aiuto in più.
In una città come Bologna in cui si è sempre sospeso tutto, dalla pizza al pranzo fino a panini e caffè, arrivano due iniziative di «spesa sospesa».
È stata annunciata ieri da Coldiretti quella «del contadino a domicilio»: i cittadini che ricevono la spesa a casa attraverso i mercati e le fattorie di Campagna amica possono decidere di donare un pacco alimentare alle famiglie più bisognose con frutta, verdura, farina e altri generi alimentari made in Italy.
Ma anche i giovani del Partito democratico di Bologna hanno lanciato un’iniziativa simile. L’idea è che le persone raccolgano e lascino alimenti e beni di prima necessità, come pane, farina, uova, latte, all’ingresso del proprio palazzo, a disposizione dei soggetti più fragili e più colpiti dal coronavirus.