PERCHÉ NOI ABBIAMO COSÌ TANTI MORTI?
Cinque autorevoli statistici italiani, tra i quali due ex presidenti dell’Istat, invocano un «protocollo di osservazione a campione» per mettere ordine all’attuale anarchia sulla raccolta di dati riguardanti il coronavirus.
Hanno ragione. Prendiamo ad esempio un semplice rapporto, quello tra decessi e positivi, guardando ai dati del 26 marzo. Sappiamo che sia il numeratore sia il denominatore sono influenzati da criteri che variano geograficamente. I decessi possono essere considerati tali solo per coronavirus (questo è il caso della Germania che registra soltanto 230 deceduti con oltre 43 mila positivi), oppure, come in Italia, con virus. Ovviamente, il secondo criterio conteggia più persone del primo. Il numero dei positivi dipenderà, tra l’altro, dal numero dei tamponi e dalle modalità di somministrazione. Se effettuato a giovani in coda davanti al supermercato, il test sottostima il numero dei positivi, solitamente più anziani e meno mobili. Se effettuato in case di riposo, invece, si corre il rischio di sovrastimarne il numero. Guardando al rapporto tra decessi e positivi nelle regioni italiane, alcune stranezze balzano agli occhi. La Lombardia primeggia con un valore del 21%, segue l’Emilia, con oltre il 13%. Regioni comparabili all’Emilia per dimensioni, geografia, indicatori economici e popolazione, registrano un valore molto più basso: Piemonte 7.5%, Toscana 5.3 % e, soprattutto, il vicino Veneto con il 4.6%. Ogni 1000 positivi, sono stati rilevati oltre 130 decessi in Emilia e soltanto 46 in Veneto. Perché? L’Italia è in testa nelle classifiche dell’OMS e le suddette regioni primeggiano per la qualità dei loro sistemi sanitari. Perché, però, trascurando per un attimo la Lombardia, osserviamo queste enormi differenze, per esempio tra Emilia e Veneto? Per le diverse le politiche messe in atto? Oppure la diversa raccolta dei dati (dei positivi e/o dei decessi) rende inconfrontabili i loro rapporti? O qualcosa ci sfugge? Fuori dai confini nazionali (entro i quali quel rapporto è di circa del 10%, ma sarebbe del 4.3% ignorando Lombardia ed Emilia-Romagna), limitando il confronto a paesi con almeno 25 mila positivi, osserviamo: Cina 3.8%, Francia 4.3%, Usa 1.5%, Spagna 7.2%. Su scala mondiale si è superato il mezzo milione di persone positive al test e i deceduti sono oltre 23 mila, per un valore del 4.3% nel rapporto in esame. Forse la probabile evoluzione del contagio negli altri Paesi finirà per rendere tra loro più convergenti le statistiche. Forse. Nel frattempo, auspico una quantità minore, ma più accurata di dati e una minore, ma più accurata quantità di commenti e interpretazioni.