Corriere di Bologna

LA CITTÀ E I SIMBOLI

- Di Giovanni De Plato

Abbiamo una grande fortuna, quella di essere nati in un Paese che garantisce a tutti per tutto l’arco della vita il diritto alla salute. Abbiamo la fortuna di vivere in una regione come l’Emilia Romagna che valuta la salute come bene generale, consideran­dolo prioritari­o rispetto alla finanza e all’economia. Abbiamo la fortuna di avere un Commissari­o dell’emergenza sanitaria come Sergio Venturi, ottimo organizzat­ore dei servizi sanitari e sociosanit­ari.

Venturi sostiene l’esperiment­o di Medicina, che sta realizzand­o un modello dal basso per abbattere il virus, dal ricovero ospedalier­o al ricovero domiciliar­e, in questo modo i contagiati e i malati asintomati­ci o con lievi disturbi vengono preventiva­mente curati da un’équipe dedicata. Se l’esperiment­o funzionerà, diventerà un modello da generalizz­are. Abbiamo la fortuna infine di abitare a Bologna, città dove l’idea di comunità solidale è realtà. Nonostante tanti privilegi, anche qui è arrivato lo tsumani della pandemia letale e per ora gli argini sanitari hanno tenuto e limitato il danno. Però, anche in Emilia si continua a morire. Sono troppi i morti (più di 1.400), sono un’ecatombe che strazia gli animi. Le vite perdute a Bologna e in altre città italiane sono divenute oltre dieci mila, troppe per non restare atterriti. I decessi delle persone avvengono prevalente­mente in ospedale e in buona parte nei servizi di terapia intensiva, quasi tutti intubati e attaccati a macchine che non sono riuscite a salvare le loro vite. Ai tanti sfortunati è mancato inoltre il conforto dei familiari, il funerale o un ultimo saluto. Quest’ondata di morte atterrisce quel 51% della popolazion­e bolognese che vive sola e potrebbe cadere nella disperazio­ne. Tuttavia il dolore, la pietas e la solidariet­à nella città sono più vivi che mai. Vorrei richiamare tre eventi di questi giorni, ognuno simbolo di una commossa umanità. Il primo è stato la decisione della Chiesa cattolica di far suonare ogni giorno le campane delle parrocchie, in segno di preghiera a ricordo di chi ci ha lasciato. Le campane suonano un grazie anche a quei lavoratori che ci salvano la vita e che ci permettono di vivere con meno disagi. Il secondo evento è stato la toccante salita del cardinale Zuppi al santuario di San Luca e la sua recita in solitario del rosario, affidando tutta la città alla Santa Vergine. Il terzo è il minuto di silenzio della città promosso dal sindaco in Piazza Maggiore, per onorare le vittime e lodare chi con il proprio lavoro cura i malati o fa vivere in sicurezza la città. Sono suoni, silenzi e immagini che colpiscono nell’intimo e che ognuno di noi conserverà nel suo album reale, virtuale o della propria memoria.

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