LA CITTÀ E I SIMBOLI
Abbiamo una grande fortuna, quella di essere nati in un Paese che garantisce a tutti per tutto l’arco della vita il diritto alla salute. Abbiamo la fortuna di vivere in una regione come l’Emilia Romagna che valuta la salute come bene generale, considerandolo prioritario rispetto alla finanza e all’economia. Abbiamo la fortuna di avere un Commissario dell’emergenza sanitaria come Sergio Venturi, ottimo organizzatore dei servizi sanitari e sociosanitari.
Venturi sostiene l’esperimento di Medicina, che sta realizzando un modello dal basso per abbattere il virus, dal ricovero ospedaliero al ricovero domiciliare, in questo modo i contagiati e i malati asintomatici o con lievi disturbi vengono preventivamente curati da un’équipe dedicata. Se l’esperimento funzionerà, diventerà un modello da generalizzare. Abbiamo la fortuna infine di abitare a Bologna, città dove l’idea di comunità solidale è realtà. Nonostante tanti privilegi, anche qui è arrivato lo tsumani della pandemia letale e per ora gli argini sanitari hanno tenuto e limitato il danno. Però, anche in Emilia si continua a morire. Sono troppi i morti (più di 1.400), sono un’ecatombe che strazia gli animi. Le vite perdute a Bologna e in altre città italiane sono divenute oltre dieci mila, troppe per non restare atterriti. I decessi delle persone avvengono prevalentemente in ospedale e in buona parte nei servizi di terapia intensiva, quasi tutti intubati e attaccati a macchine che non sono riuscite a salvare le loro vite. Ai tanti sfortunati è mancato inoltre il conforto dei familiari, il funerale o un ultimo saluto. Quest’ondata di morte atterrisce quel 51% della popolazione bolognese che vive sola e potrebbe cadere nella disperazione. Tuttavia il dolore, la pietas e la solidarietà nella città sono più vivi che mai. Vorrei richiamare tre eventi di questi giorni, ognuno simbolo di una commossa umanità. Il primo è stato la decisione della Chiesa cattolica di far suonare ogni giorno le campane delle parrocchie, in segno di preghiera a ricordo di chi ci ha lasciato. Le campane suonano un grazie anche a quei lavoratori che ci salvano la vita e che ci permettono di vivere con meno disagi. Il secondo evento è stato la toccante salita del cardinale Zuppi al santuario di San Luca e la sua recita in solitario del rosario, affidando tutta la città alla Santa Vergine. Il terzo è il minuto di silenzio della città promosso dal sindaco in Piazza Maggiore, per onorare le vittime e lodare chi con il proprio lavoro cura i malati o fa vivere in sicurezza la città. Sono suoni, silenzi e immagini che colpiscono nell’intimo e che ognuno di noi conserverà nel suo album reale, virtuale o della propria memoria.