Cremonini-Mieli, la lezione di storia per 60 mila fan
Cosa succederà dopo l’emergenza virus? Come cambieremo, come persone e come società? Chi prenderà le redini politiche del Paese e che fine farà l’Europa? Sono i temi caldi del dibattito culturale e ne hanno parlato ieri in diretta su Instagram Cesare Cremonini e Paolo Mieli. Il cantante di successo e lo storico, ex direttore del Corriere della Sera. Pochi sapevano della loro amicizia, nessuno avrebbe mai immaginato che due figure solo apparentemente distanti avrebbero potuto dare il loro contributo di pensiero in una modalità così originale e capace di attrarre oltre sessantamila spettatori su una piattaforma social in poche ore. La cultura, la storia e gli approfondimenti entrano nei telefoni degli italiani.
«Senza questa emergenza, io e te non saremmo mai stati qui a fare una chiacchierata del genere registrata online» afferma a un certo punto Mieli, in una frase che riassume il senso del cambiamento epocale in corso. «La sofferenza vissuta oggi si trasformerà in un boom successivo, qualcosa che spazzerà via il passato. La classe politica verrà ribaltata, e con essa il modo di pensare “vecchio”. Non sarà solo una questione economica. Ecco, forse questo concetto di
“spazzare via” è l’unico tema nel quale è possibile accostare il virus alla guerra».
Le risposte di Mieli alle domande di Cesare sono tagliate sull’ottimismo. Il momento è in mano alla scienza e alla medicina, il «Dopovirus» sarà in mano agli uomini e a una classe dirigente nuova. «Non devi pensare ai politici che conosci — spiega a Cremonini — perché quelle che parevano tematiche importanti non lo saranno più». Le domande aperte sono tante. Terranno le istituzioni? Riuscirà la società politica costruita nel Novecento a gestire la crisi controllando le tensioni sociali e salvando l’economia? La grande livellatrice — per citare il saggio di Walter Scheidel — porterà l’uomo ancora una volta in un mondo migliore? «Qui finisce il Novecento» sostengono Mieli e Cremonini. «Ma — prosegue lo storico — non bisogna dimenticare quello che i leader dello scorso secolo seppero fare, a modo loro, per consegnarci un mondo lontano dai nazismi e a dai fascismi».
L’esempio della lotta contro Hitler di Stalin, leader autoritario e decisivo nella Seconda guerra mondiale, ma anche l’esempio del tramonto di Winston Churchill, un vincitore. «Alle elezioni del Dopoguerra venne subito sconfitto — spiega Mieli — perché nessuno voleva sentire più parlare del passato. I leader italiani precedenti al fascismo nel ‘46 non li votò nessuno. A Primo Levi non pubblicarono quello che poi sarà un grande successo: Se questo è un uomo. Perché? Della shoah nessuno voleva sentirne parlare nel ‘47. Quindi, Cesare, aspetta prima di scrivere una canzone sul virus». Il sorriso di Cremonini chiude la conversazione con una promessa: ce ne saranno altre.
” Finita l’emergenza ci sarà un boom che spazzerà via l’attuale classe politica: certi temi saranno considerati vecchi e superati