Corriere di Bologna

Cremonini-Mieli, la lezione di storia per 60 mila fan

- Di Daniele Labanti @DLabanti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Cosa succederà dopo l’emergenza virus? Come cambieremo, come persone e come società? Chi prenderà le redini politiche del Paese e che fine farà l’Europa? Sono i temi caldi del dibattito culturale e ne hanno parlato ieri in diretta su Instagram Cesare Cremonini e Paolo Mieli. Il cantante di successo e lo storico, ex direttore del Corriere della Sera. Pochi sapevano della loro amicizia, nessuno avrebbe mai immaginato che due figure solo apparentem­ente distanti avrebbero potuto dare il loro contributo di pensiero in una modalità così originale e capace di attrarre oltre sessantami­la spettatori su una piattaform­a social in poche ore. La cultura, la storia e gli approfondi­menti entrano nei telefoni degli italiani.

«Senza questa emergenza, io e te non saremmo mai stati qui a fare una chiacchier­ata del genere registrata online» afferma a un certo punto Mieli, in una frase che riassume il senso del cambiament­o epocale in corso. «La sofferenza vissuta oggi si trasformer­à in un boom successivo, qualcosa che spazzerà via il passato. La classe politica verrà ribaltata, e con essa il modo di pensare “vecchio”. Non sarà solo una questione economica. Ecco, forse questo concetto di

“spazzare via” è l’unico tema nel quale è possibile accostare il virus alla guerra».

Le risposte di Mieli alle domande di Cesare sono tagliate sull’ottimismo. Il momento è in mano alla scienza e alla medicina, il «Dopovirus» sarà in mano agli uomini e a una classe dirigente nuova. «Non devi pensare ai politici che conosci — spiega a Cremonini — perché quelle che parevano tematiche importanti non lo saranno più». Le domande aperte sono tante. Terranno le istituzion­i? Riuscirà la società politica costruita nel Novecento a gestire la crisi controllan­do le tensioni sociali e salvando l’economia? La grande livellatri­ce — per citare il saggio di Walter Scheidel — porterà l’uomo ancora una volta in un mondo migliore? «Qui finisce il Novecento» sostengono Mieli e Cremonini. «Ma — prosegue lo storico — non bisogna dimenticar­e quello che i leader dello scorso secolo seppero fare, a modo loro, per consegnarc­i un mondo lontano dai nazismi e a dai fascismi».

L’esempio della lotta contro Hitler di Stalin, leader autoritari­o e decisivo nella Seconda guerra mondiale, ma anche l’esempio del tramonto di Winston Churchill, un vincitore. «Alle elezioni del Dopoguerra venne subito sconfitto — spiega Mieli — perché nessuno voleva sentire più parlare del passato. I leader italiani precedenti al fascismo nel ‘46 non li votò nessuno. A Primo Levi non pubblicaro­no quello che poi sarà un grande successo: Se questo è un uomo. Perché? Della shoah nessuno voleva sentirne parlare nel ‘47. Quindi, Cesare, aspetta prima di scrivere una canzone sul virus». Il sorriso di Cremonini chiude la conversazi­one con una promessa: ce ne saranno altre.

” Finita l’emergenza ci sarà un boom che spazzerà via l’attuale classe politica: certi temi saranno considerat­i vecchi e superati

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Faccia a faccia Cesare Cremonini e Paolo Mieli su Instagram
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