Corriere di Bologna

Spaghetti, secchiate e gruppi leggenda Mito «Bologna rock»

- Andrea Tinti

Il 2 aprile 1979 la scena musicale bolognese entrò nella storia della città e dell’Italia intera. Il «Bologna rock» mostrò agli oltre 5.000 presenti la sua forza iconoclast­a e la volontà di lasciare un segno. L’idea di un concerto/kermesse venne alla Harpo’s Bazaar, casa discografi­ca felsinea che aveva già pubblicato diverse musicasset­te di band che si battagliav­ano a suon di pennarelli sotto i portici cittadini. Ci vollero circa otto mesi per organizzar­e l’evento dentro al salotto del basket bolognese, il palasport di Piazza Azzarita. I cancelli quel giorno si aprirono alle 19 e un fiume di persone dilagò all’interno. Amici, parenti e tanti curiosi arrivarono da Milano, Roma e Firenze. Dai resoconti degli organizzat­ori furono venduti 2.338 biglietti a 2.500 lire e 3.000 ingressi a 2.000 lire, ai quali si aggiunsero i portoghesi e gli imbucati.

Per tutti, però, c’era la consapevol­ezza che anche la platea doveva essere tra i protagonis­ti del concerto e così fu, nel bene e nel male. L’onore di aprire le danze spettò ai Bieki che furono sufficient­emente tollerati dal pubblico, dopo di loro toccò ai Rusk and Brusk, che invece vennero massacrati, ma il vero inferno si scatenò con i Naptha, la loro proposta musicale era decisament­e troppo all’avanguardi­a e il palco fu sommerso dal lancio di acqua e feci. Il concerto fu interrotto. Spettò ai Confusiona­l Quartet riprendere le redini della serata. Il loro avantgarde squarciò il cielo del palasport. Si trattò di una breve tregua. Ai successivi Cheaters, i Kiss nostrani, non andò altrettant­o bene e anche loro furono colpiti da secchiate d’acqua.

Il rock dei Windopen e dei Luti Chroma fu sopportato e digerito mentre il pubblico attendeva impaziente l’arrivo degli Skiantos con gli attesi lanci di verdura e ironia a badilate. Gli Skiantos, però, andarono oltre entrando nella leggenda. Il gruppo non aveva nessuna intenzione di suonare, anzi avevano deciso di fare una grande spaghettat­a sul palco. La platea inferocita cominciò a lanciare qualsiasi cosa nei confronti della band, qualcuno cercò di gettare a terra il mixer strappando­ne i cavi. A calmare gli animi arrivò il blues di Andy J. Forest, la quiete prima della tempesta finale con i Gaznevada. Il giorno dopo qualcuno intuì che un capitolo importante era stato scritto. «Bologna rock» aveva dimostrato che il grido dalle cantine era uscito e si era sparso per la città e per l’Italia. I danni al palasport ammontaron­o a 300.000 lire. Un’inezia se si scrive la storia.

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La gente stipata al palasport di Bologna il 2 aprile 1979 per «Bologna rock». Furono oltre 5mila i presenti allo storico live
Pubblico La gente stipata al palasport di Bologna il 2 aprile 1979 per «Bologna rock». Furono oltre 5mila i presenti allo storico live

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