L’esperto e il «sollievo» dei numeri «Non tutti sono morti per Covid»
L’ex dirigente statistico del Comune Bovini e la diffusione dell’epidemia
La statistica che viene in soccorso alla sanità. E prova a leggere i dati dell’attualità, per dare alle istituzioni indicazioni utili per gestire l’emergenza coronavirus da qui in avanti. L’Ufficio statistica del Comune di Bologna ha bruciato tutti sul tempo ed è riuscito a elaborare i dati sulla mortalità nel primo trimestre del 2020, dando la possibilità di confrontarli con gli stessi mesi degli anni precedenti. «Nel primo trimestre — si legge nel report — emerge un andamento altalenante: a gennaio 2020 il numero dei deceduti è notevolmente inferiore sia rispetto a gennaio 2019 (-10,3%) sia rispetto alla media mensile 2015-2019 (-20,3%). A partire da febbraio c’è un’inversione di tendenza che vede i decessi in rialzo del +3,2% rispetto allo stesso mese del 2019, arrivando al +8,7% nel mese di marzo». Dal confronto con le medie mensili del periodo 2015-2019, poi, si rileva «un aumento dei decessi dell’1,6% a febbraio e del 7,2% a marzo».
Ad aiutare nella lettura dei dati è l’ex dirigente dell’Ufficio statistica del Comune, Gianluigi Bovini, che, seppur in pensione, sta elaborando, insieme a un gruppo di lavoro tecnico, una proposta di rilevazione campionaria dinamica sulla diffusione dell’epidemia da coronavirus. «A Bologna in marzo — spiega Bovini — sono morte 450 persone, quando la media è stata di 420 dal 2015 al 2019: significa 30 morti in più in valore assoluto, il 7,2% in termini percentuali. Per la Ausl a fine marzo i decessi con Covid sono stati 66 a Bologna, ma a fine marzo il delta della mortalità a Bologna è inferiore a 66. Questo significa che probabilmente stiamo attribuendo al Covid alcuni decessi che anche senza Covid ci sarebbero comunque stati. Per questo il dato dei morti deve emergere con chiarezza ed equilibrio». Bovini cita quindi altri due dati secondo lui indicativi: «Nel marzo 2012 a Bologna morirono 468 persone e 456 nel marzo 2015, furono anni con importanti picchi di influenza invernale. A Bologna nel marzo 2020 sono morte meno persone del 2012 e del 2015 in una società, tra l’altro, che era un po’ meno vecchia di adesso».
L’analisi
Stiamo attribuendo al virus alcuni decessi che qui da noi ci sarebbero stati comunque
Ed è proprio la popolazione anziana quella su cui concentrarsi: entrando nel dettaglio delle tabelle dell’Ufficio statistica, risulta che a marzo sono stati 421 (sulle 450 totali) le persone over 65 decedute: di queste sono 330 quelle con più di 80 anni, la cui mortalità, però, a gennaio era stata molto più bassa del solito. «Considerando la popolazione di 80 anni e oltre — spiega l’Ufficio statistica — si nota che dopo il calo dei decessi a gennaio del 21,8% rispetto alla media del 2015-19, la mortalità in questa fascia d’età ha un aumento superiore alla media cittadina: +8,2% a febbraio e +9,1% a marzo».
In base alla lettura dei dati, per Bovini «è probabile che il dato dei decessi con coronavirus comprenda una parte di mortalità che forse si sarebbe manifestata nelle persone più fragili anche in assenza dell’epidemia». Detto questo, però, secondo Bovini, «serve una stima reale dei contagiati da coronavirus, asintomatici compresi, e di conseguenza dei tassi di letalità». E per farlo serve un campionamento statistico, proposta che è stata sposata dal commissario Sergio Venturi. Il progetto del gruppo di lavoro di cui Bovini fa parte è stata pubblicata sul sito del Forum Disuguaglianze Diversità coordinato da Fabrizio Barca e prevede un’analisi approfondita proprio della mortalità. «Intanto anche l’Istat sta pubblicando i dati della mortalità, al 21 marzo però, Comune per Comune — dice Bovini —; in provincia di Bologna sono 11 i Comuni analizzati. Nella maggior parte la mortalità è rimasta invariata o quasi rispetto all’anno scorso». Spicca Medicina con il +250% di decessi. «I dati completi di tutto il Paese ci aiuteranno ad avere un quadro preciso», conclude Bovini».